La scomparsa di Giangiorgio Pasqualotto. Èmancato martedì 7 ottobre di questo 2025 Giangiorgio Pasqualotto, studioso e
docente di Estetica a Padova, e poi anche di “Storia della filosofia buddista”.
Per un decennio ho condiviso con lui lo studio al Liviano, che generosamente mi
ha offerto. Non potrò dedicargli qui che un breve ricordo personale; ma a lui
sarà dedicata una sezione di “Materiali di Estetica” del 2026, cui intendo
partecipare. Ho recensito appena uscita nel 1972, su NAC, la sua prima opera, Avanguardia e tecnologia (se ben ricordo
derivata dalla sua tesi di laurea), dedicata a un originale confronto tra
Walter Benjamin e Max Bense. L’ho invitato a tenere una lezione nei miei corsi
qui a Milano sul saggio che Benjamin dedica a Franz Kafka nel decimo
anniversario della morte e sui brani annessi; specificamente dei passi in cui
Benjamin chiama in causa il Tao: la sua lezione è stata molto bella ed è stata
molto apprezzata dagli studenti. Ci ha poi anche offerto saggi encomiabili per
la nostra rivista “Materiali di Estetica”. Si è occupato di Nietzsche e della
Scuola di Francoforte. Ma soprattutto della filosofia orientale: se ne è
occupato negli ultimi decenni del suo insegnamento e le ha dedicato studi
importanti, quali nel 1992 L’estetica del
vuoto, e in seguito quelli sul buddismo. Tra me molte indicazioni che gli
devo ricordo soprattutto La bottega color
cannella di Bruno Schulz. Ricordo Giangiorgio, oltre che per la sua
ricchezza culturale, anche per un certo tono affettivo che esisteva tra noi,
malgrado il naturale riserbo dei caratteri, certe diversità di gusto, e le
atmosfere non concilianti in cui operavamo.