MUSICA CHE SI SENTE E MUSICA CHE SI ASCOLTA di
Roberto Villa*
Roberto Villa
Il termine
sentire quando si esce dal processo strettamente uditivo, e si offre alla
generalità, non solo diventa incredibilmente ambiguo e dalle molteplici
implicazioni ma addirittura individualistico e privato. In una sala da concerto, mentre
la grande orchestra di sessanta o cento musicisti esegue Mendelssohn “Opera
64 per violino”, ogni ascoltatore sente e ascolta in modo
completamente differente dal proprio vicino di poltrona. Ottanta anni fa,
quando avevo solo otto anni, mio nonno mi aveva portato al cinema, che portava
ancora il nome di “Cinema Impero”, dove avevo potuto vedere sullo
schermo il Rigoletto di Giuseppe Verdi interpretato dal grande baritono
Gino Bechi. A quel tempo le opere erano realizzate anche in cinema consentendo
a milioni di spettatori di conoscere la musica lirica ed i suoi grandi autori
ed interpreti. Un bambino, era diventato celebre, grazie alla musica al cinema,
ma anche grazie alla sua bravura ed ai suoi studi di pianoforte e direttore di
orchestra, era Pierino Gamba, nel lontanissimo 1946 io, di un solo anno più
giovane, in platea vedevo ed ascoltavo quel “grande bimbo” dirigere
grandi autori e grandi orchestre. Appare ovvio che questo tipo di esperienza di
vita, di per sé, mi faccia recepire ogni tipo di suono proveniente dai singoli
esecutori e dall’intera orchestra, in modo completamente differente dal mio
vicino in platea. Visto ed esaminata solo la personale esperienza di un singolo,
molto, molto di più si verifica quando si tratta di una collettività, come
quella di un gruppo etnico e la sua cultura, basti pensare alla chitarra
occidentale ed il citar orientale dove, i soli strumenti, impongono suoni e
tecniche differenti con inevitabili grandi differenze di linguaggi. Appare che
non sia vero il detto che vuole la musica come un “Linguaggio Universale”,
basti ascoltare al suono monotono ed ipnotico che accompagna le esibizioni dei
dervisci rotanti confrontati al Bolero di Ravel o confrontare “Cortigiani
vil razza dannata” cantata dal grande Leo Bucci a “La solitudine” cantata da
Laura Pausini! Massimo Recalcati, parlando del piacere si riferisce
specificatamente al piacere corporale di due soggetti durante un amplesso
amoroso ciascuno dei due è a conoscenza del proprio piacere e non già di quello
dell’altro. Il piacere che “sente” chi “ascolta” musica è una esperienza talmente
intima e privata che è impossibile condividere con altri anche stanno
ascoltando contemporaneamente, nelle stesse condizioni, la stessa musica. La
musica è un insuperabile oggetto di piacere, è un raffinato linguaggio, ma non
è universale. *Tecnico del suono e fotografo
dei più importanti intellettuali, artisti e teatranti del Novecento.