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domenica 16 novembre 2025

AUDRE LORDE E IL FEMMINISMO
di Anna Rutigliano


Audre Lorde
 
Precorritrice del femminismo intersezionale (Intersectional Feminism), portato nelle aule dei tribunali, nel 1989, dalla giurista Kimberlé Crenshaw e, uno dei concetti cardine delle teorie sociologiche, l’attivista Audre Lorde, emigrata dalle terre caraibiche e nata nel quartiere newyorkese di Harlem, sperimenta presto le differenti forme di oppressione che giungono, come lame taglienti ed intersecantisi, da una società che mina continuamente alla dignità individuale e collettiva delle minoranze, in cui razza, genere e classe sociale non sono altro che etichette atte a rendere marginale, se non assente, la partecipazione attiva nella sfera socio-politica statunitense. Ma lo spirito indomito di Audre Lorde, al pari dell’unicorno nero, componimento poetico e titolo dell’omonima raccolta The Black Unicorn (1978), pur cosciente della libertà negata dal potere dominante, fa, del proprio dolore, la forza propulsiva di denuncia e di lotta contro le ferite aperte dalle ingiustizie sociali: decisivi, sono per la scrittrice, gli anni di insegnamento a Berlino, in cui conduce una battaglia politica con le attiviste nere della capitale tedesca, dando vita al movimento “Afro-German Black Movement”.
Nel suo saggio What is Freedom? , appartenente alla raccolta Between Past and Future, pubblicata nel 1961, (Che cos’è la Libertà?), la scrittrice e filosofa Hanna Arendt, conducendo un’analisi relativa al concetto di politica, durante i totalitarismi del novecento, considera libertà e politica in una relazione di reciprocità, in cui la libertà è la ragion d’essere della politica, la quale si manifesta nell’azione: la polis greca fu appunto quella forma di governo che forniva agli uomini uno spazio  nel quale agire e dove la libertà poteva fare la propria comparsa. Sebbene i regimi totalitari abbiano dimostrato l’esatto opposto, relegando la libertà a fuga dell’Io interiore da un mondo devastato dagli orrori della guerra, è con la scrittura poetica, elevata a denuncia politica, che la libertà di espressione d’identità e del suo riconoscimento all’interno dello spazio politico-sociale, di qualunque genere, razza e classe sociale si tratti, raggiunge, nelle opere della Lorde, la sua massima espressione. Vale sempre il medesimo discorso per tutti quei contesti in cui la libertà di manifestare la propria dignità di essere umano venga minacciata: il linguaggio, nella sua forma verbale e non, assurge a mezzo di resistenza e spazio in cui neutralizzare qualunque forma di oppressione perché, come leggiamo ancora nei versi di Audre Lorde in A Litany for Survival (Preghiera per la Sopravvivenza),  inserita nella raccolta The Black Unicorn: se per chi come noi, nacque con la paura impressa sul proprio corpo… ma nel silenzio continuiamo ad avere paura, tanto vale parlare, ricordando che non era previsto che sopravvivessimo”, (“For those of us who were imprinted with fear… but when we are silent we are still afraid, so it is better to speak remembering we were never meant to survive”.



L’Unicorno nero
 
L’unicorno nero è ingordo,
impaziente,
scambiato per un’ombra o un simbolo,
l’unicorno nero fu portato verso una terra fredda,
in cui la nebbia dipinse le beffe della mia irruenza.
Non sulle sue ginocchia riposa ora il corno,
ma cresce nel profondo
della cavità lunare.
L’unicorno nero è irrequieto,
implacabile.
L’unicorno nero non è libero.