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lunedì 10 novembre 2025

LE NINFE TRA DI NOI
di Chicca Morone


Venere

Il potere del Mito esercita su di noi quella fascinazione a cui molti non sanno resistere, a volte percependone solo gli aspetti esterni, senza entrare nel significato profondo del riferimento agli archetipi… così quando di parla del potere della donna vengo trascinata da quella sottile ironia che mi pervade ogni volta che mi appresto ad ascoltare le perle di saggezza profuse da un uomo di cultura. Non perché non esistano uomini che sappiano che cosa sia in realtà il potere femminino, ma perché solitamente coloro che ne hanno davvero sperimentato qualche accenno, hanno la saggezza di tacere. Sono pochi e silenziosi.
Ci sono creature che già in tenera età hanno scoperto l’esistenza di un potere detenuto dalla Terra attraverso le fonti custodite dalle Ninfe, un potere che consisteva nella comunicazione con il divino precluso allo stesso Apollo: lui aveva dovuto prima uccidere Pitone, draghessa di Delfi, e assoggettare Telfusa, ninfa della fonte dove voleva porre il suo culto. Infatti, che sarà mai stato questo potere? A quali abissi si potrà giungere attraverso questo? Perché dunque ha potuto esistere una facoltà del genere, di proprietà esclusiva femminile? Che immortalità e acque abbiano qualche corrispondenza? E poi, perché mai Apollo aveva dovuto lasciare putrefare Pitone vicino alla fonte e provocare una frana su Telfusa le cui colpe erano quelle di voler difendere il luogo (corpo) dalla profanazione maschile?


Clizia
 
Perché Apollo non aveva potuto cercare di convivere con lo spirito del luogo (visto che non era a conoscenza dei misteri lì celati) e unificare in una perfetta (visto che era un dio) sintesi tra maschile e femminile? Semplicemente perché Apollo era Apollo ed era in grado di condividere il potere destinato da Giove solo con il suo “altro”, Dioniso. Così le Ninfe, depositarie di quel sapere strettamente collegato alla “possessione” erano state costrette a ritirarsi; con loro era migrato nell’invisibile sempre di più lo stato di coscienza alterato che produce quel sapere, sigillando oltre il mentale ogni miraggio di immortalità attraverso quella connessione con il divino.
Apollo verrà poi circondato dalle Muse, entità dalle sfumature assonanti, le quali interpreteranno le Arti e “possederanno” poeti, danzatori, scrittori e musici; ma sarà lui, Sole raggiante, il centro di diffusione di quel sapere
Ahimè Apollo aveva tenuto così fortemente le redini del potere che nulla aveva potuto trapelare, tanto meno il sigillo segreto delle Ninfe: queste donavano la vita, ma potevano essere mentitrici e soprattutto, io sospetto, non abbiano mai cessato di mantenere criptato il loro segreto. Mai nessuna aveva istruito Apollo fino nei recessi della sua integrità.


Filemone e Bauci
 
Apollo avrebbe dovuto essere totale, arrendersi, essere trasparente come l’acqua, diventare lui stesso ninfa per essere iniziato. Viene spontaneo chiedersi: nel progetto di autoinvestitura oracolare, Apollo, aveva considerato che qualche piccolo segreto avrebbe potuto sfuggirgli? Così nei secoli il luogo dove prima chiunque - pastori compresi - potevano udire e ripetere le parole degli Dei, piano piano diventa ambito di un potere legato al mercanteggiare (leggi: denaro/oro elemento essenziale) di postulanti più o meno ricchi.
Lo stato di “possessione”, di “delirio”, di “follie” come alterazioni e di realtà distorte oggi non è facile da tradurre razionalmente: la medicina è in agguato e per nulla tenera con chi ha i primi sintomi di tale “dono”.  
Sarebbe necessario far comprendere a chi viene in contatto con situazioni del genere che forse ancora esiste qualche segreto a noi nascosto, a livello inconscio, ma ben presente “nell’essenza cosciente” che è la nostra vera identità, cioè la “seity”: Federico Faggin definisce così magistralmente l’entità di coscienza che esiste indipendentemente dal corpo fisico, quella che abita temporaneamente il nostro corpo, dove si trova ogni risposta e attraverso cui interagiamo con la realtà fisica.
Forse, tra le pagine degli scritti ispirati dalle Ninfe (affinché il loro sigillo non vada perduto) esistono ancora quei gioielli magici in cui si tramanda un sapere destinato a chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire, ma non ai ciechi e ai sordi, perché chi non ha oro non può comporre oro.


Orione

Mi piace immaginare che possano venire alla luce scritti di una letteratura andata perduta o forse mai compilata, nella quale autori famosi e non solo - consciamente o non - abbiano trasmesso un sapere immortale, così da comporre una virtuale biblioteca a cui, chiunque voglia conoscere se stesso, possa magicamente accedere.
Non capiterebbe quindi, così spesso, che entrando - sempre virtualmente - nel tempio di Delfi molti intellettuali dopo aver letto il “Conosci te stesso” picchino il capo sul frontone dove sta anche scritto “Tu conoscerai l’universo e gli Dei” senza capirne il senso.
Spero sempre che riescano a emergere narratrici, poetesse, saggiste armate di dolcezza e di quel sapere nascosto anche a loro stesse, per dare inizio a un tipo di editoria un po’ meno fatua, interessata al mercato e dalle sfumature un po’ meno misogine, ma sicuramente più interessante per coloro che hanno identificato nel Mito la psicologia della spiritualità.