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mercoledì 5 novembre 2025

NEW YORK, NEW YORK
di Franco Astengo


 
Verrebbe voglia di gridare: “Viva New York socialista!” anche se, insomma, un urlo del genere suonerebbe un po’ strano. Mettendo da parte per un attimo la necessaria complessità dell’analisi del voto e nascondendo (sempre per un attimo) l’enorme montagna che Mamdami si troverà a dover scalare, questo è il momento di respirare: qualcuno ha scritto: “Ha vinto la generazione Z contro i miliardari”. Si apre uno squarcio nella cupa e guerrafondaia ‘america’ (scritta volutamente con la minuscola) di Trump, anche guardando ai risultati del New Yersey e della Virginia: forse la lunga traversata nel deserto di Sanders e Ocasio Martinez ha dato qualche frutto. New York però è diversa dalle altre vittorie dei democratici: non solo perché si tratta della metropoli più importante del mondo, ma soprattutto in ragione del fatto che la vittoria di oggi è una vittoria socialista.



Una vittoria socialista attraverso la quale si dovrà tentare di coltivare l’intreccio tra l’idea del vecchio welfare, del socialismo nella libertà e quella della modernità delle grandi contraddizioni in un vortice di cosmopolitismo, di mescolanza di culture e di necessità sociali ed anche generazionali. Una vittoria che, adesso nel momento in cui si verifica, apre davvero uno spazio nel cielo dell’umanità. Esagerazioni? Eccesso d’enfasi? Forse: ma come non pensare a una prospettiva diversa adesso in quella che usando un linguaggio antico potremmo definire “una civiltà affluente”, molto complicata ma sicuramente avanzata.
Certo che si verifica in una democrazia limitata, ma comunque una vittoria netta e convincente, che si colloca al di là della sconfitta di Trump e che, in ogni caso, non è cosa da poco.