Il 12
dicembre (56° anniversario della strage di Stato di piazza Fontana) si terrà
uno sciopero generale indetto dalla CGIL per “modificare la manovra
di bilancio 2026” presentata dal governo Meloni. Questa manovra in realtà è
fatta su misura per i padroni, le banche, i mercanti di cannoni, e ricade
interamente sulle spalle delle classi lavoratrici. Si restituisce poco o
nulla ai salari dei lavoratori falcidiati dall’inflazione e sul piano fiscale.
Si continua a tagliare sulla sanità pubblica. Si aumenta l’età
pensionabile. Nulla per la scuola, nulla per il diritto alla casa, nulla per
l’ambiente. La sola spesa ad aumentare è quella militare: 23 miliardi nei
prossimi tre anni. Arriveranno in breve al 5% del PIL come imposto da NATO e
UE. Risorse che vengono sottratte alle spese sociali per essere
dirottate su una politica di guerra e aggressioni ai popoli, come quello
palestinese. Il governo Meloni da quasi tre anni a questa parte non ha
approvato misure per fermare l’ondata di cassa integrazione e licenziamenti,
mentre da quasi tre anni continua a calare la produzione
industriale e l’economia è in stagnazione. Il suo obiettivo, mentre
prosegue con una cinica demagogia sociale, è paralizzare, dividere e
sconfiggere il movimento operaio e sindacale, provocando e attaccando le
mobilitazioni a difesa dell’occupazione e delle libertà democratiche. In questo scenario, vanno
messe al centro dello sciopero generale del 12 dicembre le rivendicazioni
urgenti e vitali dei lavoratori sfruttati e oppressi: Nessuna fabbrica deve essere
chiusa! Nessun posto di lavoro deve essere perso! Forti aumenti di salario!
Fondi per la sanità e la sicurezza dei lavoratori, scuola, pensioni, casa,
tutela dell’ambiente! Rifiuto delle spese militari, forte tassazione del
capitale, dei ricchi e dei parassiti. Convergiamo in massa su questa
scadenza trasformandola in una giornata di lotta di classe contro l’offensiva
padronale e governativa, per mettere fine alla politica di austerità, reazione
e guerra, per battere nelle fabbriche e nelle piazze il governo Meloni. I tempi
duri impongono lotte dure, come quelle praticate dagli operai nei giorni scorsi
a Genova, per ottenere miglioramenti temporanei. L’unità va conseguita sul
terreno della lotta per la difesa degli interessi economici e politici della
classe operaia, contro lo sfruttamento e le misure antioperaie, il militarismo
e la fascistizzazione, contro la guerra imperialista. Basta con la politica di
divisione e di collaborazione con la borghesia! Non ci può essere progresso,
giustizia sociale e pace nel capitalismo giunto al suo ultimo stadio. Solo
l’unità d’azione della classe operaia e delle masse oppresse in un solo fronte
contro questo barbaro sistema può sconfiggere la reazione e portare il necessario
cambiamento rivoluzionario. Chiamiamo i migliori elementi del proletariato a
rompere con l’opportunismo, a stringere contatti e unirsi nel lavoro di
ricostruzione del partito comunista, strumento indispensabile per dirigere la
lotta politica nella prospettiva dell’abbattimento del capitalismo e della
costruzione della società dei lavoratori: il socialismo! Organizzazione per il partito comunista del proletariato