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domenica 21 dicembre 2025

TRADUZIONI
di Anna Rutigliano


Nadya Siyam

Hath not a Jew eyes? Hath not a Jew hands, organs, dimensions, senses, affections, passions? Fed with the same food, hurt with the same weapons, subject to the same diseases, healed by the same means, warmed and cooled by the same winter and summer, as a Christian is? (“Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni? Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano? Non viene ferito forse dalle stesse armi? Non è soggetto alle sue stesse malattie? Non è curato e guarito dagli stessi rimedi? E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano?”), sono queste le parole, tratte dal soliloquio di Shylock, protagonista dell’opera drammaturgica de Il Mercante di Venezia di Shakespeare, con cui, spesso, il professor gazawi Refaat Alareer era solito rivolgersi ai suoi studenti, nelle ore di insegnamento di letteratura inglese, presso l’università islamica di Gaza e che la poetessa e docente di letteratura inglese Nadya Siyam ha voluto fortemente ricordare il 29 Gennaio 2024, sulla rivista digitale di letteratura internazionale Word Without Borders, quale atto etico di omaggio al suo Professore, da sempre impegnato attivamente nei diritti dei giovani palestinesi e nel progetto We are not Numbers e venuto purtroppo a mancare, assieme ad alcuni suoi familiari, in seguito al raid aereo israeliano del 6 Dicembre 2023. Sul poeta Refaat Alareer mi ero espressa lo scorso ottobre sul nostro blog internazionale “Odissea”, menzionandolo assieme alle voci dei poeti e delle poetesse di Gaza appartenenti alla raccolta Il loro grido è la mia voce, Fazi editore, di cui avevo scritto una recensione. Oggi vorrei ancora una volta rendere omaggio al professore anglicista e poeta Alareer, con la traduzione di alcuni suoi versi in lingua inglese, dal titolo I am You ( Io sono te), la cui testimonianza ritengo preziosa per l’accostarsi dell’autore non solo al pensiero filosofico-pedagogico buberiano incentrato sulla filosofia della dialogicità, in cui l’Io esiste nel mondo in quanto coppia relazionale di Io-Tu, di reciprocità e intersoggettività (“Ich Und Du”), dai significativi risvolti in ambito socio-politico e culturale, particolarmente per la questione arabo-israeliana, ma anche per i richiami musicali al re del Pop Michael Jackson, che nel 1987 si proponeva sui palchi del mondo con il brano Man in the Mirror (Uomo allo specchio):



Io sono Te. (I am You)

Due passi: uno, due…
Guardati allo specchio:
L’orrore, l’orrore!
Sul mio zigomo l’estremità del tuo M-16,
macchiato di giallo.
Si espande la cicatrice a forma di proiettile
come una svastica
strisciando sul mio viso,
il dolore scorre fuori dai miei occhi
e gocciola dalle mie narici,
perforando le mie orecchie, allagando il posto in cui sono.
Esattamente quanto accadde a te
circa settant’anni fa.
 
Io sono te
Sono il passato a caccia del presente e del futuro.
Lotto per vivere come te,
combatto come te,
resisto come te.
Per un attimo la tua tenacia
sarebbe per me esempio
se non fosse che stai puntando la canna
della pistola fra i miei occhi sanguinanti.
 
 
Uno, due…
La stessa pistola,
lo stesso proiettile
che uccise tua madre
e che uccise tuo padre
lo stai usando tu ora contro di me.
 
Marchia questo proiettile fin dentro la canna,
se lo annusi, odora del mio e del tuo stesso sangue,
sa del mio presente e del tuo passato,
sa del mio presente
e del tuo futuro.
 
È la ragione per cui siamo gemelli,
stesso destino,
stessa arma,
stessa sofferenza
stesse espressioni facciali incise
sul viso dell’assassino,
tutto identico
se non fosse che nel tuo caso,
la vittima si è trasformata in assassino.
Te lo ripeto
Io sono Te.
Ma non ciò che tu ora sei diventato contro di me.
 
Non nutro odio,
voglio solo aiutarti a porre fine
al tuo sentimento di odio e morte
nei miei confronti.
Il rumore della tua pistola
ti rende sordo,
l'odore della polvere
si mescola a quello del mio sangue.
Le scintille deformano
le mie espressioni facciali.
Smetteresti di spararmi,
per un solo attimo,
smetteresti?
 
Basta solo chiudere gli occhi,
(tenerli aperti ora rende ciechi i nostri cuori),
serra gli occhi
e immagina nella tua mente
di guardarti allo specchio.
Uno, due…
Io sono Te,
sono il tuo passato:
uccidendo me
uccidi te stesso.
Refaat Alareer