Dieci domande a me stesso
di Paolo Maria Di Stefano
Ma che razza di popolo siamo
diventati? Agli ultimi gradini ormai della cultura tra i così detti Paesi
evoluti, neppure ci accorgiamo che stiamo perdendo il senso della Democrazia,
della Politica e della Libertà. Due terzi di noi sembra abbiano scelto la via
del servilismo e della obbedienza cieca
e assoluta, e nella forma peggiore dell’assenso alle volontà di personaggi da
sempre attenti solo ai propri interessi, alle proprie ricchezze, ai propri
privilegi. E per di più, dotati anche di una comicità involontaria quanto
becera, fino a diventar ridicoli agli occhi del mondo.
Possibile che noi italiani non ci
si accorga di essere stati strumentalizzati da personaggi (anche condannati in
via definitiva per reati fiscali, ma non solo da questi) i quali utilizzano le ventose alle dita non
più soltanto per accrescere ricchezza e potere e privilegi propri e dei
sodales, ma anche – e oggi soprattutto – per scalare gli specchi al fine
di giustificare come ovviamente lecita
la loro azione e, per di più, per farla
accettare come rivolta al benessere di tutti?
Ma è mai ammissibile che
nell’animo e nella mente degli italiani
possa ancora albergare il bisogno di uomini della provvidenza e di facondi
tribuni, magari in una con la speranza di ricreare monarchie ereditarie?
E che il latrocinio nelle sue molteplici
forme trovi in uomini e donne (che impegnano l’intera vita per lavorare
onestamente e costruire un avvenire per sé e per i propri figli) una ragion
d’essere accettabile, segnatamente quando i politici li mettono in atto a
favore dei figli e della famiglia? Figli e famiglia propri, naturalmente.
Come è accaduto che gli italiani
non si vergognino più di coloro che li rappresentano e non cerchino di
liberarsene al più presto, punendoli per aver tradito mandato e fiducia?
E perché sopportano che qualcuno
tratti deputati, senatori e ministri come oggetti di un diritto assai simile
alla proprietà, e comunque come impiegati e servi, con ciò chiaramente
dichiarando il disprezzo più assoluto per i cittadini, per le istituzioni e per
il Paese?
Con quale faccia l’Italia si
presenterà per guidare l’Europa nel semestre che le compete?
E come è successo che si dia
consenso a gente che vuole vanificare gli sforzi ed i sacrifici sostenuti per
fare dell’Italia un Paese unito, e che tenta di mettere gli italiani gli uni
contro gli altri, in questo anche beneficiando in proprio?
Ma come mai gli italiani
discutono della crisi economica, ne subiscono le conseguenze, sanno che la
tanto sperata ripresa non è alle porte, e nel contempo consentono che la
difesa a oltranza di un condannato in via definitiva, per di più almeno in
apparenza schizofrenico, blocchi ogni azione intrapresa dal governo per creare
fiducia e portare in Italia quegli investimenti così necessari per l’economia?