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lunedì 30 settembre 2013

Dieci domande a me stesso
di Paolo Maria Di Stefano


Ma che razza di popolo siamo diventati? Agli ultimi gradini ormai della cultura tra i così detti Paesi evoluti, neppure ci accorgiamo che stiamo perdendo il senso della Democrazia, della Politica e della Libertà. Due terzi di noi sembra abbiano scelto la via del servilismo e della obbedienza  cieca e assoluta, e nella forma peggiore dell’assenso alle volontà di personaggi da sempre attenti solo ai propri interessi, alle proprie ricchezze, ai propri privilegi. E per di più, dotati anche di una comicità involontaria quanto becera, fino a diventar ridicoli agli occhi del mondo.
Possibile che noi italiani non ci si accorga di essere stati strumentalizzati da personaggi (anche condannati in via definitiva per reati fiscali, ma non solo da questi)  i quali utilizzano le ventose alle dita non più soltanto per accrescere ricchezza e potere e privilegi propri e dei sodales, ma anche – e oggi soprattutto – per scalare gli specchi al fine di  giustificare come ovviamente lecita la loro azione e, per di più,  per farla accettare come rivolta al benessere di tutti?
Ma è mai ammissibile che nell’animo e nella mente degli italiani  possa ancora albergare il bisogno di uomini della provvidenza e di facondi tribuni, magari in una con la speranza di ricreare monarchie ereditarie?
E che il latrocinio nelle sue molteplici forme trovi in uomini e donne (che impegnano l’intera vita per lavorare onestamente e costruire un avvenire per sé e per i propri figli) una ragion d’essere accettabile, segnatamente quando i politici li mettono in atto a favore dei figli e della famiglia? Figli e famiglia propri, naturalmente.
Come è accaduto che gli italiani non si vergognino più di coloro che li rappresentano e non cerchino di liberarsene al più presto, punendoli per aver tradito mandato e fiducia?
E perché sopportano che qualcuno tratti deputati, senatori e ministri come oggetti di un diritto assai simile alla proprietà, e comunque come impiegati e servi, con ciò chiaramente dichiarando il disprezzo più assoluto per i cittadini, per le istituzioni e per il Paese?
Con quale faccia l’Italia si presenterà per guidare l’Europa nel semestre che le compete?
E come è successo che si dia consenso a gente che vuole vanificare gli sforzi ed i sacrifici sostenuti per fare dell’Italia un Paese unito, e che tenta di mettere gli italiani gli uni contro gli altri, in questo anche beneficiando in proprio?
Ma come mai gli italiani discutono della crisi economica, ne subiscono le conseguenze, sanno che la tanto sperata ripresa  non è  alle porte, e nel contempo consentono che la difesa a oltranza di un condannato in via definitiva, per di più almeno in apparenza schizofrenico, blocchi ogni azione intrapresa dal governo per creare fiducia e portare in Italia quegli investimenti così necessari per l’economia?