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mercoledì 20 novembre 2013


IL FUMO DISTENDE

L’articolo che qui pubblichiamo fa apertamente l’apologia del fumo. L’angolazione, diciamo così culturale, è quella della visione liberale che fa dell’individuo arbitro del proprio destino e delle libertà personali un valore assoluto e intangibile. Tutto molto giusto. Un uomo deve essere libero di scegliere come vivere e anche come suicidarsi, quel che conta è che non leda i diritti e le libertà degli altri. Ma dobbiamo anche sapere che detentori del monopolio dei tabacchi in tutto il mondo sono gli Stati e le multinazionali; come lo sono del mercato criminale delle armi e delle droghe. Dobbiamo sapere anche quali e quanti mezzi abbiano a disposizione per la persuasione occulta o palese che sia; sfacciatamente spalancata o perfidamente subliminale. Questo per ridimensionare l’illusione che l’individuo scelga i propri bisogni e i propri desideri in maniera totalmente libera e consapevole. Per il momento non entriamo in merito al peso delle tradizioni e degli stili culturali; alla merda che i produttori di tabacchi (quelli industriali) mettono nelle sigarette per procurare dipendenza, né nelle fosse dei ben forniti cimiteri che ogni anno in tutto il mondo il fumo aiuta a concimare. Chi ha avuto dei morti in famiglia, chi ha visto un discreto numero di amici (intelligenti e colti) finire miseramente divorati dall’asma che li piegava in due e dalle metastasi che se li sono inghiottiti, probabilmente nutre altre visioni. Ma la libertà prima di tutto. E se libertà deve essere è giusto che siano tutelati sia i fumatori che i non fumatori; sia gli adulti che i bambini; sia i sani che i malati: su questo non ci possono essere dubbi di sorta, altrimenti i princìpi liberali vanno a farsi fottere. Dunque, nelle società organizzativamente articolate come le nostre, non si possono garantire questi princìpi, se non si procede ad una vera e propria “apartheid”. Un autobus per fumatori e uno per non fumatori; una classe per studenti fumatori e una per non fumatori; una camerata ospedaliera per fumatori e una per non fumatori… Potete continuare voi stessi il noioso campionario per ogni aspetto della vita sociale. Quanto alla sfera privata, beh, anche qui dovremmo attrezzarci per la difesa dei princìpi individuali: una casa per i fratelli fumatori e una per i non fumatori. Ovviamente occorrerà una misura di tutela per i figli minori di coppie fumatrici, fino al compimento della maggiore età; si potrebbero affidare alla tutela di un organismo neutro, dove i genitori si potrebbero recare per incontrarli con la sigaretta spenta. Sono sicuro che con un po’ di buona volontà l’aspetto organizzativo si risolverà facilmente. Ciascuno ne avrà il suo vantaggio: i fumatori potranno godersi in santa pace la loro dose di veleno quotidiano senza doversi sentire in colpa; i non fumatori eviteranno di farsi intossicare; le multinazionali del tabacco potranno continuare a prosperare; i cimiteri a riempirsi; un buon numero di fumatori a gravare sul Servizio Sanitario Pubblico, e lo Stato impiegare una parte dei 14 miliardi che incassa dal monopolio del tabacco, per curarli. Ci sarà anche un altro sostanzioso vantaggio: un bel numero di cretini che siede in Parlamento, avrà più tempo per occuparsi di questioni meno impegnative, che so, magari dei rifiuti tossici interrati in mezza Italia dalle mafie e del segreto di Stato che li ha ricoperti. Ma voi che dite, si può fare conto sui cretini?


L’8 ottobre il Parlamento Europeo ha votato a Strasburgo la direttiva europea sul tabacco: i pacchetti saranno ricoperti al 65% da foto scioccanti, il mentolo sarà bandito entro il 2022 e spariranno i pacchetti da 10 sigarette. Restrizioni anche sulle sigarette elettroniche che però non saranno “confinate” nelle farmacie. Non verranno invece proibite le sigarette slim. Ora sarà il Consiglio dei Europeo dei Ministri a esprimersi e l’adozione definitiva è attesa entro la fine dell’anno.
Le associazioni della filiera, a partire dalla Federazione italiana tabaccai, hanno protestato contro un provvedimento che, secondo il presidente della Fit Giovanni Risso, sarebbe «distruttivo per l'intero settore e non distoglierebbe le persone dal
fumo ma incentiverebbe l'illegalità».
Risso non è il solo a pensarla così. Da una recente ricerca, condotta dal comitato Save the Choice- attivo nella difesa delle libertà personali e nella campagna contro la direttiva europea sul tabacco, per la quale ha raccolto oltre 20firme inviate direttamente agli euro deputati- in collaborazione con la società specializzata Populus, su un campione rappresentativo di 1008 italiani, emerge che il 68% degli intervistati sostiene che rendere illegali alcune tipologie di sigarette incrementerà il mercato nero e il 52% reputa che l’estensione di norme restrittive sul fumo da parte della Ue evidenzierebbe lo scollamento dalle esigenze della gente comune.
A Montecitorio, nel frattempo, si è formato un intergruppo di 50 parlamentari guidato da Walter Verini (Pd), secondo il quale questa direttiva «colpisce un tabacco, quello italiano, di grande qualità. Che dà lavoro a una filiera che raccoglie circa 200mila addetti».
Martedì 12 novembre Save the Choice e Gruppo Ppe al Parlamento Europeo hanno organizzato, presso la sede del Parlamento Europeo a Roma, la tavola rotonda dal titolo “L’Italia e la direttiva europea sul tabacco. Come conciliare libertà d’impresa e tutela della salute”, nel corso della quale è emerso un “no” unanime al testo europeo da parte di istituzioni e rappresentanti delle categorie produttive. E lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha dichiarato a Save the Choice, in occasione del convegno, che «il provvedimento europeo ha presentato alcuni aspetti critici sul ravvicinamento delle disposizioni in materia dei prodotti da tabacco e correlati».
Durante la tavola rotonda, Paolo Bartolozzi della Commissione Ambiente, Sanità e Consumatori del Parlamento Europeo ha affermato: «si è trattato di una misura demagogica. L’Unione Europea dovrebbe informare i consumatori dei rischi connessi al fumo e non incanalare il cittadino verso la 'scelta giusta', come quando si parlava di curvatura delle banane e circonferenza delle zucchine». Oriano Gioglio, presidente di Unitab, ha sottolineato invece le responsabilità dell’Esecutivo: «finora il ruolo del Governo è stato assai debole, come se chi opera nel settore non fosse un degno interlocutore». L’eurodeputata Erminia Mazzoni, presidente Commissione petizioni del Parlamento Europeo, ha stimolato l’Italia «a recuperare la sua identità a fronte di criticità nel testo che penalizzerebbero segnatamente la produzione del nostro Paese». Per il deputato Ignazio Abrignani, vicepresidente della Commissione Attività produttive, «la manifattura italiana del tabacco è un'eccellenza nel mondo ed è dovere della politica difenderla» e l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato ha definito la direttiva «penalizzante per la sua Regione».
Secondo il comitato Save the Choice, di cui sono la portavoce, il testo uscito dal Parlamento Europeo mantiene alcune criticità: dal rischio di divieto totale degli additivi alla questione della tracciabilità che comporterebbe costi mastodontici per le piccole e medie imprese. Purtroppo prevale un approccio punitivo verso una filiera che solo in Italia impiega 190mila persone e che nel 2012 ha dato 14,2 miliardi di euro allo Stato italiano. Adesso nella fase del “Trilogo” spetterà al Governo italiano prendere posizione in seno al Consiglio dell’Ue. Vorrà assecondare la furia salutistica e illiberale di certe frange estremiste o difenderà le ragioni della libertà e della tutela di un'eccellenza italiana? Ci auguriamo la seconda.

Annalisa Chirico
Portavoce Save the Choice


CHI È SAVE THE CHOICE

Save the Choice è un comitato indipendente e trasversale agli schieramenti politici che nasce dall’incontro di persone che, pur con esperienze e competenze differenti, hanno in comune la passione per l’Europa e le libertà individuali. E’ attivo in campagne di informazione e di sensibilizzazione- da ultime quella sull’agenda digitale e la direttiva europea sui prodotti del tabacco- e promuove petizioni su temi specifici che sono aperte all’adesione singola, indipendentemente dal sostegno al comitato. La filosofia di Save the Choice si basa sull’assunto che il compito delle istituzioni non sia quello di fare da balia ai cittadini, ma garantire le informazioni e i controlli necessari per poter esercitare la libertà di scelta. Sempre con la massima tutela delle diversità e i diritti di tutti, sia delle minoranze sia delle maggioranze.
Save the Choice vuole essere un punto di informazione, discussione e azione, a partire dalla libertà di scelta, dal momento che la decisione su cosa produrre, acquistare e consumare concerne la sfera personale di ciascuno di noi, così come l’accesso alle professioni e ai servizi, la tutela della privacy e delle informazioni che riguardano tutti noi. Il comitato conta, tra i suoi sostenitori, le fondazioni Magna Carta, Italianieuropei, Formiche e l’adesione di numerose istituzioni liberali.
I suoi fondatori sono Salvatore Bruno, Segretario Generale della Federazione Italiana Cuochi, Annalisa Chirico (portavoce comitato) curatrice del blog “Politicamente scorretta” su Panorama.it, Antonio Dalle Rive, alla guida dell’agenzia di comunicazione Anyway, Alberto Gambescia, direttore della Fondazione Mezzogiorno Europa e membro dell’Advisory Board della Fondazione Italianieuropei, Flavia Giacobbe, giornalista professionista e direttore responsabile della rivista Formiche, Francesca Traldi, responsabile Relazioni istituzionali ed Internazionali presso la Fondazione Magna Carta.

Info www.savethechoice.it