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lunedì 4 novembre 2013

IL TEATRO E LA PUBBLICITÀ - 2

La pubblicità viene spesso definita come ‘l’anima del commercio’ cioè come quell’elemento in più che anima il commercio, gli dà vita, impulso. Ma anche ciò che lo rappresenta che lo mostra a tutti. Come il teatro è ‘l’anima della vita’ così la pubblicità è ‘il teatro del commercio’ la sua visibilità la rappresentazione del desiderio espresso dal prodotto. Chi meglio della pubblicità rappresenta il nostro tempo, grazie alla platea dei mass media lo spettacolarizza lo rende visibile e innocuo? Come nel teatro la pubblicità dispone di attori/prodotti, autori/creativi, scene e storie da raccontare. È commedia e tragedia, drammatizza i problemi e li risolve, mette in scena la vita e lo stile da scegliere. Dà suggerimenti e comportamenti da seguire, strade per il successo, parole d’ordine, colpi di scena. È il grande teatro del nostro tempo che tutti seguono e conoscono, da cui si impara e ci si aggiorna. La pubblicità la capiscono tutti perché è la loro rappresentazione linguistica, la parte migliore, quella che si dovrebbe essere. Ci rende eroi e protagonisti del quotidiano, ci rende partecipi alla vita in ogni sua scena. Di volta in volta siamo il prodotto e il suo consumatore, siamo protagonisti e registi, autori e attori. Prima con la radio e poi con la tv la pubblicità ha creato il suo pubblico, lo ha educato, istruito e controllato nel suo essere immenso e solitario. Come a teatro si sta al buio, nella solitudine che ci fa unici pur facendo parte di quella massa che non vediamo ma che a sua volta sa tutto di noi perché vediamo le stesse cose. Il testo, come il prodotto, è sempre inventato con cura febbrile per offrire storie e colpi di scena che portano al lieto fine: all’acquisto. Sembra quindi che con l’aumentare dell’acquisto aumenti anche la pubblicità e con il diminuire viceversa. È il volano dell’economia che soffre con la crisi economica. Eppure la storia dice altrimenti cioè che l’economia è il volano della pubblicità. Quale rivoluzione industriale sarebbe stata possibile senza l’informazione pubblicitaria, l’accelerazione del sapere delle notizie, della visibilità del mass media. Proprio così, è la pubblicità a inventare il mass media non il contrario. Ed è così anche oggi se si pensa che l’unico settore non in crisi è quello della comunicazione, figlia della pubblicità, il cui prodotto è il comunicare stesso: dal pc all’orecchio 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Per sempre. Questa è l’immortalità della promessa questo è il prodotto che la pubblicità incarna. L’eroe immortale come a teatro come in ogni storia che l’alfabeto crea.
Michelangelo Coviello