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martedì 7 gennaio 2014

LE MISTIFICAZIONI PUBBLICITARIE DEL NATALE


Con questa breve, ma importante riflessione, un filosofo contemporaneo mostra quanto il significato autentico del Natale sia stato svilito e mistificato dalla pubblicità e dal consumismo, e come la festa si sia trasformata in una oscena esibizione di potere e di ricchezza. Ne svela il cinismo e l’impoverimento, e ci invita a ripensare il significato simbolico del dono e della festa.

Confesso che mi dispiace di non avere una cultura religiosa sufficiente per spiegare in tutti i suoi sensi il significato simbolico del Natale. Forse per cogliere il suo messaggio più importante è sufficiente dire che in una capanna, durante il cammino dei genitori, nasce un bambino il cui destino sarà quello di predicare, contro violenti poteri politici e ideologici, una morale sociale che unisca gli uomini in una comunità dove ciascuno ritrovi se stesso nelle varie forme dell’alterità.
Un’etica che è la strada mondana che conduce alla salvezza, senza bisogno che sorga alcuna divinità -come disse Heidegger- per liberarci da una mondanità che ci ha costruiti con una intelligenza distorta, un comportamento egoistico, un’identità solitaria e ostile. Per chi, con i suoi poveri mezzi, ha cercato di condurre la nostra vicenda storica in una direzione contraria agli attuali esiti, è una ragione di invidia e di desiderio nei confronti di chi, almeno per un giorno, può vivere nell’aura della salvezza. E non mi si dica della mistificazione, delle violenze, delle torture, delle empietà che sono state compiute dalla istituzionalizzazione religiosa che un potere mondano gerarchico, dogmatico di quel messaggio che nasceva con il bambino più povero del mondo.
Sono nozioni che so benissimo, ma so anche che è possibile liberarsene con una conversione della propria coscienza e con un certo coraggio nel guardare in faccia al mondo senza chiudersi nel guscio del proprio quotidiano. Non è affatto facile; ma chi ha mai sostenuto che il ritrovamento di un se stesso al di là della costruzione storica che ci ha fatto una mondanità, in ogni caso volgarmente plebea, sia facile. Confesso che mentre scrivo queste righe non so il come sia realizzabile uno scopo di questo genere. Come sempre capita è più facile indicare il negativo piuttosto che il positivo. E allora nessuno si dovrà stupire che non ami quello che la nostra tradizione ha fatto del Natale. Potrei dilungarmi in analisi economiche e sociali e anche simboliche, mostrando l’aspetto invasivo e un poco allucinatorio della invasione pubblicitaria.
Nel giorno della povertà e della giustizia -si dice- cerca di identificarti, come puoi, con gli oggetti che simulano l’identità della ricchezza. Questo è negativo, ma, aggiungo, non devi dimenticare che è giorno di festa e tale deve essere per noi che, dal Settecento almeno, sappiamo distinguere una festa da una esibizione di potere e di ricchezza. La festa va ritrovata al di là dei canoni che il consumo, come semplice produzione del profitto attraverso le forme più diverse, ci impone come nostro piccolo dominio.
Devo aggiungere che i meno simpatici mi paiono quelli che dalla loro incredulità e dalla loro totale arrendevolezza ai tempi, dicono: “Ma è una festa per i bambini”. I bambini hanno diritto alla massima protezione, e anche alla felicità che può derivare dalla realizzazione di un loro desiderio, quei desideri che nascono dal tesoro dell’immaginazione e che si perdono per strada diventando adulti. Ma questa prospettiva è molto diversa dalla costruzione del desiderio artificiale, dalla figura del bambino consumatore in una rincorsa mimetica dove sta contemporaneamente l’illusione dell’affetto degli adulti e il successo del mercato.. Non c’è nessuna coincidenza tra questi due aspetti, se non in una cultura priva di ogni virtù. Vorrei mostrare che il dono (di solito anche i filosofi, un po’ superficialmente, lo contrappongono allo scambio), proprio in quanto dono, è un forte motivo di affetto che fa anch’esso parte di un processo educativo. E di queste esperienze mi pare che i bambini nostri (non parliamo dell’infanzia miserevole e abbandonata) abbiano anche bisogno per affrontare il futuro.

Fulvio Papi 





Cari amici, care amiche,
stanno arrivando le feste natalizie, feste che come oramai tutti voi sapete, si sono trasformate in un’orgia oscena, consumistica e pubblicitaria. Il filosofo Fulvio Papi, ha scritto una breve, ma intensa riflessione su tutto questo, per la prima pagina di “Odissea”, la potete leggere cliccando su


Per quanto mi riguarda ne ho scritto anch’io in passato e ho premesso a questa nota di Papi, un mio breve occhiello. Approfittiamo di queste feste per opporci ai regali inutili e consumisti, che quasi sempre finiscono per alimentare il volume dei rifiuti. Questo è immorale ed empio, rispetto al messaggio di povertà e di umiltà che ci proviene dal significato autentico di queste feste. Rivendichiamo una ecologia della mente, una disintossicazione dagli oggetti e dal consumo.

Regalatevi e regalate un libro, io ve ne propongo tre dei miei usciti di recente e su cui avrete uno sconto significativo. Il ricavato aiuterà “Odissea”, la sua bella testata rossa, il suo rosso ed indomito cuore.

Buone feste a tutti
Il direttore (Angelo Gaccione)

Ecco i titoli:

Milano città narrata” Pagg. 160, Editrice Meravigli (€ 15,00) vi sarà dato a 10,00
La signorina volentieri” Pagg. 208, Oltre Edizioni (€ 18,00) vi sarà dato a 15 e riceverete un altro libro in omaggio
Ostaggi a teatro. Testi teatrali -1985-2007-” Pagg. 208, Ferrari Editore (€ 15,00) non c’è sconto, ma riceverete un altro libro in omaggio.

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