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domenica 27 aprile 2014

SEGRETO DI STATO


Piazza Fontana "Strage di Stato 1969"

“Odissea” si è occupata più volte di questo argomento e ha detto quello che pensava senza troppi giri di parole. Non abbiamo cambiato idea in questi anni: non è il segreto di Stato che va rimosso, per il semplice fatto che uno Stato, che non sia delinquenziale e criminale, non dovrebbe avere segreti, non dovrebbe avere nulla da nascondere. Segreti perché? Per tramare contro chi? Per fare che cosa? Una democrazia dovrebbe essere più trasparente e limpida possibile, priva di zone d’ombra, di lati oscuri; solo così i cittadini possono fidarsi di essa, sentirsi sicuri, non temerla, e, all’occorrenza, battersi per la sua difesa.
Se si pretende che la vita dei cittadini sia la più trasparente possibile, perché l’esercizio della democrazia deve aver bisogno di segreti? Dalla democrazia i cittadini esigono una buona governabilità, l’amministrazione onesta della Cosa Pubblica (Rei Publicae) che tuteli gli interessi collettivi, non l’esercizio di un potere sempre più opaco ed oscuro nelle sue trame e nei suoi loschi fini. Ogni atto di una sana democrazia dovrebbe essere pubblico; ogni spesa del suo bilancio documentato e impiegata per finalità socialmente utili, realmente necessarie, e sempre sotto il controllo dell’opinione pubblica e di quanti concorrono alla ricchezza della Nazione. Una democrazia non dovrebbe avere “corpi speciali”, “servizi segreti”, “corpi separati” che si muovono nell’ombra. Non dovrebbe tollerare, altresì, organizzazioni clandestine e coperte, come Logge di vario tipo. Non dovrebbe permettere lo scorrazzare di servizi clandestini stranieri sul proprio territorio. Non dovrebbe aderire ad alcuna alleanza militare e dovrebbe perseguire una politica di diplomazia pacifica nei contrasti fra Paesi.
Se il governo Renzi vuole davvero mettere fine alla lunga notte oscura della Repubblica contrassegnata di stragi e complotti di ogni tipo, ha una sola via da perseguire: sciogliere tutti gli apparati segreti oggi esistenti: quelli di Stato e quelli privati. Vietare che gruppi clandestini privati italiani vadano a vendere il loro servizio di protezione e di mercenariato all’estero, per ditte e tirannelli fra i più diversi. Oggi ce ne sono parecchi e operano sia in Africa che in alcune aree del Medio Oriente. Trasformare, in tempi ragionevoli, le attuali forze armate italiane, in strutture socialmente utili per la tutela del territorio contro l’inquinamento del suolo e dei corsi d’acqua; per un servizio di pronto intervento in caso di calamità naturali e terremoti; per la prevenzione degli incendi dei boschi, per il controllo e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, per la vigilanza sulle bonifiche, per la mappatura delle aree a rischio (amianto, rifiuti speciali, e così via). Il guadagno per il bilancio pubblico sarebbe strepitoso;  la sicurezza dei cittadini e del Paese, sarebbe meglio garantita.

Angelo Gaccione   


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STRAGI  E  SEGRETI  DI  PULCINELLA
I limiti del provvedimento di Renzi, in questo scritto dettagliato
del prof. Aldo Giannulli, docente all’Università Statale di Milano

Piazza Fontana 1969

Via i segreti dalle stragi. Matteo Renzi ha firmato la direttiva che dispone la declassificazione degli atti finora coperti da segreto di Stato. Negli archivi ci sono le carte su tante stragi che hanno segnato la storia della seconda metà del secolo scorso in Italia: i fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, la stazione di Bologna, il rapido 904.
Il provvedimento andrà verificato nella pratica, perché nel nostro paese convivono norme spesso confliggenti tra di loro, che potrebbero ridurre le carte rese effettivamente disponibili.
Se a ciò si aggiunge che in molti casi sono stati implicati organi dello Stato diviene più che legittimo il sospetto che queste carte abbiano comunque subito un accurato lavaggio ormai da molto tempo.
Aldo Giannuli, sul suo blog smonta l’enfasi dei media sulla decisione del presidente del consiglio. Giannuli, ricercatore in Storia contemporanea all’Università Statale di Milano, è stato consulente delle Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Tra il 1994 e il 2001 ha collaborato con la Commissione Stragi: sua la scoperta, nel novembre 1996, di una gran quantità di documenti non catalogati dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, nascosti nel noto “archivio della via Appia”.
Scrive Giannuli:
“Squilli di trombe, rulli di tamburo: Renzi cancella il segreto di Stato sulle stragi. Era ora! Solo che si tratta di chiacchiere perché:
- già da una ventina di anni, il segreto di Stato non è opponibile alla magistratura che procede per reati di strage o eversione dell’ordine democratico;
- di conseguenza, la magistratura, sia direttamente che tramite agenti di pg e periti, ha abbondantemente esaminato gli archivi dei servizi e dei corpi di polizia, acquisendo valanghe di documenti che sono finiti nei fascicoli processuali;
- anche le commissioni parlamentari che si sono succedute, sul caso Moro, sulle stragi, sul caso Mitrokhin hanno acquisito molta documentazione in merito (anche se poi è finita negli scatoloni di deposito e non in archivi pubblici);
- una larghissima parte della documentazione finita nei fascicoli processuali e nelle commissioni di inchiesta è stata resa consultabile dalla “Casa della Memoria di Brescia”, dove chiunque può accedere, e… dalla Regione Toscana (strano che Renzi non lo sappia);
- già a suo tempo, la documentazione acquisita dai magistrati è stata consultata da giornalisti che l’hanno avuta dagli avvocati delle parti ed è finita in migliaia di articoli;
- diversi consulenti parlamentari e giudiziari (a cominciare dal più importante, Giuseppe De Lutiis a finire al sottoscritto) hanno successivamente utilizzato abbondantemente quella documentazione per i loro libri. Per cui, siamo alla “quinta spremitura” di queste olive: ci esce solo la morga, robaccia. Viceversa, restano ancora da risolvere i problemi degli archivi inarrivabili e per i quali occorrerebbe far qualcosa per renderli accessibili:
- quello della Presidenza della Repubblica che ha sempre rifiutato ogni accesso, per quanto minimo, alla magistratura in nome dell’immunità Presidenziale;
- quello dell’Arma dei Carabinieri (alludiamo all’archivio informativo, non a quello amministrativo) che non si capisce dove stia;
- quelli delle segreterie di sicurezza dei vari enti e dei relativi uffici Uspa che sono protetti dal segreto Nato.
Per cui, se Renzi vuol davvero fare qualcosa di nuovo sulla strada della fine dei segreti della Repubblica, può:
- invitare il Capo dello Stato a valutare l’opportunità di rendere accessibile il proprio archivio oltre le carte del Protocollo attualmente visibili;
- chiedere all’Arma dei carabinieri un rapporto ufficiale sulla sistemazione dei propri archivi informativi;
- porre in sede Nato la questione del superamento del segreto dopo un congruo periodo di segretazione. Per esempio, poco dopo la “rivoluzione dei garofani” in Portogallo, la Nato avocò a sé tutto il materiale della e sulla Aginter Presse: possiamo vederlo?”
Nel 2007, per far digerire quell’orrore di legge di “riforma” sui servizi, venne inserito un complicato sistema che avrebbe dovuto assicurare la decadenza automatica della classifica di segretezza dopo un certo periodo. Però occorreva prima fare i regolamenti attuativi: stiamo ancora aspettando questi regolamenti dopo sette anni.
Il governo Monti promise che entro il 2012 avrebbe comunicato l’elenco dei vari archivi esistenti con le diverse sedi dei depositi. Stiamo ancora aspettando anche questo elenco.

Strage di Brescia

L’info di Blackout ha intervistato Giannuli.  
Ascolta la diretta
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