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lunedì 15 settembre 2014


L' evasione fiscale imperversa 
ma Renzi non vede, non sente e non parla
di Elio Veltri


Nel suo capolavoro “Dei delitti e delle pene”, il libro che più di qualunque altro ha influenzato la cultura civile e giuridica del l700 e dei secoli successivi in Europa e nel resto del mondo, Cesare Beccaria scrive che “l'unica e vera misura dei delitti è il danno fatto alla nazione”. Il più grande danno che alcuni milioni di cittadini fanno a questo nostro paese è l'evasione fiscale: 200 miliardi di euro sottratti alle casse dello Stato, che è a un tempo un furto e una rapina. Essa va di pari passo con la corruzione diffusa e la criminalità organizzata e ne costituisce l'altra faccia della medaglia. Dopo due secoli e mezzo, Papa Francesco, che per personalità, missione, cultura non potrebbe essere più distante dal Gran Lombardo, di fronte a 500 parlamentari e uomini di governo, ha affermato:
“Io perdono i peccatori. I corrotti no”. E quindi, gli evasori e i collusi con le mafie, No. Neanche se fanno la comunione tutti i giorni.
 La guardia di finanza calcola che l'evasione da esportazione illecita di capitali equivale al 29% del totale dell'evasione del paese. Quindi, ogni anno da 60 a 70 miliardi di euro sottratti allo Stato, volano verso la Svizzera, il Lussemburgo,  paradiso fiscale governato per venti anni dal neo-presidente della Commissione Europea, e verso altri paradisi fiscali. L'Europa con ossessione quotidiana reclama dai paesi membri riforme di struttura, ma non fa quelle necessarie per affrontare il problema dell'enorme differenza dei sistemi fiscali, dell'evasione e dell'esportazione illegale di capitali, risolvibile solo con la omogenizzazione dei sistemi fiscali dei paesi membri e la lotta senza quartiere ai paradisi fiscali, fino all'adozione di embarghi finanziari e alla chiusura di quelli che sono collocati sul suolo europeo. Il governo non se ne occupa e tace e così fanno in Parlamento maggioranza e opposizione. Tutti zitti perché gli evasori votano, sono circa 15 milioni e nessuno vuole rinunciare ai loro voti. Ma qui stiamo parlando dei grandi evasori annidati nell'economia sommersa e criminale, pari a 600 miliardi di PIL, che non sono certo milioni e trafficano indisturbati. Lo Stato riesce a snidarli con difficoltà, ma anche quando ci riesce, non è capace o non vuole farsi pagare. Qualche dato fa capire meglio la situazione. Il governo Letta, rispondendo a due “question time”, aveva informato il Parlamento che dal 2000 al 2012 su 807 miliardi di tasse   accertate e messe a ruolo, lo Stato aveva incassato 69 miliardi pari a 9 euro su 100. Oltre 100 miliardi non erano esigibili per fallimenti vari e considerati altri impedimenti lo Stato rimaneva creditore di 540 miliardi di euro. Ma ministri, burocrati e Agenzia delle entrate hanno lasciato capire che quei soldi lo Stato non li incasserà mai. Questo perché, normalmente, a fine contenzioso incassa il 3-5% di quanto dovrebbe. In qualsiasi paese europeo e negli Stati Uniti un governo che si comportasse allo stesso modo dovrebbe dimettersi. In Italia non succede nulla perché non si riesce nemmeno a parlarne seriamente. Se si esclude Report di Milena Gabanelli, la televisione ignora il problema. Eppure i debitori con debiti maggiori di 500 mila euro valgono il 40% delle riscossioni complessive. Quindi non stiamo parlando del bar sotto casa e nemmeno di imprese familiari. Altro dato: chi deve al fisco più di 50 mila euro rappresenta circa il 3% delle rateizzazioni ma il 53% degli importi da incassare mentre i piccoli debiti fino a 5000 euro rappresentano l'11,3% dei debiti complessivi delle  rateizzazioni in corso, pari a 25,5 miliardi.  I dati confermano che facendo pagare le tasse ai grandi e medi evasori si possono trovare i soldi da investire in scuola, ricerca, innovazione e servizi pubblici essenziali.
Una politica che ricava le risorse per mandare avanti il paese quasi esclusivamente dai redditi fissi sovverte anche i pilastri della democrazia liberale e la sua regola centenaria: “No representation without taxation”. Invece, soprattutto i grandi evasori sono rappresentati e come!                          
Ma anche quelle dell'etica pubblica e della decenza, quando include nel PIL i proventi del traffico di droga, della prostituzione della tratta degli esseri umani, del contrabbando. Questa è anche una vergogna europea. Il che non dovrebbe consolarci.