L' evasione fiscale
imperversa
ma Renzi non vede, non sente e non parla
di Elio Veltri
Nel suo
capolavoro “Dei delitti e delle pene”,
il libro che più di qualunque altro ha influenzato la cultura civile e
giuridica del l700 e dei secoli successivi in Europa e nel resto del mondo,
Cesare Beccaria scrive che “l'unica e vera misura dei delitti è il danno fatto
alla nazione”. Il più grande danno che alcuni milioni di cittadini fanno a
questo nostro paese è l'evasione fiscale: 200 miliardi di euro sottratti alle casse
dello Stato, che è a un tempo un furto e una rapina. Essa va di pari passo con
la corruzione diffusa e la criminalità organizzata e ne costituisce l'altra
faccia della medaglia. Dopo due secoli e mezzo, Papa Francesco, che per
personalità, missione, cultura non potrebbe essere più distante dal Gran
Lombardo, di fronte a 500 parlamentari e uomini di governo, ha affermato:
“Io perdono i peccatori. I corrotti no”. E quindi, gli
evasori e i collusi con le mafie, No. Neanche se fanno la comunione tutti i giorni.
La guardia di finanza calcola che
l'evasione da esportazione illecita di capitali equivale al 29% del totale
dell'evasione del paese. Quindi, ogni anno da 60 a 70 miliardi di euro
sottratti allo Stato, volano verso la Svizzera, il Lussemburgo, paradiso fiscale governato per venti anni dal
neo-presidente della Commissione Europea, e verso altri paradisi fiscali.
L'Europa con ossessione quotidiana reclama dai paesi membri riforme di
struttura, ma non fa quelle necessarie per affrontare il problema dell'enorme
differenza dei sistemi fiscali, dell'evasione e dell'esportazione illegale di
capitali, risolvibile solo con la omogenizzazione dei sistemi fiscali dei paesi
membri e la lotta senza quartiere ai paradisi fiscali, fino all'adozione di
embarghi finanziari e alla chiusura di quelli che sono collocati sul suolo
europeo. Il governo non se ne occupa e tace e così fanno in Parlamento
maggioranza e opposizione. Tutti zitti perché gli evasori votano, sono circa 15
milioni e nessuno vuole rinunciare ai loro voti. Ma qui stiamo parlando dei
grandi evasori annidati nell'economia sommersa e criminale, pari a 600 miliardi
di PIL, che non sono certo milioni e trafficano indisturbati. Lo Stato riesce a
snidarli con difficoltà, ma anche quando ci riesce, non è capace o non vuole
farsi pagare. Qualche dato fa capire meglio la situazione. Il governo Letta,
rispondendo a due “question time”,
aveva informato il Parlamento che dal 2000 al 2012 su 807 miliardi di
tasse accertate e messe a ruolo, lo
Stato aveva incassato 69 miliardi pari a 9 euro su 100. Oltre 100 miliardi non
erano esigibili per fallimenti vari e considerati altri impedimenti lo Stato
rimaneva creditore di 540 miliardi di euro. Ma ministri, burocrati e Agenzia
delle entrate hanno lasciato capire che quei soldi lo Stato non li incasserà
mai. Questo perché, normalmente, a fine contenzioso incassa il 3-5% di quanto
dovrebbe. In qualsiasi paese europeo e negli Stati Uniti un governo che si
comportasse allo stesso modo dovrebbe dimettersi. In Italia non succede nulla
perché non si riesce nemmeno a parlarne seriamente. Se si esclude Report di
Milena Gabanelli, la televisione ignora il problema. Eppure i debitori con
debiti maggiori di 500 mila euro valgono il 40% delle riscossioni complessive.
Quindi non stiamo parlando del bar sotto casa e nemmeno di imprese familiari.
Altro dato: chi deve al fisco più di 50 mila euro rappresenta circa il 3% delle
rateizzazioni ma il 53% degli importi da incassare mentre i piccoli debiti fino
a 5000 euro rappresentano l'11,3% dei debiti complessivi delle rateizzazioni in corso, pari a 25,5
miliardi. I dati confermano che facendo
pagare le tasse ai grandi e medi evasori si possono trovare i soldi da investire
in scuola, ricerca, innovazione e servizi pubblici essenziali.
Una politica
che ricava le risorse per mandare avanti il paese quasi esclusivamente dai
redditi fissi sovverte anche i pilastri della democrazia liberale e la sua
regola centenaria: “No representation
without taxation”. Invece,
soprattutto i grandi evasori sono rappresentati e come!
Ma anche quelle
dell'etica pubblica e della decenza, quando include nel PIL i proventi del
traffico di droga, della prostituzione della tratta degli esseri umani, del contrabbando.
Questa è anche una vergogna europea. Il che non dovrebbe consolarci.