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mercoledì 10 dicembre 2014

GLI UOMINI E LE IDEE
di Angelo Gaccione

A volte le idee sono odiose e gli uomini che le professano
sono spregevoli. Altre volte sono gli uomini che con il loro
comportamento e le loro azioni, rendono odiose e spregevoli
idee che, al contrario, hanno una loro nobiltà e una loro grandezza”.
(A.G.)
Bakunin fotografato da Nadar
La scoperta che uomini appartenenti a partiti di sinistra siano compromessi con mafia e delinquenza di destra, anzi, che ne siano parte integrante, ha sconvolto molti militanti. Che la moralità, su cui una parte della sinistra italiana aveva fondato la sua diversità e supremazia se ne fosse andata a quel paese già da anni, chi aveva occhi per vedere poteva constatarlo. Bastava dare un’occhiata a come erano stati ridotti i territori amministrati dalle giunte di sinistra in molte aree del Paese, agli interessi impropri, alla scarsa attenzione verso i beni pubblici, agli sprechi, alle clientele elettorali, e così via.
Sulla mutazione in peggio di quel ch’era stato il vecchio Pci, facevano fede l’inamovibilità dei maggiorenti garantita come un privilegio inalienabile; la disinvoltura con cui venivano formate le liste elettorali dal centro alle periferie; l’azzeramento dell’istituto dei cosiddetti probiviri. Da un certo punto in poi i satrapi del partito ebbero carta bianca per nominare, imporre e fare eleggere i propri portaborse e tirapiedi, e si vide come non andassero troppo per il sottile sui curricula e le biografie. Tutte le grandi decisioni venivano prese senza che i militanti potessero mettere becco. Si arrivò al punto che quasi tutti i ceti popolari presero la fuga: man mano che il partito cambiava pelle e nome, perdeva le tradizionali masse popolari che ne erano state il nerbo e l’ossatura. Da qui a trasformarsi in comitati d’affari il passo è breve, ed anche a sinistra le liste divennero rapidamente il veicolo più duttile per fulminanti carriere e arricchimenti personali.
Una aperta e diffusa diffidenza verso quelle che i politicanti chiamano “ideologie”  (il post-ideologico come foglia di fico per coprire il loro assoluto vuoto di pensiero e l’allentamento di qualsiasi scrupolo morale) faceva il resto. Tuttora non ci ripetono ad ogni pie’ sospinto che le ideologie sono morte? Non avendo mai posseduto uno straccio di idea, non avendo alcuna dimestichezza con il pensiero e le sue profondità, se ne liberano disinvoltamente decretandone la morte. Giovinastri incravattati e dai cervelli atrofizzati che hanno letto sì e no Baricco e Fabio Volo, si permettono di dichiarare morti giganti come Marx o Bakunin. Nella sua commedia satirica “Le vespe”, Aristofane a proposito di bell’imbusti di tal conio scrive: “Sono convinto che la mia vecchiaia è più forte dei riccioli di molti giovinastri, dei loro fronzoli da culirotti”.  
Marx
Tuttavia ci sono ancora degli irriducibili idealisti, convinti che le concezioni ideali e le religioni siano il miglior deterrente alla devira immorale degli uomini. Sarebbe magnifico se fosse davvero così, ed anch’io in gioventù mi ero fatta questa ingenua illusione. Purtroppo non è così. Giornalmente possiamo verificare dal rapporto diretto con le persone, come fra le loro idee ed il loro comportamento umano e sociale vi sia un abisso. Il mio mestiere non mi permette di coltivare illusioni. Quello che ho imparato nel corso della mia vita, è che non ci sono religioni o ideologie politiche che tengano. Gli uomini sono quello che sono, con i loro individuali comportamenti ed i loro appetiti. Si può essere politicamente di sinistra, ma umanamente infami; religiosamente timorati ma umanamente miserabili.
Spesso si hanno sorprese positive da persone lontanissime dalle nostre visioni ideali, e si scoprono comportamenti indegni da chi meno ce li aspetteremmo.
Ci sono giudici indegni, uomini di chiesa indegni, intellettuali indegni, come ve ne sono altrettanti ricchi di umanità e di abnegazione, disposti alla pietà e alla comprensione. In ogni campo è così e in ogni tempo sarà così: c’è sempre e solo l’agire individuale, la propria personale coscienza, ed è quello che conta. Nelle diverse circostanze  della vita, alcuni si comportano da uomini, altri da merde.



Altri droni italiani per i conflitti centrafricani
di Antonio Mazzeo


Prima l’Iraq e l’Afghanistan, poi la Libia, la Somalia, il Kuwait e la guerra ai migranti nel Mediterraneo. Adesso l’Africa sub-sahariana. Secondo quanto rivelato da RID, rivista italiana specializzata sulle tematiche della difesa, l’Aeronautica militare si appresta a dispiegare i velivoli senza pilota “Predator” del 32° Stormo di Amendola (Foggia) in un Paese appartenente alla fascia dell’Africa Centrale, per sostenere le operazioni occidentali contro le diverse milizie ribelli islamico radicali. Non è certo ancora dove i droni-spia italiani saranno rischierati, anche se è probabile che si tratti della martoriata Repubblica Centrafricana, dove da quest’estate opera un contingente di 50 uomini dell’8° Reggimento genio guastatori della Brigata paracadutisti “Folgore” di Legnago (Verona). Il personale italiano è integrato nella forza multinazionale dell’Unione Europea (EUFOR RCA) attivata a Bangui a giugno. Secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa, i parà nella RCA hanno il compito di “garantire il supporto della mobilità delle forze europee, la ricognizione e il mantenimento degli assi di comunicazione, la bonifica di residuati bellici e la realizzazione di lavori infrastrutturali in favore della popolazione e del governo locale”. Nei mesi scorsi, i militari hanno contribuito alla “protezione” delle imprese impegnate alla costruzione di un ponte tra due quartieri della capitale, in una delle aree più “sensibili” per la presenza di oltre 20.000 sfollati. Gli italiani partecipano insieme a un contingente delle forze speciali spagnole pure alle attività di vigilanza dello scalo aereo di Bangui. “L’aeroporto è l’unico terminal internazionale in Centrafrica”, spiega il portavoce della Difesa. “I genieri della brigata Folgore hanno migliorato la viabilità, realizzato le aree di controllo degli autoveicoli, controllato oltre 800 mezzi al giorno e rinforzato i checkpoint a protezione dello scalo”.
La componente militare dell’Unione Europea nella Repubblica Centrafricana (EUFOR RCA) è costituita da 750 unità di diverse nazioni e comprende anche una forza di polizia. Le attività vengono svolte nel quadro della risoluzione Onu n. 2134 del 28 gennaio 2014 e della decisione del Consiglio Europeo del 10 febbraio successivo, che autorizzano un’operazione militare transitoria di stabilizzazione interna in vista del pieno dispiegamento della missione delle Nazioni Unite denominata “MINUSCA” (Missione Multidimensionale Integrata per la Stabilizzazione nella Repubblica centrafricana). Dal 2013 ad oggi, Bruxelles ha stanziato più di 360 milioni di euro per finanziare gli interventi a favore delle autorità governative locali. Altri 5,7 milioni sono stati concessi il mese scorso per estendere le attività di EUFOR RCA sino al 15 marzo 2015 e “sostenere lo sforzo per un’effettiva transizione alla missione internazionale sotto l’egida dell’Onu”. MINUSCA ha preso il via ufficialmente il 15 settembre con il trasferimento a Bangui di 6.500 caschi blu e 1.000 poliziotti, cui si sono aggiunti i reparti francesi schierati nella RCA con l’operazione “Sangaris” e i 5.250 militai del contingente dell’Unione Africana “MISCA”, provenienti principalmente da Burundi, Camerun, Gabon e Repubblica del Congo. Di contro, 850 soldati del Ciad, inquadrati in MISCA, hanno dovuto lasciare il Paese perché accusati di violazioni e violenze ai danni della popolazione locale. Secondo gli accordi assunti internazionalmente, il governo di transizione della RCA dovrà fissare lo svolgimento di nuove elezioni politiche entro il febbraio 2015, mentre le Nazioni Unite garantiranno la presenza di un contingente di 12.000 effettivi con funzioni di ordine pubblico e “stabilizzazione”.
Stando a RID – Rivista italiana difesa anche il Ciad potrebbe essere uno dei candidati ad ospitare i “Predator” del 32° Stormo dell’Aeronautica militare italiana. “Un dispiegamento in Ciad, peraltro, permetterebbe anche di monitorare il vicino Niger e, soprattutto, il sud della Libia, aree estremamente sensibili anche per gli interessi italiani”, rivela RID. “A tal proposito, i Predator dell’Aeronautica potrebbero sostituire il Predator americano come del resto già accaduto a Gibuti”. Ad agosto, due droni italiani sono stati schierati nel piccolo paese del Corno d’Africa, nell’ambito della missione antipirateria dell’Unione Europea “Atalanta” e a supporto delle forze governative somale in lotta contro le milizie islamico-radicali di Al Shabab. In Ciad, invece, l’aeronautica militare degli Stati Uniti d’America dispiega un velivolo “Predator” e un contingente di 80 uomini per monitorare le attività del gruppo “terroristico” nigeriano Boko Haram. Altri aerei senza pilota Usa con funzioni d’intelligence, ricerca e riconoscimento sono stati dispiegati pure in Niger, mentre al controllo di una vasta area sub sahariana che dal Corno d’Africa si estende sino alle regioni settentrionali della Nigeria concorrono i “Global Hawk” statunitensi della stazione aeronavale siciliana di Sigonella.


CORRUZIONE E MAFIA:
DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA


In occasione della Giornata Mondiale contro la corruzione Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele e ispiratore della nostra campagna Riparte il futuro, ha presentato al Parlamento europeo l’agenda di priorità per l’Europa contro la corruzione il crimine organizzato. 
“Mi stupisco di chi si stupisce di quello che è accaduto a Roma” ha dichiarato don Luigi Ciotti facendo riferimento all'inchiesta Mafia Capitale, “Ho stima e riconoscenza per la magistratura e le forze investigative: i magistrati hanno fatto qualcosa di fondamentale aggiungendo al problema della corruzione l’aggravante mafiosa”.
Ciotti non usa mezzi termini: corruzione e mafia sono “due facce della stessa medaglia”.
“La procura di Roma ha inserito il 416 bis che individua nel nostro Paese i reati di stampo mafioso. Per concretizzare il reato non è necessario il controllo del territorio attraverso la violenza bruta, sparando e minacciando. Questa non è una mafia con la lupara”, dice il presidente di Libera.
“La corruzione sottrae denaro che potrebbe essere investito per dare dignità alle persone. Il problema non è solo chi fa il male ma quanti guardano e lasciano passare. È una società che ruba a se stessa”.
“C’è bisogno” prosegue Don Ciotti,“che l’Europa imprima quella marcia in più e l’Italia deve riflettere fortemente su tutto questo. Non è stata la stessa Banca d’Italia a parlare di corrotti che siedono regolarmente nei consigli di amministrazione di enti pubblici? Speravamo di avere superato tutto questo. La storia ci dice che può esistere una politica senza mafie ma che non possono esistere mafie senza il concorso della politica”.

Don Ciotti al Parlamento Europeo
Sei sono i punti dell’agenda di Libera per colpire il crimine organizzato e il sistema di potere su cui si basa: una normativa europea sui beni confiscati, il 21 marzo come Giornata Europea in memoria delle vittime di mafia, i crimini ambientali, la figura del procuratore pubblico europeo, il riciclaggio. E la proposta per l’Europa di Riparte il futuro, la campagna di Libera e Gruppo Abele contro la corruzione: una direttiva sulla tutela dei whistleblower: ovvero coloro che decidono di denunciare gli episodi di corruzione a cui si trovano ad assistere sul luogo di lavoro.
“Già 20 anni fa siamo venuti in Europa a portare dei contenuti e alcuni di loro sono stati recepiti dalle direttive europee” spiega ancora Luigi Ciotti,“Questi 20 anni sono testimoni di un 'noi': anche se la strada non è semplice ed è in salita siamo testimoni che dei passi definitivi sono stati fatti”. Molto ancora c’è da fare. “Solo 5 dei 28 Stati Membri dell’Ue hanno una normativa completa sulla corruzione”, tuona il presidente di Libera. E tutelano i whistleblower.
“Siamo in Europa per sollecitare con rispetto e forza l’Unione”.
Gruppo Abele e Libera