GLI UOMINI E LE IDEE
di Angelo Gaccione
“A volte le idee sono odiose e gli uomini che
le professano
sono spregevoli. Altre volte sono gli uomini
che con il loro
comportamento e le loro azioni, rendono
odiose e spregevoli
idee che, al contrario, hanno una loro
nobiltà e una loro grandezza”.
(A.G.)
Bakunin fotografato da Nadar |
Sulla mutazione in peggio
di quel ch’era stato il vecchio Pci, facevano fede l’inamovibilità dei maggiorenti garantita
come un privilegio inalienabile; la disinvoltura con cui venivano formate le
liste elettorali dal centro alle periferie; l’azzeramento dell’istituto dei
cosiddetti probiviri. Da un certo punto in poi i satrapi del partito ebbero
carta bianca per nominare, imporre e fare eleggere i propri portaborse e
tirapiedi, e si vide come non andassero troppo per il sottile sui curricula e
le biografie. Tutte le grandi decisioni venivano prese senza che i militanti
potessero mettere becco. Si arrivò al punto che quasi tutti i ceti popolari
presero la fuga: man mano che il partito cambiava pelle e nome, perdeva le
tradizionali masse popolari che ne erano state il nerbo e l’ossatura. Da qui a
trasformarsi in comitati d’affari il passo è breve, ed anche a sinistra le
liste divennero rapidamente il veicolo più duttile per fulminanti carriere e
arricchimenti personali.
Una aperta e diffusa
diffidenza verso quelle che i politicanti chiamano “ideologie” (il post-ideologico come
foglia di fico per coprire il loro assoluto vuoto di pensiero e l’allentamento
di qualsiasi scrupolo morale) faceva il resto. Tuttora non ci ripetono ad ogni
pie’ sospinto che le ideologie sono morte? Non avendo mai posseduto uno
straccio di idea, non avendo alcuna dimestichezza con il pensiero e le sue
profondità, se ne liberano disinvoltamente decretandone la morte. Giovinastri
incravattati e dai cervelli atrofizzati che hanno letto sì e no Baricco e Fabio
Volo, si permettono di dichiarare morti giganti come Marx o Bakunin. Nella sua
commedia satirica “Le vespe”,
Aristofane a proposito di bell’imbusti di tal conio scrive: “Sono convinto che
la mia vecchiaia è più forte dei riccioli di molti giovinastri, dei loro
fronzoli da culirotti”.
Marx |
Spesso si hanno sorprese
positive da persone lontanissime dalle nostre visioni ideali, e si scoprono comportamenti
indegni da chi meno ce li aspetteremmo.
Ci sono giudici indegni,
uomini di chiesa indegni, intellettuali indegni, come ve ne sono altrettanti
ricchi di umanità e di abnegazione, disposti alla pietà e alla comprensione. In
ogni campo è così e in ogni tempo sarà così: c’è sempre e solo l’agire
individuale, la propria personale coscienza, ed è quello che conta. Nelle diverse circostanze della vita, alcuni si
comportano da uomini, altri da merde.
Altri droni italiani per i conflitti
centrafricani
di Antonio Mazzeo
Prima l’Iraq e
l’Afghanistan, poi la Libia, la Somalia, il Kuwait e la guerra ai migranti nel
Mediterraneo. Adesso l’Africa sub-sahariana. Secondo quanto rivelato da RID,
rivista italiana specializzata sulle tematiche della difesa, l’Aeronautica
militare si appresta a dispiegare i velivoli senza pilota “Predator” del 32°
Stormo di Amendola (Foggia) in un Paese appartenente alla fascia dell’Africa
Centrale, per sostenere le operazioni occidentali contro le diverse milizie
ribelli islamico radicali. Non è certo ancora dove i droni-spia italiani
saranno rischierati, anche se è probabile che si tratti della martoriata
Repubblica Centrafricana, dove da quest’estate opera un contingente di 50
uomini dell’8° Reggimento genio guastatori della Brigata paracadutisti
“Folgore” di Legnago (Verona). Il personale italiano è integrato nella forza
multinazionale dell’Unione Europea (EUFOR RCA) attivata a Bangui a giugno.
Secondo quanto dichiarato dal Ministero della difesa, i parà nella RCA hanno il
compito di “garantire il supporto della mobilità delle forze europee, la
ricognizione e il mantenimento degli assi di comunicazione, la bonifica di
residuati bellici e la realizzazione di lavori infrastrutturali in favore della
popolazione e del governo locale”. Nei mesi scorsi, i militari hanno
contribuito alla “protezione” delle imprese impegnate alla costruzione di un
ponte tra due quartieri della capitale, in una delle aree più “sensibili” per
la presenza di oltre 20.000 sfollati. Gli italiani partecipano insieme a un
contingente delle forze speciali spagnole pure alle attività di vigilanza dello
scalo aereo di Bangui. “L’aeroporto è l’unico terminal internazionale in
Centrafrica”, spiega il portavoce della Difesa. “I genieri della brigata
Folgore hanno migliorato la viabilità, realizzato le aree di controllo degli
autoveicoli, controllato oltre 800 mezzi al giorno e rinforzato i checkpoint a
protezione dello scalo”.
La componente militare dell’Unione Europea nella
Repubblica Centrafricana (EUFOR RCA) è costituita da 750 unità di diverse
nazioni e comprende anche una forza di polizia. Le attività vengono svolte nel
quadro della risoluzione Onu n. 2134 del 28 gennaio 2014 e della decisione del
Consiglio Europeo del 10 febbraio successivo, che autorizzano un’operazione
militare transitoria di stabilizzazione interna in vista del pieno
dispiegamento della missione delle Nazioni Unite denominata “MINUSCA” (Missione
Multidimensionale Integrata per la Stabilizzazione nella Repubblica
centrafricana). Dal 2013 ad oggi, Bruxelles ha stanziato più di 360 milioni di
euro per finanziare gli interventi a favore delle autorità governative locali.
Altri 5,7 milioni sono stati concessi il mese scorso per estendere le attività di
EUFOR RCA sino al 15 marzo 2015 e “sostenere lo sforzo per un’effettiva
transizione alla missione internazionale sotto l’egida dell’Onu”. MINUSCA ha
preso il via ufficialmente il 15 settembre con il trasferimento a Bangui di
6.500 caschi blu e 1.000 poliziotti, cui si sono aggiunti i reparti francesi
schierati nella RCA con l’operazione “Sangaris” e i 5.250 militai del
contingente dell’Unione Africana “MISCA”, provenienti principalmente da
Burundi, Camerun, Gabon e Repubblica del Congo. Di contro, 850 soldati del
Ciad, inquadrati in MISCA, hanno dovuto lasciare il Paese perché accusati di
violazioni e violenze ai danni della popolazione locale. Secondo gli accordi
assunti internazionalmente, il governo di transizione della RCA dovrà fissare
lo svolgimento di nuove elezioni politiche entro il febbraio 2015, mentre le
Nazioni Unite garantiranno la presenza di un contingente di 12.000 effettivi
con funzioni di ordine pubblico e “stabilizzazione”.
Stando a RID – Rivista italiana difesa anche il Ciad
potrebbe essere uno dei candidati ad ospitare i “Predator” del 32° Stormo
dell’Aeronautica militare italiana. “Un dispiegamento in Ciad, peraltro,
permetterebbe anche di monitorare il vicino Niger e, soprattutto, il sud della
Libia, aree estremamente sensibili anche per gli interessi italiani”, rivela
RID. “A tal proposito, i Predator dell’Aeronautica potrebbero sostituire il
Predator americano come del resto già accaduto a Gibuti”. Ad agosto, due droni
italiani sono stati schierati nel piccolo paese del Corno d’Africa, nell’ambito
della missione antipirateria dell’Unione Europea “Atalanta” e a supporto delle
forze governative somale in lotta contro le milizie islamico-radicali di Al
Shabab. In Ciad, invece, l’aeronautica militare degli Stati Uniti d’America
dispiega un velivolo “Predator” e un contingente di 80 uomini per monitorare le
attività del gruppo “terroristico” nigeriano Boko Haram. Altri aerei senza
pilota Usa con funzioni d’intelligence, ricerca e riconoscimento sono stati
dispiegati pure in Niger, mentre al controllo di una vasta area sub sahariana
che dal Corno d’Africa si estende sino alle regioni settentrionali della
Nigeria concorrono i “Global Hawk” statunitensi della stazione aeronavale
siciliana di Sigonella.
CORRUZIONE E MAFIA:
DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
In occasione
della Giornata Mondiale contro la corruzione Luigi Ciotti, presidente di Libera
e Gruppo Abele e ispiratore della nostra campagna Riparte il futuro, ha
presentato al Parlamento europeo l’agenda di priorità per l’Europa contro la
corruzione il crimine organizzato.
“Mi stupisco di chi si stupisce di quello che è accaduto
a Roma” ha dichiarato don Luigi Ciotti facendo riferimento all'inchiesta Mafia
Capitale, “Ho stima e riconoscenza per la magistratura e le forze
investigative: i magistrati hanno fatto qualcosa di fondamentale aggiungendo al
problema della corruzione l’aggravante mafiosa”.
Ciotti non usa mezzi termini: corruzione e mafia sono
“due facce della stessa medaglia”.
“La procura di Roma ha inserito il 416 bis che individua
nel nostro Paese i reati di stampo mafioso. Per concretizzare il reato non è
necessario il controllo del territorio attraverso la violenza bruta, sparando e
minacciando. Questa non è una mafia con la lupara”, dice il presidente di
Libera.
“La corruzione sottrae denaro che potrebbe essere
investito per dare dignità alle persone. Il problema non è solo chi fa il male
ma quanti guardano e lasciano passare. È una società che ruba a se stessa”.
“C’è bisogno” prosegue Don Ciotti,“che l’Europa imprima
quella marcia in più e l’Italia deve riflettere fortemente su tutto questo. Non
è stata la stessa Banca d’Italia a parlare di corrotti che siedono regolarmente
nei consigli di amministrazione di enti pubblici? Speravamo di avere superato
tutto questo. La storia ci dice che può esistere una politica senza mafie ma
che non possono esistere mafie senza il concorso della politica”.
Don Ciotti al Parlamento Europeo |
Sei sono i punti dell’agenda di Libera per colpire il
crimine organizzato e il sistema di potere su cui si basa: una normativa
europea sui beni confiscati, il 21 marzo come Giornata Europea in memoria delle
vittime di mafia, i crimini ambientali, la figura del procuratore pubblico
europeo, il riciclaggio. E la proposta per l’Europa di Riparte il futuro, la
campagna di Libera e Gruppo Abele contro la corruzione: una direttiva sulla
tutela dei whistleblower: ovvero coloro che decidono di denunciare gli episodi
di corruzione a cui si trovano ad assistere sul luogo di lavoro.
“Già 20 anni fa siamo venuti in Europa a portare dei
contenuti e alcuni di loro sono stati recepiti dalle direttive europee” spiega
ancora Luigi Ciotti,“Questi 20 anni sono testimoni di un 'noi': anche se la strada non è semplice ed è in salita siamo
testimoni che dei passi definitivi sono stati fatti”. Molto ancora c’è da fare.
“Solo 5 dei 28 Stati Membri dell’Ue hanno una normativa completa sulla
corruzione”, tuona il presidente di Libera. E tutelano i whistleblower.
“Siamo in Europa per sollecitare con rispetto e forza
l’Unione”.
Gruppo Abele e
Libera