Intervista a Luca Maciacchini
in occasione del suo nuovo
spettacolo
“Caini e spalloni”
Odissea: Come nasce il progetto?
Maciacchini: Nasce su suggerimento di un operatore culturale del
Comune di Ponte Tresa, Svizzera.In occasione della presentazione del libro “Caini
e spalloni” di Sergio Scipioni. Mi suggerì di cercare se fra quei racconti
di vita vissuta ci poteva essere qualche 'fonte di ispirazione'. Ne trassi
subito tre canzoni, accolte molto favorevolmente la sera stessa della
presentazione pubblica.
O: Come è avvenuto il lavoro di
costruzione dei testi dei monologhi?
M: L'editore del libro
Giacomo Morandi ha scritto una prima stesura del testo, poi arricchito
dall'amico e collega Davide Colavini che cura anche la regia dello spettacolo.
Si è attinto dai testi originali, ma anche dalla nostra personale fantasia.
O:“Quando eravamo quasi nemici”. È tua l’idea del titolo del cd?
M: No, è stata un'idea di
Giacomo Morandi che, per distinguerlo dal titolo del libro, ha proposto varie
denominazioni: io ho scelto quella che mi pareva meno scontata e più
accattivante.
O:
Che lingua usi nei monologhi?
M: L'italiano, mentre per
le canzoni abbiamo ritenuto opportuno ricorrere al mio dialetto personale.
O: È un dialetto che si parla ancora?
M: Per la verità è un dialetto
piuttosto 'viscerale': un misto fra milanese, varesotto e ticinese. Io sono una
sorta di 'turista autodidatta' del dialetto che ho imparato ascoltando i dischi
di Nanni Svampa e Walter Valdi, mescolandolo con quel poco che sentivo parlare
da alcuni miei parenti. Forse è un dialetto, il mio, che non esiste
ufficialmente, lo chiamo scherzosamente il maciacchinese.
O: Che costumi porti in
scena e chi li ha realizzati?
M: Una divisa di finaziere
autentica, acquistata on line. Non abbiamo potuto fare diversamente, la Guardia
di Finanza non ci avrebbe concesso abiti di archivio.
O: Come sarà impostata la regia dello spettacolo “Quando eravamo quasi
nemici”?
M: In maniera molto semplice: sono in scena con la mia chitarra e
due frecce indicatrici, una indica l'Italia e una indica la Svizzera, a
ricordarci le due realtà geografiche fra le quali si svolge la vicenda.
O: Quale tra le storie che interpreti ti ha maggiormente
commosso?
M: Di fatto interpreto soltanto il finanziere che racconta tutte le
vicende dal suo punto di vista; ed è proprio lui che più di tutti i personaggi
evocati, oltre a commuovermi mi provoca compassione, nel senso originario del
termine. Quasi un parallelo fra gli odierni magistrati che fanno fino in fondo
il loro dovere, per poi sentirsi frustrati di fronte a una legge che dovrebbe
garantire giustizia, e che per una ragione o per l'altra, nei fatti non basta a
farli arrivare al buon fine che essi perseguono.
O: Tu che sei originario di
Varese, non lontano dal confine con la Svizzera, sai se esiste tuttora la
realtà narrata nei tuoi monologhi?
M: Probabilmente non
esiste più in questa forma. L'esportazione di materiale non propriamente lecito
è forse da ricercare in ambiti coperti dal segreto bancario.
O: Dove è distribuito il tuo cd?
M: Per ora soltanto
durante i miei spettacoli, ma si può acquistare anche on line scrivendo a info@giacomomorandi.it
O: Quali sono le tappe di “Quando
eravamo quasi nemici”?
M: Farò una tournée nel
Nord Italia e in Svizzera, specialmente nelle terre di confine. Lo presenteremo
anche attraverso emittenti radiofoniche e televisive dei due paesi.
Luca
Marchesini. Attore, musicista e cantautore poliedrico. Innamorato del
teatro e della musica fin dalla tenera età, dopo la maturità classica si
diploma presso la Scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Consegue
il diploma di chitarra classica presso il conservatorio musicale “Guido
Cantelli” di Novara. La sua carriera artistica di attore è distinta da
prestigiose collaborazioni in teatro con i registi: Gabriele Vacis, Michal
Znaniecki, Eugenio Allegri, Giampiero Solari, Roberto Brivio e Walter Manfré. I
suoi concerti di chitarra classica riscuotono successo sia in Italia che in
Svizzera. Nel 1999 pubblica un saggio dedicato alle canzoni di Fabrizio De
Andrè dal titolo “Anima salva” Le canzoni di Fabrizio De Andrè.
Discografia: “Semaforo rosso” (Ecosound 2008);
“Il boomerang di Dante” (Devega 2010). Tra i suoi
spettacoli teatrali piu’ significativi: “Virgilio è ballabile”
(2003 in onda anche su Radio Svizzera Italiana) - “Semaforo rosso”
(2004) - “Omero jazz e blues” (2009) - “Giorgio Ambrosoli”
(2011). Le traduzioni dei testi in lingua italiana di “Caini e Spalloni”
sono disponibili sul sito web: www.lucamaciacchini.com
PER RIMANERE UMANI
TEATRO
Dopo il successo romano, “Io. Camille” della nostra collaboratrice
Chiara Pasetti, approda a Milano, nel bellissimo teatro
liberty
di via Filodrammatici, situato nel cuore della città.
“IO. CAMILLE”
Drammaturgia di Chiara Pasetti
Con Silvia Lorenzo
Regia di Angelo Donato Colombo
La voce di Rodin è di Massimo Popolizio
Voce fuori scena di Anna Bonaiuto
Al “Teatro Filodrammatici” di Milano
(Via Filodrammatici 1, Milano, a fianco del Teatro alla
Scala)
Venerdì 13, Sabato 14 Febbraio 2015, ore 21.
Lo spettacolo Io. Camille vuole
raccontare la scultrice geniale e la donna appassionata che fu Camille Claudel
(1864–1943). Personalità inquieta, irriverente, incline a violente passioni,
condusse un’¬esistenza interamente dedicata alla sua arte, svolgendo un
mestiere da uomini e legandosi sia artisticamente sia sentimentalmente al
maestro della scultura francese Auguste Rodin. La fine della loro relazione
segnerà un distacco definitivo, irreversibile, che si riverbera anche nelle
opere di entrambi. Mentre il suo nome, finalmente, comincia ad emergere, e il
suo talento viene riconosciuto, Camille si chiude in un isolamento carico di
manie di persecuzione, distruggendo molti suoi lavori. Abbandono, rabbia, amarezza,
solitudine, frustrazione, delusione, amore ferito, odio, senso di «qualcosa di
assente» che sempre l’aveva tormentata... Tutto questo confluisce in una
psicosi paranoica per la quale la madre e il fratello Paul ne chiedono l’internamento
in un asilo per alienati mentali. Un ricovero che pare essere “temporaneo”, e
che la vedrà trent’anni chiusa fra le mura del manicomio di Montdevergues,
presso Avignone; non scolpirà più una sola opera dal momento del suo ingresso.
Morirà in manicomio, nel 1943. Sola, abbandonata da tutti. Nemmeno il suo nome
nella fossa comune, ma un numero di matricola: 1943-392. Impossibile capire di chi si trattasse.
Ero io… Io.
Camille.