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venerdì 16 gennaio 2015


Intervista a Luca Maciacchini
in occasione del suo nuovo spettacolo
“Caini e spalloni”

Odissea: Come nasce il progetto?
Maciacchini: Nasce su suggerimento di un operatore culturale del Comune di Ponte Tresa, Svizzera.In occasione della presentazione del libro “Caini e spalloni” di Sergio Scipioni. Mi suggerì di cercare se fra quei racconti di vita vissuta ci poteva essere qualche 'fonte di ispirazione'. Ne trassi subito tre canzoni, accolte molto favorevolmente la sera stessa della presentazione pubblica.
O: Come è avvenuto il lavoro di costruzione dei testi dei monologhi?
M: L'editore del libro Giacomo Morandi ha scritto una prima stesura del testo, poi arricchito dall'amico e collega Davide Colavini che cura anche la regia dello spettacolo. Si è attinto dai testi originali, ma anche dalla nostra personale fantasia.
O:“Quando eravamo quasi nemici”. È tua l’idea del titolo del cd?
M: No, è stata un'idea di Giacomo Morandi che, per distinguerlo dal titolo del libro, ha proposto varie denominazioni: io ho scelto quella che mi pareva meno scontata e più accattivante.
O: Che lingua usi nei monologhi?
M: L'italiano, mentre per le canzoni abbiamo ritenuto opportuno ricorrere al mio dialetto personale.
O: È un dialetto che si parla ancora?
M: Per la verità è un dialetto piuttosto 'viscerale': un misto fra milanese, varesotto e ticinese. Io sono una sorta di 'turista autodidatta' del dialetto che ho imparato ascoltando i dischi di Nanni Svampa e Walter Valdi, mescolandolo con quel poco che sentivo parlare da alcuni miei parenti. Forse è un dialetto, il mio, che non esiste ufficialmente, lo chiamo scherzosamente il maciacchinese.
O: Che costumi porti in scena e chi li ha realizzati?
M: Una divisa di finaziere autentica, acquistata on line. Non abbiamo potuto fare diversamente, la Guardia di Finanza non ci avrebbe concesso abiti di archivio.
O: Come sarà impostata la regia dello spettacolo “Quando eravamo quasi nemici”?
M: In maniera molto semplice: sono in scena con la mia chitarra e due frecce indicatrici, una indica l'Italia e una indica la Svizzera, a ricordarci le due realtà geografiche fra le quali si svolge la vicenda.
O: Quale tra le storie che interpreti ti ha maggiormente commosso?
M: Di fatto interpreto soltanto il finanziere che racconta tutte le vicende dal suo punto di vista; ed è proprio lui che più di tutti i personaggi evocati, oltre a commuovermi mi provoca compassione, nel senso originario del termine. Quasi un parallelo fra gli odierni magistrati che fanno fino in fondo il loro dovere, per poi sentirsi frustrati di fronte a una legge che dovrebbe garantire giustizia, e che per una ragione o per l'altra, nei fatti non basta a farli arrivare al buon fine che essi perseguono.  
O: Tu che sei originario di Varese, non lontano dal confine con la Svizzera, sai se esiste tuttora la realtà narrata nei tuoi monologhi?
M: Probabilmente non esiste più in questa forma. L'esportazione di materiale non propriamente lecito è forse da ricercare in ambiti coperti dal segreto bancario.
O: Dove è distribuito il tuo cd?
M: Per ora soltanto durante i miei spettacoli, ma si può acquistare anche on line scrivendo a info@giacomomorandi.it
O: Quali sono le tappe di Quando eravamo quasi nemici”?
M: Farò una tournée nel Nord Italia e in Svizzera, specialmente nelle terre di confine. Lo presenteremo anche attraverso emittenti radiofoniche e televisive dei due paesi.

Luca Marchesini. Attore, musicista e cantautore poliedrico. Innamorato del teatro e della musica fin dalla tenera età, dopo la maturità classica si diploma presso la Scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Consegue il diploma di chitarra classica presso il conservatorio musicale “Guido Cantelli” di Novara. La sua carriera artistica di attore è distinta da prestigiose collaborazioni in teatro con i registi: Gabriele Vacis, Michal Znaniecki, Eugenio Allegri, Giampiero Solari, Roberto Brivio e Walter Manfré. I suoi concerti di chitarra classica riscuotono successo sia in Italia che in Svizzera. Nel 1999 pubblica un saggio dedicato alle canzoni di Fabrizio De Andrè dal titolo “Anima salva” Le canzoni di Fabrizio De Andrè. Discografia: “Semaforo rosso” (Ecosound 2008);  “Il boomerang di Dante” (Devega 2010). Tra i suoi spettacoli teatrali piu’ significativi: “Virgilio è ballabile” (2003 in onda anche su Radio Svizzera Italiana) - “Semaforo rosso” (2004) - “Omero jazz e blues” (2009) - “Giorgio Ambrosoli” (2011). Le traduzioni dei testi in lingua italiana di “Caini e Spalloni” sono disponibili sul sito web: www.lucamaciacchini.com


PER RIMANERE UMANI





                                                  








TEATRO
Dopo il successo romano, “Io. Camille” della nostra collaboratrice
Chiara Pasetti, approda a Milano, nel bellissimo teatro liberty
di via Filodrammatici, situato nel cuore della città.
Un appuntamento da non perdere.




“IO. CAMILLE”
Drammaturgia di Chiara Pasetti 
Con Silvia Lorenzo
Regia di Angelo Donato Colombo 
La voce di Rodin è di Massimo Popolizio
Voce fuori scena di Anna Bonaiuto
Al “Teatro Filodrammatici” di Milano  
(Via Filodrammatici 1, Milano, a fianco del Teatro alla Scala)
Venerdì 13, Sabato 14 Febbraio 2015, ore 21.

Lo spettacolo Io. Camille vuole raccontare la scultrice geniale e la donna appassionata che fu Camille Claudel (1864–1943). Personalità inquieta, irriverente, incline a violente passioni, condusse un’¬esistenza interamente dedicata alla sua arte, svolgendo un mestiere da uomini e legandosi sia artisticamente sia sentimentalmente al maestro della scultura francese Auguste Rodin. La fine della loro relazione segnerà un distacco definitivo, irreversibile, che si riverbera anche nelle opere di entrambi. Mentre il suo nome, finalmente, comincia ad emergere, e il suo talento viene riconosciuto, Camille si chiude in un isolamento carico di manie di persecuzione, distruggendo molti suoi lavori. Abbandono, rabbia, amarezza, solitudine, frustrazione, delusione, amore ferito, odio, senso di «qualcosa di assente» che sempre l’aveva tormentata... Tutto questo confluisce in una psicosi paranoica per la quale la madre e il fratello Paul ne chiedono l’internamento in un asilo per alienati mentali. Un ricovero che pare essere “temporaneo”, e che la vedrà trent’anni chiusa fra le mura del manicomio di Montdevergues, presso Avignone; non scolpirà più una sola opera dal momento del suo ingresso. Morirà in manicomio, nel 1943. Sola, abbandonata da tutti. Nemmeno il suo nome nella fossa comune, ma un numero di matricola: 1943-392. Impossibile capire di chi si trattasse.
Ero io… Io. Camille.