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domenica 28 giugno 2015

MONTE STELLA E GIARDINO DEI GIUSTI
A ciascuno di noi sta a cuore il Monte Stella e il “Giardino dei Giusti” che vi risiede. I lettori di “Odissea” da qualche tempo stanno seguendo il dibattito su queste pagine, attraverso le interviste e gli scritti dei Comitati e singole personalità che stiamo ospitando. Il confronto prosegue, in maniera civile e costruttiva, come dimostrano anche i due scritti qui riprodotti.
Nel ringraziare pubblicamente gli autori, “Odissea” ribadisce la sua disponibilità di tribuna libera, per quanti vorranno dare il loro contributo di idee e di fattiva progettualità. (A.G.)  

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Con amor di trasparenza e di verità
di Stefano Levi Della Torre
Stefano Levi Della Torre
Riguardo alla controversia su Monte Stella e Giardino dei Giusti preciso quanto segue:
L'arch. Meneghetti ha correttamente diffuso la sua lettera e la mia risposta, avendo richiesto e ricevuto il mio permesso. Io ho avuto la scorrettezza di non rivedere le mie parole, visto che dovevano essere diffuse. Ho scritto che il progetto dovrebbe essere "ritirato", ma smentisco me stesso: in realtà quello che penso è che il progetto di Valabrega debba essere visto da chi non l'avesse ancora fatto e malgrado ciò ha preso posizione in proposito;  che il progetto è stato già discusso in varie sedi, che in base a tali confronti già avvenuti è stato modificato e alleggerito, e che, dopo ciò, il progetto debba e possa essere ulteriormente discusso e rivisto.
Penso che il sito del Giardino debba restare quello su cui è già impiantato da molti anni, radicandolo ormai come tradizione; che il Giardino non debba essere relegato in luogo pudico e discreto, ma debba al contrario essere percepito da chiunque fruisca di Monte Stella; che il Giardino non abbia da essere solo un luogo silenzioso di rimembranze, ma un luogo in cui si svolgono  delle attività di trasmissione di conoscenze e discussione, e debba essere attrezzato per queste funzioni. Inoltre penso che il Giardino, per la rilevanza che ha assunto sul piano cittadino ed europeo ad opera meritoria del Gariwo, debba assumere un'immagine, non chiusa ma distinguibile, che peraltro ribadirebbe il significato simbolico originario, pensato da Bottoni, dello stesso Monte Stella, significato logorato dall'abitudine passiva alla semplice esistenza del Monte. Dunque penso alla necessità del progetto, e di un progetto che tenga  conto di questi due versanti, quello delle attività e funzioni e quello dell'immagine simbolica, in coerenza con la qualità, la fruibilità, il significato complessivi di Monte Stella. Penso che la proposta di devolvere agli immigrati le risorse inerenti al progetto sia involontariamente un ricatto moralistico, peraltro riferibile a qualunque iniziativa culturale: come se il Giardino dei Giusti non fosse uno dei luoghi volti a promuovere una mentalità e un senso comune aperto all'accoglienza e alla solidarietà: mentalità e senso comune violentemente osteggiati in Italia e in Europa, e dunque tanto più necessari oggi di fronte alla tragedia storica dell'immigrazione. Penso che la controversia in corso offra in positivo l'occasione per affrontare argomenti di una tale importanza civile, culturale e politica, e che sarebbe uno spreco che essa venisse vanificata dall'attuale irrigidimento delle posizioni. Per questo ritengo necessario riprendere la discussione, depurandola da sospetti ipotetici e suscettibilità private, con lo sguardo alle cose più importanti.
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Non tradire l'idea originaria
di Giancarlo Cosonni e Graziella Tonon 

G. Consonni
G. Tonon
Caro Stefano,
è troppo forte il sentimento di amicizia che ci lega, per non risponderti.
Vediamo che anche tu, per sminuire la forza del dissenso utilizzi questa formula: che il progetto «debba essere visto da chi non l'avesse ancora fatto e malgrado ciò ha preso posizione in proposito». Cosa ne sai tu di come sono state raccolte le firme? Potremmo a nostra volta dire del modo, questo sì documentabile, di come sono state raccolte le firme tra i banchi dei consiglieri comunali (“Sei per il Giardino dei Giusti?” “Sì”. “Allora firma”). Ma dove porta una polemica che tende a dare dello sprovveduto a chi dissente?
Tu ci hai invitato in pubblico e in privato alla moderazione. Se non fosse venuto da te, avremmo respinto l’invito al mittente. Abbiamo solo portato ragioni e motivazioni e se abbiamo usato la parola “ridicolaggine” è a proposito dell’idea della “Stanza delle macerie” che il progettista intendeva mettere in un parco, il Monte Stella, che è fatto di macerie, carne e ossa della città di Milano massacrata dalla guerra. Volevamo indicare a quali insulsaggini possa arrivare la deriva comunicativa che trasforma il sacro in messaggio. Che si affida a un immaginario fatto di muri (!) e di totem (!).
Di tutto questo tu sei un esperto e puoi dirci se ridicolaggine e insulsaggini sono parole fuori luogo.
Ma qui, caro Stefano, si è andati oltre, molto oltre (un oltre su cui tu taci).
Gabriele Nissim nel suo ultimo messaggio usa termini come "decadimento” e “degenerazione politica". Sono parole che pesano come macigni. Stentiamo a capire chi sia il bersaglio dell'invettiva. Sono i 235 intellettuali e i 2.000 (duemila) cittadini che in questi giorni hanno firmato appelli per la difesa del Monte Stella? Se è così, trasecoliamo. Bollare come sintomo di "degenerazione politica" la presa di posizione di persone che hanno un pensiero diverso dal proprio (su un progetto di trasformazione radicale di un luogo amato dai cittadini e già ottimamente configurato) fa tristezza. Così come fa tristezza vedere una persona che, per aver promosso una splendida realizzazione come quella del Giardino dei Giusti, ritiene, grazie a un accordo con l'Amministrazione comunale, di poter disporre a piacimento di un bene comune.
Per porre un argine a questa irresponsabile deriva su ArcipelagoMilano
http://www.arcipelagomilano.org/archives/38782
abbiamo anche indicato una proposta di festa cittadina per il Monte Stella e il Giardino dei Giusti, in cui i valori che questi due monumenti (antimonumentali) rappresentano vengano celebrati insieme, fugando fantasmi agitati irresponsabilmente (si veda, tra il resto, ad esempio:
http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/06/23/giardino-dei-giusti-milano/)
Cui prodest?
Trasformare il delicato Giardini dei Giusti fin qui realizzato in uno spazio della comunicazione crediamo sia un tradimento della splendida idea originaria. Lo si vuol fare? Non siamo certo noi che possiamo impedirlo (anche se insistiamo nel consigliare un’altra strada: tenersi leggeri, conquistare i cuori e le menti in modo congruente con la tragedia che si vuole che non sia dimenticata).
Ma se si insegue una maggiore visibilità (con modi che rasenta la pubblicità), perché questo discutibile cambio di rotta deve essere imboccato a spese di un luogo mirabile?
Il Monte Stella è:
1) un bene comune;
2) un capolavoro del disegno del paesaggio contemporaneo;
3) un simbolo duplice: è insieme il memoriale della città di Milano massacrata dalla guerra e un messaggio di pace.
4) il luogo dove è sorto il primo Giardino dei Giusti.
I valori simbolici di cui ai punti 3 e 4 sono perfettamente convissuti fin qui, nel rispetto dell'architettura del Monte Stella, voluta e ideata da Piero Bottoni.
Ora, inseguendo un potenziamento della visibilità e della comunicazione, Gariwo vuole cambiare pagina: punta a segnare pesantemente l'intera seconda balza a sud-est del Monte Stella che guarda verso il QT8. Il risultato - l'abbiamo detto e ridetto - sarà un'esposizione di quel luogo ai vandalismi di ogni genere da cui il degrado e alla fine la risposta prevedibile: un'alta recinzione contro vandalismi e degrado e, infine, la perdita per la città di uno splendido luogo pubblico.
Il Giardino dei Giusti sta a cuore a noi non meno che a Gariwo.
Per questo ci permettiamo di avanzare una controproposta.
Ti ricordi del progetto per piazza Fontana di Gino Pollini? Se non l'hai presente, lo riassumiamo in due parole: una piantata regolare di ciliegi da fiore per risolvere la parte inconclusa della piazza (quella a oriente verso l'ex Palazzo di Giustizia, ora sede del Comando dei vigili urbani). Quello per noi è un luogo appropriato per il Giardino dei Giusti. Sempre che si rispetti il progetto di Pollini e non lo si voglia marcare con muri, muretti, totem ecc. o altra segnaletica: bastano i ciliegi e il nome. Anche perché nessun muro sarà mai lungo abbastanza per accogliere i nomi dei giusti del mondo.
Con l’amicizia di sempre
Giancarlo Consonni
Graziella Tonon