Pagine

sabato 26 settembre 2015

OMAGGIO A RAVENNA
di Angelo Gaccione
Sant'Apollinare Nuovo
Mi chiedo che cosa posso aggiungere di originale, parlandovi di Ravenna, a quanto è stato già scritto da viaggiatori autorevoli e provenienti dai paesi più diversi: da Henry James a Byron, da Oscar Wilde a Klimt, da Hermann Hesse a Freud, da Jung a Fo, da Eliot alla Yourcenar e così via. Potrei parlarvi di strani frammenti di sogni (chissà perché il mio soggiorno a Ravenna è stato affollato di sogni come non mi accadeva da tempo), o delle mie scarpinate fino a farmi dolere i piedi. Di Dante no, sarebbe fin troppo banale, e prima o poi qualunque intellettuale finisce per approdare nella via che porta il suo nome ed infilarsi nella cappella dove riposano i suoi resti, per rendergli omaggio. Certo i mosaici di cui la città va fiera ed è nota in tutto il mondo sono strepitosi, e le tre basiliche (san Vitale, sant’Apollinare in Classe, sant’Apollinare Nuovo) vi lasciano senza fiato. Così come sono magnifici il Mausoleo di Galla Placidia, la Cappella di sant’Andrea del Museo Arcivescovile, il Battistero degli Ariani, quello degli Ortodossi detto anche Neoniano, e la pavimentazione della cosiddetta Domus dei Tappeti di Pietra. E conservano tutto il loro fascino i deliziosi chiostri appartati, come le piazze che qui e là vi compaiono improvvise per sorprendervi. 
Santa Maria in Porto
Io non sono rimasto indifferente neppure alla piazza dove troneggia la bianca facciata cinquecentesca di Santa Maria in Porto, che corre lungo la via Di Roma, la più trafficata della città. Dal balcone di via Cerchio, con la luce del mattino, era particolarmente suggestiva, e quando un ammasso di nubi bianchissime stazionava dietro il campanile, il fondale azzurro del cielo conferiva a tutta la piazza uno scenario magico. Abbiamo avuto la fortuna di fotografare questo spettacolo, ed è un vero peccato che gli archi della Loggetta Lombardesca si trovino alle spalle della piazza. Tuttavia essa è abbastanza armonica e gli edifici bassi e colorati, le aiuole fiorite, il verde e le sculture offrono un bel colpo d’occhio. 

Mercato coperto
E non sono rimasto indifferente al bellissimo mercato liberty di piazza Andrea Costa, da tempo lasciato a se stesso, e che per me è prezioso quanto il Foro Annonario di Senigallia. Sarebbe un grave danno per la città se questa fantasiosa costruzione dovesse andare definitivamente in rovina. Tuttavia io stravedo, letteralmente stravedo, per i bei campanili tondi addossati alle chiese e che le sovrastano. Ad un primo impatto possono apparirvi tozzi e grevi, se paragonati agli snelli campanili di più tarda età e fattura. Ma se li osservate a più riprese e in momenti diversi della giornata, magari con la luce chiara di settembre e un ricamo di nuvole bianche che fanno da cornice ad una quinta azzurra di cielo, vi appariranno diversi. Le feritoie che ruotano lungo l’intero “fusto” dal basso in alto (monofore, bifore, trifore), spezzano il senso di pesantezza e interrompendo il pieno assoluto dei mattoni, ne accentuano lo slancio. Questo gioco di intermittenze fra  pieni e il vuoti conferisce ai campanili una certa leggerezza e lo sguardo ne è catturato. Per uno che ritiene architettonicamente significative le stesse ciminiere a mattoni delle vecchie filande e degli opifici costruiti tra Otto e Novecento, (alcune miracolosamente sopravvissute alla furia iconoclasta del “nuovo” e del “moderno”, e per fortuna continuano a svettare affilate e leggere verso il cielo anche qui a Milano), questi campanili tondi di Ravenna sono una testimonianza forte di quella architettura verticale che si diffonderà nell’intera Europa cristiana.

                                                                   ***