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sabato 3 ottobre 2015

SUL DEBITO

A proposito di debito, invito alla lettura del poco noto “Discorso sul debito” di Thomas Sankara, all’epoca presidente del Burkina Faso, tenuto il 29 luglio 1987 ad Addis Abeba nell’ambito del convegno dell’OUA (Organizzazione per l’unità africana).
Nel suo discorso, Sankara rileva che chi ha prestato denaro ai paesi africani sono gli stessi che li avevano colonizzati e che, all’epoca, gestivano gli stati e le economie. Sono gli stessi colonizzatori che indebitavano l’Africa con il denaro della finanza internazionale. Il colonialismo è finito, ma è restato il debito. Il debito è dunque una forma di neocolonialismo e i colonizzatori si sono trasformati ora negli “assistenti tecnici” (che dovremmo chiamare “assassini tecnici”, dice Sankara), i quali hanno proposto allettanti e fraudolenti canali di finanziamento, così l’Africa si è indebitata per il suo futuro prossimo venturo. Ecco due brevi stralci del discorso, che si può trovare per intero su Internet.
Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso.”
Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri. Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c’era nessun problema; ora che perdono al gioco esigono il rimborso.(…) Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco. E la vita continua. Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito.”
Il senso di questa vicenda (che mi ha fatto venire in mente “Il mercante di Venezia” di Shakespeare, Shylock e la famosa libbra di carne), io la chiamerei, con un termine oggi desueto, USURA.
Thomas Sankara, carismatica figura di rivoluzionario, è diventato primo ministro del Burkina Faso nel 1983 e ha avviato un programma di riforme radicali nell’ambito di assistenza sanitaria, di edilizia medica e scolastica, di rimboschimento (per contrastare l’avanzata del Sahel), di redistribuzione delle terre ai contadini e di soppressione delle imposte agricole. Ha promosso la lotta alla corruzione, la riduzione della spesa pubblica e il miglioramento delle condizioni della donna. Ha abolito la poligamia e vietato l’infibulazione. Naturalmente la fine era prevedibile.
Sankara stato assassinato nel 1987 in un colpo di stato appoggiato dalla Francia, dagli Stati Uniti e da gruppi di militari liberiani.
Claudio Zanini