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lunedì 7 dicembre 2015

John Lennon, profeta dell'oggi
di Mao Valpiana
Mao Valpiana con la bandiera della pace
Mai come quest'anno, trentacinquesimo anniversario (8 dicembre, 1980-2015), la morte violenta di John Lennon si riempie di significati e forti collegamenti con l'attualità.

Armi. È stato ucciso con cinque colpi sparati da una Charter Arms calibro 38, acquistata liberamente alle Havaii, che nessun metal detector fermò quando il suo assassino volò a New York per attuare l'omicidio. Tra le tante cause pacifiste che John aveva abbracciato, c'era anche quella contro il commercio delle armi. Una campagna che ora prosegue la vedova Yoko Ono che ha postato su Facebook e Twitter la foto degli occhiali insanguinati di John Lennon, per una legge più restrittiva sul possesso di armi da fuoco, con queste parole: "Più di 1.057.000 persone sono state uccise da armi da fuoco negli Stati Uniti da quando John fu ucciso”. Pochi giorni dopo, la strage di San Bernardino.
Terrorismo. Contro la violenza politica Lennon non ha risparmiato critiche e condanne senza appello. Il suo messaggio ai giovani era inequivocabile: “A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. Ditemi quale rivoluzione violenta ha funzionato. L’hanno fatto gli irlandesi, i russi, i francesi, i cinesi, e questo dove li ha portati? Da nessuna parte. E’ sempre lo stesso vecchio gioco. Chi guiderà il crollo? Chi prenderà il potere? I peggiori distruttori. Sono sempre loro ad arrivare primi. Quello che ho detto in molte mie canzoni è: cambiate la vostra testa. L’unico sistema per assicurare una pace durevole è cambiare la nostra mentalità: non c’è altro metodo”.
ISIS. Il califfato di Abu Bakr al-Baghdadi vuole espandere con il terrore della jihad globale una nuova realtà statuale: confini, conquiste, leggi, potere. Esattamente il contrario della visione di Lennon che il primo aprile del 1973 annunciava la nascita di Nutopia. In una conferenza stampa si dichiara ufficialmente ambasciatore di Nutopia, un “paese concettuale” senza confini, senza muri, senza passaporti. La bandiera di Nutopia è un fazzoletto bianco e l'inno internazionale è inciso nell'album Mind Games: una traccia muta con 5 secondi di silenzio. Per diventare cittadini di Nutopia basta aderire alla sua Costituzione, che è il testo della canzone Imagine (Immagina che non esistano frontiere, niente per cui uccidere o morire). Tutti i cittadini di Nutopia sono suoi ambasciatori nel mondo. Lennon chiese all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di riconoscere il paese di Nutopia. Non fu preso sul serio, ma se oggi all'Onu ci fosse un seggio per Nutopia, forse avremmo una possibilità in più contro il Califfato.
Guerra. Tutto ciò che era in suo potere di fare contro la guerra, l'ha tentato. In primis contro la guerra del Viet-nam (1960-1975), restituendo l'onorificenza MBE da Baronetto per protestare contro il coinvolgimento della Gran Bretagna nell'industria bellica mondiale, organizzando il famosissimo concerto Live Peace in Toronto (13 settembre 1969); si coinvolge in manifestazioni, iniziative pubbliche, finanzia i movimenti pacifisti come la CND (Campaign for Nuclear Disarmament). Per il Natale del 1969 fa riempire le città americane e le principali capitali del mondo con giganteschi manifesti con la scritta “War is over” (“la guerra è finita - se tu lo vuoi”, firmati “con amore, John e Yoko, da NY”). Durante la campagna elettorale presidenziale del 1973, in ogni angolo d’America dove c’è un'iniziativa elettorale con Nixon, lì John organizza un concerto rock di protesta contro la guerra che attira  migliaia di giovani invitati a disertare la manifestazione del partito repubblicano.
Pace. Il viaggio di nozze con Yoko (20 marzo 1969) diventa un'occasione per promuovere la pace nel mondo, inventando il “bed in”: una settimana in una camera da letto d'albergo, la numero 702 dell'Hilton di Amsterdam, lui e Yoko, a rilasciare interviste a giornali di tutto il mondo sul tema della pace. L'evento ha un successo enorme, e viene ripetuto nella suite 1742 del Fairmont Queen Elizabeth Hotel di Montréal, dove viene composta la canzone Give Peace a Chance, che è ora l'inno del movimento pacifista mondiale. Insieme a Yoko compra intere pagine dei giornali americani per pubblicare i loro pensieri di pace. È nell'ambito di quella campagna pacifista che John invia ad una cinquantina di leader mondiali e capi di Stato due ghiande ciascuno, dicendo loro di sotterrarle e guardare la crescita della quercia, così  l'idea della pace gli sarebbe entrata in testa (un bel connubio di pace ed ecologia, che ci richiama alla conferenza COP21 di Parigi).
Curiosità: il maresciallo Tito, allora capo della Jugoslavia, fu entusiasta dell'iniziativa e piantò le due ghiande nel cortile della residenza presidenziale di Belgrado. Le due ghiande sono cresciute e diventate due alte querce che oggi hanno 45 anni e costituiscono una sorta di monumento vivente alla pace in Serbia.
Nonviolenza. John Lennon non è solo nostalgia. Era un artista completo, le sue opere ci parlano ancora oggi. Era un visionario, con uno sguardo proiettato nel futuro. Per questo i giovani di Parigi dopo la strage del Bataclan cantavano Imagine, che è un inno alla speranza.
La sua visione nonviolenta era molto chiara: “I fini non giustificano i mezzi. Dobbiamo imparare dai metodi utilizzati da Gandhi e da Martin Luther King. La gente ha già il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare è prenderne coscienza. Alla fine accadrà, deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadrà. Credo che   gli anni sessanta siano stati un grande decennio. Sono stati la gioventù che si è riunita e ha detto: crediamo in Dio, crediamo nella speranza e nella verità, ed eccoci tutti insieme in pace. I giovani hanno speranze perché sperano nel futuro e se sono depressi per il loro futuro allora siamo nei guai. Noi dobbiamo tenere viva la speranza tenendola viva fra i giovani. Io ho grandi speranze per il futuro”.
Natale. Infine, una risposta John Lennon la dà anche a coloro che brandiscono statuine del presepio e canti natalizi come un'arma contro il nemico, il diverso. È contenuta nel testo della sua canzone/manifesto Happy Christmas (War is over) - Buon Natale (la guerra è finita).
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E così questo è il Natale (la guerra è finita)
per i deboli e per i forti (se lo vuoi)
per i ricchi e per i poveri (la guerra è finita)
il mondo è così sbagliato (se lo vuoi)
e così buon Natale (la guerra è finita)
per i neri e per i bianchi (se lo vuoi)
per i gialli e per i neri (la guerra è finita)
fermiamo tutte le guerre (adesso)
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