LA VICENDA AFGANA
di Claudio Zanini
Il bell’articolo di Giorgio Riolo sull’ultimo numero di Tutti i colori
del rosso, mi ha riportato alla memoria la guerra russo-afgana e la pessima
informazione (nel migliore dei casi assai carente e parziale), fornita dai
media dell’epoca; che si soffermava soltanto sulla brutalità dell’invasione
sovietica. Ho cercato di approfondire gli accadimenti e ho scoperto un intricato
complesso di vicende tragiche. Eventi esemplari che si sono tragicamente
ripetuti e le cui conseguenze nefaste continuano ancora oggi a produrre
distruzione e morte. La storia si ripete spesso come farsa ma, con altrettanta
frequenza, come insensato e protervo accanimento.
Al termine del
conflitto anglo/afghano, nel 1919, il paese conquista l’indipendenza e promuove
riforme e cambiamenti. Tuttavia, inglesi e americani mantengono la loro
influenza economica, permettendo, nel ’29, l’insediamento della dinastia Nadir
Barakzai che impone la monarchia.
Nel 1973, al re Zahir
Shah succede il governo autarchico e moderato del cugino Muhammad Daoud, -
espressione della grande proprietà terriera, del clero e delle classi tradizionaliste
e benestanti – che conquista il potere con un colpo di stato sostenuto dagli
USA e con il consenso dell’Unione Sovietica di Breznev. Il governo promuove
riforme e innovazioni, ma subisce gradualmente un’involuzione autoritaria. Si
formano movimenti di protesta e dissenso che Daoud reprime violentemente; sono
uccisi e incarcerati molti oppositori ed esponenti del Partito Democratico Popolare
dell’Afganistan (PDPA). Finalmente, il regime viene rovesciato il 27 aprile
1978, in seguito alla Rivoluzione d’Aprile (Saur).
Il nuovo governo
d’ispirazione socialista di Muhammad Taraki (segretario del PDPA) promuove una
serie di riforme sostanziali: quella agraria con la distribuzione della terra
ai contadini, l’istruzione obbligatoria e l’assistenza sanitaria per tutti, introduce
la libertà di religione e l'uguaglianza fra i sessi, alle donne dà il diritto di
voto e promulga il divieto dei matrimoni combinati, promuove, infine, la
laicizzazione della società civile. Naturalmente queste riforme radicali provocano
l’opposizione del clero islamico e delle gerarchie tribali musulmane suscitando
violente proteste che danno origine alla reazione armata dei mujaheddin,
immediatamente sostenuta dagli Stati Uniti. Secondo i quali la Rivoluzione di
Primavera sarebbe stata “sponsorizzata dall’Unione Sovietica”.
In un discorso del 9
aprile 1979 Taraki smentisce decisamente la tesi americana: “Nella Rivoluzione di Aprile non sono state
coinvolte forze esterne. L’Afghanistan non importa né esporta la rivoluzione…
Ha intrapreso un nuovo corso, quello di costruire una società libera dallo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.
Ad avallare
l’affermazione di Taraki è, tra gli altri, proprio il magazine Time, il 28 gennaio 1980: “Il colpo di stato marxista con cui Muhammad
Taraki ha rovesciato Daoud nell’aprile 1978 ha sorpreso tanto i sovietici
quanto gli americani. Lo spionaggio occidentale non è riuscito a trovare segni
di un intervento russo sulla scena della ‘Rivoluzione di Aprile’.”
A corollario di tale
asserzione, il New York Times e il Washington Post, sono
costretti ad ammettere che il nuovo governo è sostenuto dalla maggioranza degli
afgani, e che "la lealtà degli
afgani verso il governo è fuor di dubbio.”
La lealtà e il
gradimento evidenti nei confronti del governo (e delle sue riforme) da grandissima
parte del popolo afgano preoccupa molto gli americani per le inevitabili ripercussioni
sull’intero Medio Oriente. La CIA si mobilita e organizza una formidabile
operazione contro la Rivoluzione Afgana, sotto il nome di “Jihad Islamica”. La
guerra contro “gli infedeli” è promossa con entusiasmo da Zbigniew Brzezinski,
Consigliere del presidente Carter, nell’autunno del 1978. È l’ineffabile
consigliere polacco a reclutare Osama bin Laden per questa “guerra santa”;
esultando, pare, assieme ai fondamentalisti al grido: “Allah-o-Akbar”.
Ecco una testimonianza sul clima del momento, raccolta dall’autorevole
giornalista australiano John Pilger, nel suo libro I nuovi padroni del
mondo, (Fandango Libri, Roma
2002, p. 143).
“Ogni ragazza poteva andare alle scuole
superiori e all'università. Potevamo andare dove volevamo e vestirci come ci
pareva... Potevamo frequentare i caffè, e il venerdì andavamo al cinema a
vedere gli ultimi film indiani e ascoltare gli ultimi successi della musica
hindi... Tutto è cominciato ad andare storto quando i mujaheddin hanno iniziato
a vincere... Uccidevano gli insegnanti e bruciavano le scuole... Eravamo
terrorizzate. Era comico e nel contempo triste pensare che quelle erano le
persone che erano state sostenute dall'Occidente.”
Nel settembre del 1979
Taraki viene assassinato. L’acuirsi di contrasti nel PDPA tra le numerose
fazioni interne, da un lato; la guerriglia dei mujaheddin, l’opposizione
sempre più dura da parte del clero islamico e dalle classi sociali penalizzate
dalle riforme, dall’altro, producono incertezza e instabilità. Il 24 dicembre
1979, il governo di Kabul richiede il sostegno dell’Unione Sovietica. Quest’aiuto,
limitato all’inizio all’invio di addestratori, servizi e consulenti militari,
si trasforma in breve, con un tragico errore di valutazione geopolitica, in una
pesante occupazione militare.
Qui inizia l’arruolamento
dei mujaheddin, fondato su manuali operativi
forniti dalla CIA. Molti giovani vengono convinti, da abili reclutatori, che Allah
li chiami personalmente a combattere contro l’infedele "invasore"
russo, pagandoli con pochi soldi ma premiandoli con il paradiso. In tal modo,
con vaghe promesse e illusioni, sono addestrati e arruolati migliaia di
combattenti per la “jihad americana”.
A tal proposito, è
illuminante quello che scrive il Washington Post del 23 marzo 2002: “Questi
manuali zeppi di riferimenti alla Jihad e di immagini di fucili, proiettili,
soldati e mine sono alla base del programma scolastico nazionale. Anche i
talebani hanno usato i libri pubblicati con i soldi americani (...). (libri che)
Hanno fomentato la violenza in un'intera generazione.”
Interessante, nel
contesto, è questa intervista di Zbigniew Brzezinsky a Le Nouvel Observateur,
15 gennaio 1998: “Secondo la versione
ufficiale della faccenda, gli aiuti ai mujaheddin da parte della Cia sono
cominciati durante il 1980, ovvero, dopo che l'armata rossa aveva cominciato
l'invasione dell'Afghanistan (…) La realtà, rimasta fino ad oggi strettamente
celata, è completamente diversa: è stato il 3 luglio 1979 che il presidente
Carter ha firmato la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori
del regime filo sovietico di Kabul.
Quello stesso
giorno ho scritto una nota al presidente nella quale si spiegava che a mio
parere quell'aiuto avrebbe determinato un intervento armato dell'unione
sovietica in Afghanistan.
(...) Non abbiamo
spinto i russi ad intervenire, ma abbiamo consapevolmente aumentato le
probabilità di un loro intervento (...) La guerra contro la Russia non viene
presentata al popolo afgano e ai volontari stranieri (che d'ora in poi
chiameremo arabi-afgani) come una guerra pro-America, ma come una jihad
islamica contro gli infedeli comunisti. I pochi ufficiali, che in realtà erano
a conoscenza del vero ruolo americano, lo hanno silenziosamente accettato, pur
di abbattere l'allora principale nemico russo.”
Dal 2000, ma, soprattutto, dopo l’attentato dell’11 settembre alle
torri gemelle, i talebani diventano “terroristi” e principali nemici degli USA
(e con loro Bin Laden, la cui famiglia traffica con i petrolieri Bush).
Tuttavia, nonostante questo nuovo nemico, iscritto all’“asse del male”, grosse
multinazionali americane (e non solo) continuano a far affari con loro.
Soltanto due esempi. Secondo lo storico americano Alfred Mc Coy (1), la
CIA, durante l’intervento sovietico, stabilisce vari contatti con i
narcotrafficanti afgani fornendo armi, finanziamenti e protezione politica a
sostegno della lotta dei talebani contro i russi, in cambio del controllo
occulto del traffico di droga nel Sud Est asiatico. Inoltre, uno dei principali
motivi dell’intervento e dell’occupazione militare americana nel 2001, sta
nella volontà di realizzare il gasdotto transafgano (da attuare entro il 2017),
battendo sul tempo il concorrente Turkish Stream che dovrebbe portare il
gas russo in Europa. In tale contesto, l’aereo russo abbattuto dalla Turchia,
secondo alcune verosimili voci, non sarebbe che un forte segnale di dissuasione
nei confronti di Putin nel perseguire il proprio progetto.
Note
1) Alfred McCoy, Cascate di droga. I quarat’anni di
complicità della CIA con il narcotraffico, “The progressive”, 1 agosto
1997.
Gran parte di questo
testo e le citazioni sono state tratte da La
distruzione dell’Afganistan di Antonella Randazzo per
www.disinformazione.it, 19 marzo 2007.
Antonella Randazzo ha
scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006); La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era
dell'egemonia Usa (Zambon Editore 2007) e Dittature. La Storia Occulta (Edizione
Il Nuovo Mondo, 2007).