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sabato 26 dicembre 2015

QUANDO L’ENERGIA SEMBRA CHE ASSUMA TINTE VERDI 

La pianta del Miscanthus, erbacea perenne nativa delle regioni tropicali e sub-tropicali, è nota in Europa dagli anni Trenta, inizialmente per la sua bellezza poi per il suo potenziale impiego nell’ambito dell’energia pulita.


L’energia pulita è un tema estremamente chiacchierato, oggetto di discussioni infervorate tanto sul piano ecologico quanto su quello economico. La questione energetica, ormai sulla bocca di tutti, è duplice: da una parte si smania a causa dell’esaurimento delle tanto acclamate fonti fossili e dall’altra l’aumento eco-omicida dei gas serra emessi non promette nulla di buono. Il dilemma quindi sta nella risoluzione di un rapporto inversamente proporzionale, dove centrale è l’esigenza di produrre tanto a basso tasso di inquinamento.
L’armistizio alla lotta tra i due eco-giganti potrebbe essere garantito dall’assunzione di un economia ecologica come modello, inaugurando un approccio alternativo che valorizzi le risorse naturali e rivaluti il capitale di produzione di queste ultime.
A tal proposito, risulta interessante, per quanto concerne le biomasse, l’impiego del Mischantus vegetale o erba elefantina, una pianta erbacea perenne autoctona delle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa e del sud-asiatico, utilizzabile per la produzione ecocompatibile dell’etanolo. Se l’Europa scoprì questa pianta negli anni Trenta del secolo breve per la bellezza delle sua fioritura, adibendola a ornamento, a partire dal 1980 è stata dimostrata la sua grandezza anche in ambito economico, svelandone l’efficacia come fonte di energia alternativa, nella fatti specie come biocarburante. Infatti assecondando il detto “tanta resa, poca spesa”, l’erba elefantina, in cambio di un esteso terreno argilloso, dotato di un buon approvvigionamento di acqua, promette una forte crescita sulla base di un minimo investimento monetario e di tecniche di coltivazione, rivelandosi per l’industria automobilistica ed edile una pregiata risorsa rinnovabile.
Sul piano produttivo dunque si dà il via ad un match tra petrolio e Mischantus, in quanto la potenzialità produttiva della pianta sembra avere chance di vincita pari, se non superiori, a quelle del petrolio; infatti, il Miscanthus produce circa 200 quintali di sostanza secca per ettaro, l’equivalente di 70-80 quintali di petrolio oppure 12-15mila litri di gasolio. Ma non è finita qui, questa erba perenne stabile e produttiva, oltre a non pretendere troppe attenzioni, si mostra anche vorace di CO2, assorbendone enormi quantità.
In Europa i paesi ecologicamente virtuosi che abbracciano la sua coltivazione a scopo produttivo, favorendo uno sviluppo sostenibile, si aggirano intorno ad una dozzina, tra i quali si annoverano la Germania, la Danimarca, la Svizzera, il Regno Unito, la Polonia, l’Austria e per ultima, dal 2006, la Francia.
Dal 2011 anche l’Italia, grazie alla Società Agricola a responsabilità limitata AgriWatt, ha dimostrato una certa sensibilità ecologica. Infatti AgriWatt si occupa della ricerca e della sperimentazione di colture agroenergetiche, scegliendo come raggio d’azione la zona del Medio Campidano, in Sardegna, inverando il suo progetto, relativo allo sviluppo di sistemi energetici sostenibili, con la messa a coltura dell’erba elefantina.
Carolina Frabasile