QUANDO L’ENERGIA SEMBRA CHE ASSUMA TINTE VERDI
La
pianta del Miscanthus, erbacea perenne nativa delle regioni tropicali e
sub-tropicali, è nota in Europa dagli anni Trenta, inizialmente per la sua
bellezza poi per il suo potenziale impiego nell’ambito dell’energia pulita.
L’energia
pulita è un tema estremamente chiacchierato, oggetto di discussioni infervorate
tanto sul piano ecologico quanto su quello economico. La questione energetica, ormai
sulla bocca di tutti, è duplice: da una parte si smania a causa dell’esaurimento
delle tanto acclamate fonti fossili e dall’altra l’aumento eco-omicida dei gas
serra emessi non promette nulla di buono. Il dilemma quindi sta nella
risoluzione di un rapporto inversamente proporzionale, dove centrale è
l’esigenza di produrre tanto a basso tasso di inquinamento.
L’armistizio alla lotta tra i due eco-giganti
potrebbe essere garantito dall’assunzione di un economia ecologica come modello,
inaugurando un approccio alternativo che valorizzi le risorse naturali e
rivaluti il capitale di produzione di queste ultime.
A tal proposito, risulta interessante, per
quanto concerne le biomasse, l’impiego del Mischantus
vegetale o erba elefantina, una pianta erbacea perenne autoctona delle regioni
tropicali e subtropicali dell'Africa e del sud-asiatico, utilizzabile per la
produzione ecocompatibile dell’etanolo. Se l’Europa scoprì questa pianta negli
anni Trenta del secolo breve per la bellezza delle sua fioritura, adibendola a
ornamento, a partire dal 1980 è stata dimostrata la sua grandezza anche in
ambito economico, svelandone l’efficacia come fonte di energia alternativa,
nella fatti specie come biocarburante. Infatti assecondando il detto “tanta
resa, poca spesa”, l’erba elefantina, in cambio di un esteso terreno argilloso,
dotato di un buon approvvigionamento di acqua, promette una forte crescita sulla
base di un minimo investimento monetario e di tecniche di coltivazione, rivelandosi
per l’industria automobilistica ed edile una pregiata risorsa rinnovabile.
Sul piano produttivo dunque si dà il via ad un
match tra petrolio e Mischantus, in quanto la potenzialità produttiva della
pianta sembra avere chance di vincita pari, se non superiori, a quelle del
petrolio; infatti, il Miscanthus produce circa 200 quintali di sostanza secca
per ettaro, l’equivalente di 70-80 quintali di petrolio oppure 12-15mila litri
di gasolio. Ma non è finita qui, questa erba perenne stabile e produttiva,
oltre a non pretendere troppe attenzioni, si mostra anche vorace di CO2,
assorbendone enormi quantità.
In Europa i paesi ecologicamente virtuosi che abbracciano
la sua coltivazione a scopo produttivo, favorendo uno sviluppo sostenibile, si aggirano
intorno ad una dozzina, tra i quali si annoverano la Germania, la Danimarca, la
Svizzera, il Regno Unito, la Polonia, l’Austria e per ultima, dal 2006, la
Francia.
Dal 2011 anche l’Italia, grazie alla Società
Agricola a responsabilità limitata AgriWatt, ha dimostrato una certa
sensibilità ecologica. Infatti AgriWatt si occupa della ricerca e della
sperimentazione di colture agroenergetiche, scegliendo come raggio d’azione la
zona del Medio Campidano, in Sardegna, inverando il suo progetto, relativo allo
sviluppo di sistemi energetici sostenibili, con la messa a coltura dell’erba elefantina.
Carolina Frabasile
Carolina Frabasile