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martedì 12 gennaio 2016

I PRINCÌPI LAICI E LE LIBERTÀ COLLETTIVE
Ancora sul dopo Parigi. Appunti intorno ad un dibattito.
di Angelo Gaccione

Tagliagole

Proviamo a mettere in fila alcuni fatti incontrovertibili.

1. ARMI E TAGLIAGOLE. Le armi con cui i tagliagola del califfato nero (l’Isis) sventrano e devastano, sono prodotte in Occidente, dove il mercato della macelleria è florido e redditizio. Gli Stati, tanto per rinfrescare le idee a chi l’avesse dimenticato, sono i maggiori produttori in proprio, e i governi sono i principali protettori del commercio bellico privato; e sono sempre loro che ne autorizzano l’esportazione. Governo italiano compreso. Questo è noto sia al presidente cattolico Mattarella, sia al boy scout cattolico Renzi, e, a scalare, a partiti, sindacati e via enumerando.

2. AMERICANI. Il caos ingovernabile che ha portato alla incandescente e pericolosa situazione odierna di un’area vasta del Medioriente, e che ne ha consegnato una buona parte ai gruppi più integralisti e fanatici, è il risultato della politica estera americana. La più criminale e ignorante politica estera che una democrazia avanzata moderna, abbia mai potuto concepire. Col tempo gli storici faranno un bilancio e metteranno a confronto gli esiti di questa politica neo-imperiale, con i disastri provocati dalla Germania nazista, e scopriranno che in termini di distruzione e di morte, quelli degli Stati Uniti risulteranno di gran lunga più vasti.

Stelle e Strisce

3. REGIMI ARABI. I regimi arabi e mediorientali, nella loro quasi totalità, sono corrotti e sfruttatori quanto -o peggio- di quelli occidentali. Con un aggravante in più: l’intolleranza non riguarda esclusivamente aspetti dottrinari legati al Corano e alla sua interpretazione, ma investe le libertà nel suo complesso, i diritti civili e, molto spesso, i diritti umani primari. In moltissimi di essi (se non in tutti), un giornale come “Odissea” non potrebbe esistere. Non ci sarebbe posto per i miei e per i vostri libri; per le vostre idee di lettori marxisti, anarchici, radicali e per le mie libertarie; per la vostra condizione di femministe, omossessuali, lesbiche, atei o liberi pensatori; e sarebbe ostacolata la musica che componete, l’arte che realizzate, il teatro che mettete in scena. Non parliamo delle manifestazioni politiche e dei cortei pubblici, come quelli a cui siamo abituati qui da noi. La pena di morte vige ovunque e sareste alla mercé di volgari sceicchi -dai gusti osceni- che sguazzano nell’opulenza; di ayatollah ed imam (pessima genia di preti) reazionari e dalle idee semplicemente disgustose, che sognano la realizzazione di feroci e oscurantiste teocrazie.

Emiro
4. TERRORISTI. Dicesi terrorista chi, in maniera indiscriminata e senza distinzione, semina strage e morte fra la popolazione innocente. A Parigi sono state indiscriminatamente colpite persone innocenti, dunque, gli artefici di quella strage sono da considerarsi spregevoli terroristi e miserabili criminali. Storicamente la pratica terrorista appartiene agli Stati in guerra e ai regimi dittatoriali di ogni colore e fede.

5. FONDAMENTALISMI. Tutti i fondamentalismi si equivalgono e finiscono per divenire criminali. Quelli di natura religiosa sono criminali e ridicoli allo stesso tempo: massacrano in nome di un nulla, o di un’ortodossia di cui ci si ritiene unici custodi. È stato così, storicamente, fra i cristiani, ed è così, oggi, fra i musulmani. Sciiti musulmani massacrano sunniti musulmani, così come cristiani papisti, massacravano cristiani luterani, calvinisti o valdesi.



6. GUERRA SANTA. Secoli orsono, i cattolici scatenavano “guerre sante” contro gli “infedeli” non solo per liberare i cosiddetti “luoghi santi”, ma anche per più prosaici interessi economici e territoriali. Nel 1511, tanto per fare almeno un esempio, il papa di allora dichiara la “guerra santa” contro il francese Luigi XII e gli scatena contro i lanzichenecchi agli ordini del porporato svizzero Matteo Schiner. Per obbedire alla volontà del papa, la nota ferocia dei lanzichenecchi devasterà interi territori di Milano apportando lutti, saccheggi e morte. Proprio come oggi le armate dell’Isis agli ordini del califfo Abu Bakr al Baghdadi.

Abu Bakr al baghdadi

7. DISTINGUO. Potete disquisire e operare tutti i distinguo che volete, ma dei vostri distinguo e delle vostre analisi, le bande dell’Isis se ne fanno un baffo. A loro non interessa alcun tipo di consenso dell’Occidente, come non gli interessa la saldatura con gli strati proletari musulmani. L’Isis non ragiona secondo gli occidentali concetti di classi, sfruttamento, oppressione economica e ingiustizia sociale. Ragiona secondo gli interessi dell’etnia di appartenenza. Secondo il modo di intendere i dettami del Corano, da cui prende ciò che gli fa comodo, e divide in maniera schematica e manichea il campo, fra devoti di Allah e quelli che giudica infedeli. Dunque, sparare nel mucchio, farsi esplodere in un luogo affollato di popolo con donne, bambini, migranti musulmani, simpatizzanti occidentali della causa palestinese o avversari dell’imperialismo americano, per un combattente dell’Isis non ha alcuna importanza. Non è un caso che non hanno mai mosso un dito, né attaccato i mercanti di carne umana che lucrano sulla pelle dei migranti in fuga verso l’Europa, quasi tutti poveri e di religione musulmana.

8. FANATICI. I giovani che accorrono ad intrupparsi nelle file dell’Isis nell’illusione di edificare una società migliore, resteranno presto delusi. I capi militari e gli esponenti religiosi che li manovrano, sono dediti ai traffici più indegni e alle pratiche più criminali, compreso la tortura, lo stupro e l’uso di bambini adolescenti nelle decapitazioni. Lavaggio del cervello, valore della vita ridotto a zero, obbedienza assoluta, è quello che gli sarà riservato. Un abisso se raffrontiamo la loro condizione con quella dei combattenti curdi e delle loro libere ed eroiche donne in armi, in difesa delle loro terre e della libertà.



9. PREDICATORI. Quanto la religione possa influire sulla mente di questi psicolabili, lo mostra la predicazione, non di un vecchio rincoglionito di qualche sperduta montagna afghana, ma di un giovane imam di 35 anni di Brest, nato e educato in Francia. In un video che lo riprende durante una lezione ad un nutrito gruppo di bambini, si scaglia contro la musica dei grandi compositori classici occidentali, da lui definita satanica e demoniaca. A sentire il delirio che gli usciva dalla bocca, non si sapeva se piangere o ridere. E tutto sempre con il nome di Allah sulla bocca. È questo il tipo di educatore che gira in molte moschee o scuole coraniche.

10. CORANO E BIBBIA. Non c’è dibattito televisivo in cui, dal più attempato personaggio al giovinastro di primo pelo (politico, opinionista, militante, fedele o carrierista che dir si voglia), non ripeta a pappagallo che Corano e Bibbia sono libri pacifici, e che la religione non c’entra con la violenza, e così via. Lasciamo perdere il 99% di questo originale campionario che non ha, evidentemente, alcuna dimestichezza con la lettura e con la storia; siamo pure comprensivi con quanti credono per fede e sono esonerati da una verifica empirica diretta delle fonti; giustifichiamo senz’altro coloro che scartano apriori questo genere di letture giudicate noiose e spesso ostiche. Ma, santo Dio, almeno quell’uno per cento che, si dà il caso, quelle letture ha fatto o dovrebbe aver fatto per dovere culturale o professionale: predicatori, preti, teologi e quant’altri, dovrebbe risparmiarci la tiritera. Poiché conosciamo la materia, per avervi dedicato qualche tempo (la Bibbia è, fra gli altri, uno dei volumi che tengo a portata di mano sul comodino, praticamente da anni), e poiché sono convinto che ogni buon ateo dovrebbe farne tesoro, due cose mi sono chiare: 1) le religioni, né più né meno delle altre ideologie, hanno prodotto, chi più chi meno, guerre fratricide e spietati tribunali inquisitoriali e di morte; 2) i due maggiori libri della tradizione monoteista, come tutte le opere nate dall’ingegno e dalla fantasia degli uomini, sono al loro interno contraddittori, perché rispecchiano la personalità, le idee e i convincimenti, di coloro che li hanno redatti. Possiamo trovarvi la visionarietà più sbrigliata; la saggezza più profonda; la poesia e la tenerezza più toccanti; il senso di pietà più umana e fraterna, ma anche la ferocia più disumana; la barbarie della guerra; il disprezzo per i nemici o lo straniero; il pregiudizio ostile verso la donna o il diverso; il dominio dell’uomo su altre creature: animali, per esempio. Guerre, distruzioni e morte attraversano entrambi questi due libri che restano, letterariamente e per molti aspetti sapienziali, dei capolavori. Sono impregnati di sangue come i capolavori epici della classicità, anch’essi intrisi di violenza e di pietà. Io non me ne scandalizzo, se rapportiamo le vicende storiche al contesto e alle geografie. Popoli, etnie e tribù, si costruiscono le loro favole ed i loro miti; i loro riti e le loro fedi; il loro “Dio degli eserciti” sterminatore dei nemici e protettore della propria casa. Nel momento in cui il militarismo romano diverrà odioso agli occhi delle masse povere di alcune aree dell’impero, nascerà, come giustificabile e comprensibile reazione, il rifiuto della violenza, di uccidere e di obbedire al braccio armato dell’imperatore. Tutte istanze insite nel messaggio della predicazione del cristianesimo primitivo, cioè, prima che diventi chiesa istituzione, potere temporale. Essendo libri così sfaccettati, complessi e contraddittori, ognuno può prendere gli aspetti e le prescrizioni che più gli aggrada ed impiegarli a suo uso e consumo.


11. L’USO. Il fanatismo che mira a costruire una teocrazia come fondamento dello Stato islamico basato sulla sharia e la guerra santa agli infedeli, vi troverà ciò che cerca e che gli serve. Così come il fedele pacifico che vuole uniformare la sua condotta morale e la sua scelta di vita agli insegnamenti del profeta, basati sui princìpi di umanità, compassione, solidarietà, rifiuto della violenza e della morte, troverà anche questo e vi si potrà ispirare per diventare un buon musulmano. Le guide religiose, gli esegeti, i commentatori delle sure e dei versetti, hanno, a questo riguardo, un potere e una responsabilità enormi. Sono loro che interpretano per i fedeli, e sono loro che spingono verso una direzione pacifica o aggressiva; tollerante o conflittuale. Sono sempre loro che manipolano le coscienze e ne condizionano l’agire. Teniamo conto che spesso masse considerevoli di musulmani sono non scolarizzate, e se lo sono, le uniche letture a cui sono obbligate, riguardano passi ben selezionati del libro “sacro”. Se un fedele cristiano volesse utilizzare la Bibbia come strumento di guerra, avrebbe solo l’imbarazzo della scelta. La parabola pacifica, tollerante e non-violenta del cristianesimo, nella sua versione cattolica, di fratellanza e carità verso gli altri, si è oramai consolidata in tutto il mondo dov’è presente; per un segmento dell’islam e per diverse forme di religiosità tribale, ci vorrà ancora molto tempo e dovrà scorrere ancora molto sangue. Non scordiamoci che veniamo dalle caverne, e il retaggio genetico vorrà pure dire qualcosa. Il pericolo maggiore è rappresentato dai mezzi tecnici di distruzione di massa che la perversa intelligenza creativa della scienza ha messo a disposizione, e di cui, i ciechi che guidano i pazzi, potrebbero facilmente impossessarsi. E non è affatto una  eventualità remota o un’idea peregrina. 

12. IL DEEP WEB. Lo sfascio di paesi e regimi fra i più diversi, ha messo in libertà e a disposizione materiali pericolosissimi, e creato l’opportunità di poterli veicolare con estrema facilità. Uranio, polonio, progetti e ricerche per costruire ordigni micidiali fuori da ogni controllo e altro ancora, sono già oggi disponibili e facilmente acquistabili attraverso quella che potremmo definire una corsia coperta, protetta e sicura, altamente privilegiata e che non compare su nessuna mappa. Questa corsia protetta si chiama Deep Web e dove si può comprare di tutto, soprattutto armi, droghe e documenti, per potersi reinventare una nuova identità.


13. IL FATTORE DEMOGRAFICO. Un dato è incontrovertibile. La popolazione europea d’Occidente è destinata a diventare minoritaria, rispetto ai flussi di immigrazione provenienti dai paesi arabi ed africani. Già ora la tendenza è evidente se si prendono in esame i dati di natalità dei nuclei familiari stranieri residenti, e li si confronta con quelli delle coppie autoctone. L’emancipazione sessuale delle donne europee occidentali e la consapevolezza di non essere semplici macchine riproduttive; il cambiamento dei costumi e della morale che ha influito in maniera decisiva anche sugli uomini; un uso più responsabile e accorto della maternità e della procreazione (sempre più coppie si orientano verso un figlio solo); la centralità del lavoro fuori casa e la crescita delle professioni femminili; la carriera intellettuale, l’indipendenza, la cura di sé, la qualità di vita raggiunta, lo studio, i viaggi; la scomparsa della vecchia cultura contadina; gli anticoncenzionali e l’aborto; il crollo dei matrimoni, le convivenze a tasso zero di natalità; la perdita di influenza della religione; tutto questo ha prodotto una vertiginosa contrazione delle nascite. Il fenomeno, a quanto se ne sa, sta investendo anche l’Oriente europeo ex comunista. Contrariamente alle famiglie arabe in cui le donne sono per lo più relegate al ruolo di casalinghe e di madri, a quelle di colore, e a quelle provenienti da paesi di tradizione cattolica (Filippine, America Latina, ecc.). Nuclei, questi, molto prolifici e che, per esempio in Italia, hanno impedito che il saldo fra nascite e morte si chiudesse in maniera esageratamente negativa. Considerati gli attuali flussi migratori (e senza contare i profughi ambientali che potrebbero diventare una vera e propria bomba demografica), è più che probabile che culture di importazione e loro religioni di riferimento, diventeranno maggioritarie, in gran parte dei paesi occidentali.

14. DIVENTARE LUNGIMIRANTI. Governare saggiamente ed in maniera illuminata questo processo, è fondamentale per evitare i disastri che l’Europa ha già vissuto con la guerra di tutti contro tutti nella ex Jugoslavia, e che ha incancrenito di odi e rivalse le terre balcaniche. Sappiamo dalla storia come i fantasmi dei particolarismi, delle piccole patrie, dei nazionalismi, sono sempre in agguato e pronti a riaffiorare dal fondo oscuro dove stanno sospesi. Non discriminare o separare è fondamentale. Com’è fondamentale non transigere sui princìpi da cui le democrazie sono nate. Ricordarci che siamo figli della Rivoluzione francese dell’89 e dei diritti dell’uomo e del cittadino; e siamo, altresì figli, come italiani, della Resistenza partigiana. Resistenza che ha comportato un tributo di sangue altissimo, e in cui si sono immolati giovani spesso neppure maggiorenni, padri di famiglia, operai, studenti, contadini, soldati sbandati, religiosi, disertori di varie nazionalità, comunisti, anarchici, socialisti, azionisti, senza partito, cattolici, ebrei, valdesi, e gente di ogni professione e di ogni fede. Dentro quel sacrificio e in quel che ne è seguito, è inscritto quanto ci compete, ed è il faro che ci deve guidare. Impedire che i pilastri della Costituzione e della separatezza dei poteri possano essere minati, è indispensabile. Tenere separata dallo spazio pubblico la sfera religiosa e le credenze di ciascuno, che devono restare in un ambito strettamente privato.

Diritto alla rivolta
15. NULLA È DATO UNA VOLTA PER TUTTE. Essere tolleranti sulle credenze di ciascuno, ma intransigenti verso il predominio di una singola fede.  Potrebbe tuttavia accadere che in una realtà multietnica, una comunità divenuta maggioranza numerica pretenda di imporre al resto della società la sua religione, o di voler trasformare l’ordinamento giuridico e la forma costituzionale, secondo i dettami di quella religione e di quella fede. È una eventualità tutt’altro che improbabile e dunque è meglio pensarci sin da ora e prendere le contromisure. Gli antidoti possono essere la buona accoglienza, la garanzia di uguali diritti e doveri per tutti, l’integrazione attraverso la scuola e la sua istruzione laica, lo studio della lingua, la trasmissione dell’amore per la terra dove i figli dei migranti sono nati e vivono, la corretta amministrazione, e una moralità degna di questo nome. Le nuove generazioni, nate e cresciute nelle democrazie, saranno esse stesse baluardo contro ogni deriva autoritaria e integralista, se saremo capaci di alimentare in loro la passione civile e la cura per i princìpi laici e per le libertà collettive. Sono le buone pratiche pubbliche la migliore garanzia della tolleranza e della coesione, mai gli apparati repressivi o i corpi speciali; ma ricordando che queste straordinarie conquiste non sono date una volta per tutte e per sempre. Occorre costantemente vigilare per proteggerle e consolidarle, e questo richiede sacrificio.  

[Milano, 31 dicembre 2015 – 1 gennaio 2016]