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sabato 6 febbraio 2016

AVVENIMENTI
NOVARA. NASCE UNA NUOVA ASSOCIAZIONE CULTURALE

Chiara Pasetti
Il nome è splendido: si chiama “Le Rêve et la Vie”; un gruppo di folli sognatori amante di libri e di arte si è avventurato in questa impresa. Noi amiamo folli e sognatori perché in fondo ci somigliano: “Odissea” è fatta da un’altra banda di folli sognatori e dunque non potevamo non essere al loro fianco. A capeggiarlo c’è Chiara Pasetti, saggista -studiosa accanita di Flaubert (ma non solo)- e collaboratrice del nostro giornale. Chiara è una donna di passioni, testarda, determinata, ma allo stesso tempo tenerissima e capace di commuoversi fino alle lacrime a viso aperto. Potete dire quante persone vi vengono in mente con queste qualità? Potete dire quante ne conoscete? A me basta qualche dito di una mano sola, e allora non stupitevi se a questa Associazione e a questi sognatori diamo lo spazio che meritano e ne diamo notizia in prima pagina. Abbiamo assistito, nel corso della nostra avventura intellettuale, ad una marea di circoli, librerie, editori liberi, associazioni, riviste, gallerie d’arte, teatri, ecc.  sparire nell’indifferenza generale. Per fortuna ogni tanto c’è qualcuno che non si arrende e si mette in cammino, sfida le avversità, inghiotte bocconi amari, assorbe delusioni e piange quando è necessario, ma rifiuta di venire a patti con la propria coscienza. Corre il rischio delle proprie idee. Perché sa, come ebbe a scrivere Ezra Pound, che “se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”. Dunque, lasciateci festeggiare la nascita di questa Associazione, con tutto l’entusiasmo giovanile dei nostri cuori appassionati.  
Il resoconto dettagliato è nello scritto di Giulia Marchina subito qui sotto. (A.G.)
 
Il Logo dell'Associazione 

La ragione che non sogna genera mostri...
 il sogno della ragione genera un’associazione!

Il tavolo dei relatori. Al centro Chiara Pasetti, alla sua sinistra Giulia Marchina,
alla sua destra lo storico Lorenzo Del Boca (Foto: Eleonora Groppetti)

Il 30 gennaio, la neonata associazione culturale Le Rêve et la Vie ha festeggiato ufficialmente la sua nascita presso la Biblioteca Civica di Novara. Lorenzo Del Boca, già Presidente dell’ordine dei giornalisti, storico e saggista caro alla sede piemontese, ha fatto gli onori di casa, evidenziato con entusiasmo e chiarezza i due ambiti specifici dell’associazione, la culla della cultura francese a cavalo del XIX e XX secolo, con particolare riferimento a Gustave Flaubert, e l’attenzione nei confronti di quei personaggi femminili che, per quanto imprescindibili, sono stati dimenticati o emarginati dalla storia. Programmaticamente, Le Rêve et la Vie intende abbracciare una cultura a tutto tondo, coniugando in sé gli interessi umanistici e artistici con quelli scientifici: a tale proposito sono risultate illuminanti le parole di due neurologi, il novarese e socio fondatore Carlo Pasetti e il Professor Raffaele Manni di Pavia. Il primo ha messo in risalto le ricche interazioni che dominano gli spazi di conscio e inconscio, sottolineando come il desiderio di creare un’associazione culturale sia, di questi tempi, una scelta «etica», e il secondo ha voluto ricordare con il suo contributo che «a chi si occupa di neurologia lo studio del sogno e della fase del sonno REM, cui principalmente l’attività onirica è associata, rappresenta una straordinaria opportunità per capire meglio il funzionamento del cervello nella regolazione degli stati di coscienza, della percezione e dei processi della memoria e dell’apprendimento». Anche Marcello Flores, storico e Professore Emerito dell’Università di Siena, autore del recente Traditori per il Mulino, presentato proprio a Novara lo scorso anno con Chiara Pasetti, ha espresso così la sua gioia per la nuova associazione, che ha l’onore di contarlo fra i suoi iscritti:
«Ha un nome bellissimo, questa associazione... Oscar Wilde, grande sognatore, scriveva: “Sognatore è chi può trovare la propria strada soltanto al chiaro di luna. La sua punizione è che riesce a vedere l’alba prima del resto del mondo”.... E una donna del Novecento, la grande Eleonor Roosevelt, affermava giustamente che “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni”. Sicuramente i sogni dell’associazione sono molto belli e meritano di diventare reali!».

Ritratto di G. Flaubert

Lorenzo Del Boca ha quindi lasciato la parola alla Presidente Chiara Pasetti, mente e cuore pulsante dell’associazione, firma della “Domenica-Il Sole24ore” e de “Il Giornale dell’arte”, saggista e specialista di Flaubert, traduttrice, e come lei stessa avrà modo di definirsi, prendendo a prestito una formula del suo nume tutelare, femme-plume. Per arrivare a spiegare il significato dell’associazione, il suo valore simbolico e i suoi obiettivi più pragmatici, Chiara Pasetti ha dovuto partire dal principio, dal racconto della sua vita e dei suoi sogni: la consacrazione per gli studi filosofici, la folgorazione per Flaubert (di cui pubblicherà per le edizioni Nino Aragno di Torino alcuni testi anche inediti) e quell’ampio orizzonte che dal movimento del simbolismo abbraccia il surrealismo, nonché il suo percorso di donna e gli ostacoli incontrati nell’affrontare e farsi rappresentante di quelle figure (il nome di Camille Claudel spicca fra queste, e non a caso è oggetto di un suo testo teatrale e di un suo testo di prossima pubblicazione per le edizioni Nino Aragno) la cui femminilità forte ed energica è stata troppe volte censurata, o posta a margine. Il suggestivo logo dell’associazione rappresenta un grande occhio-mongolfiera nell’atto di librarsi in aria e, come la presidente ha spiegato, proveniente da una famosa incisione di Odilon Redon, nella quale si è deciso di inserire una mano che impugna una penna, simbolo di scrittura e creatività, nonché richiamo alla sua principale passione e attività. Un altro arcano che il suo discorso ha svelato riguarda il titolo dell’associazione: Le Rêve et la Vie è infatti il sottotitolo di un’opera di Nérval, Aurélia, e inoltre è il titolo di un progetto mai portato a compimento dello stesso Flaubert: «quasi un lascito spirituale», ha affermato sorridendo Chiara Pasetti.


Numerosi gli intellettuali e gli studiosi che hanno fatto pervenire
all'Associazione testimonianze e testi, fra cui Michel Jeanneret (nella foto)
dall'Italia e dall'estero


A vegliare e onorare l’associazione c’è un “padrino” d’eccezione, Michel Jeanneret, Professore Emerito dell’Università di Ginevra, non a caso, oltre al resto, specialista di Gérard de Nerval, che ha inviato un suo messaggio di auguri:
Le rêve, contrairement à une idée reçue, n’oppose pas un refus à la vie ni ne se réduit à une évasion vers des paradis artificiels. Il fait partie intégrante de notre existence et revêt une importance vitale pour la santé de l’esprit. L’association Le Rêve et la vie, qui s’est fixé une mission noble et généreuse, a raison de défendre le droit de rêver et elle a raison encore de chercher dans les arts comme dans la littérature des voies qui ouvrent sur un univers alternatif, « une seconde vie » (Nerval), pas moins authentique que la première.
E naturalmente c’è anche una “madrina” d’eccezione, Madame Isabelle Rome, magistrato presso la Corte d’appello di Versailles, specialista di Séverine e a sua volta Presidente dell’Associazione “Femmes de libertés”, che ha sede nella regione della Picardia, in Francia. Così si è espressa:
Que nos rêves nous portent, nous donnent les ailes et la force nécessaires pour œuvrer chaque jour à la beauté du monde, et bâtir ensemble une fraternité solide, au-delà de toutes frontières!
Qu’ils ne s’éteignent jamais, car ils sont notre vie!
Le Rêve et la Vie, quel joli nom pour une association à qui je présente mes vœux les plus chaleureux de réussite et de rayonnement!
Le 12 et le 14 mars, à Novara et Milan, nous nous réunirons autour de femmes magnifiques mais souvent incomprises à leur époque. Je suis particulièrement heureuse et honorée de venir vous parler de Séverine, journaliste française féministe et pacifiste. Une humaniste visionnaire, morte en 1929, malheureusement oubliée de l’Histoire.
Riferendosi agli eventi già previsti dal calendario, tra cui proprio quello con Isabelle Rome (del 12 marzo a Novara e del 14 marzo ai Filodrammatici di Milano) e quello del due aprile presso la Biblioteca Civica di Mortara su Antonia Pozzi, Graziella Bernabò, che dell’incontro del 2 aprile sarà la protagonista (è lei la curatrice insieme a suor Onorina Dino dell’epistolario pozziano e delle poesie), ha elogiato il carattere concreto e nel contempo la grande apertura dell’associazione, e la sua bellissima denominazione, che secondo lei «sottolinea l’ampio respiro di una progettualità attenta alla vita e a quel respiro di desiderio e di sogno che in essa necessariamente si inscrive». Chi scrive ha letto poi un passo dal Don Chisciotte, giungendo ad accomunare tutti i soci all’eroe di Cervantes per la distintiva bibliofilia; ha dunque sottolineato la favorevole accoglienza di cui la sua ricerca su Amelia Rosselli gode all’interno dell’associazione. Angelo Gaccione, presente in sala, scrittore, saggista, drammaturgo, autore di numerose raccolte di racconti, e di libri sulla città di Milano, nonché del bellissimo e commovente Lettere ad Azzurra, dedicato alla figlia, ha parlato di “Odissea”, di cui è il Direttore, rivista cui collaborano prestigiose firme della cultura italiana e internazionale, che ha saputo coraggiosamente riproporsi dal cartaceo all’online con immutata identità e successo di critica e pubblico (oltre centomila lettori); ha inoltre letto la lettera del Professor Gabriele Scaramuzza, già docente di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano, studioso dell’estetica della Scuola di Milano (e correlatore di tesi di laurea in Estetica della Presidente dell’Associazione):
«L’ampio e tuttavia selettivo spettro di tematiche e di persone cui Chiara si è dedicata, e verso cui vorrebbe indirizzare la sua Associazione, riflette la sua costante collaborazione al Domenicale de “Il Sole – 24 Ore”. A Flaubert, in primo luogo, non a caso è rivolto uno tra i principali campi di indagine dell’associazione. Questo grande scrittore in particolare, ma anche la letteratura, la poesia, l’arte,  la cultura francese otto-novecentesca saranno al centro dell’attenzione. Particolarmente avvincente e qualificante nel programma dell’Associazione è poi l’attenzione a figure di donne, talune note, ma giustamente rivalutate, altre vere e proprie scoperte, o comunque poco studiate, a volte in Italia del tutto sconosciute. Resta da sottolineare che la scelta dell’universo femminile come uno dei principali centri dell’attenzione riflette un coinvolgimento che va oltre ogni appartenenza di genere. Riguarda una dimensione universale della nostra storia di persone, che confidano che proprio dal mondo femminile possa nascere un mutamento non solo della sensibilità personale, ma anche della storia tout-court». 


Il giudice parigino Isabelle Rome
 
Le Rêve et la Vie è inoltre vicino alle iniziative del Centro Insubrico di Varese, contestualmente rappresentato da Stefania Barile, che vi collabora, oltre che essere una docente liceale di Filosofia e dottoranda in Diritto e Scienze Umane presso l’Università degli Studi dell’Insubria, e dal prezioso contributo del Professor Minazzi, docente di Filosofia della scienza presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e Direttore scientifico del Centro Insubrico, che così scrive : «Diceva giustamente Ludwig Wittgenstein che “i limiti del nostro linguaggio sono i limiti del nostro mondo”. Grazie ed in virtù di questo linguaggio possiamo sempre sondare criticamente la possibilità dell’impossibile, il che ci collega proprio con quel Rêve che si intreccia, inevitabilmente, con la vie, al punto che una vie senza Rêve non è neppure concepibile come degna d’essere vissuta.  Ma l’intreccio tra vie e Rêve è anche più intrigante ed “ontologico”, perlomeno nella misura in cui non ci si vuole fermare alla superficie del mondo e della stessa vita. Se si vuol penetrare nella profondità entro la quale si può infine individuare il motore della vita, non si può infatti fare a meno di parlare proprio del Rêve. Una grande poetessa del Novecento, Daria Menicanti, formatasi in quello straordinario crogiuolo della “scuola di Milano” banfiana, nel suo ultimo libro, Ultimo quarto, scriveva, giustamente, che «l’attesa è la sola passione/ che faccia vivere e resistere a tanto», perché «in sé e per sé gli uomini non ci sono/ ma soltanto le loro aspettative/ ci sono, nutrite di amorose/ contese o di perdoni/ e soprattutto del fertile dubbio/ volto sempre alle maturanti ascese/ alle improvvise invenzioni».
Ad impersonare il mondo del teatro è stato Sergio Fava, che ha parlato dell’opera di Carmelo Bene, di cui è stato un preziosismo collaboratore e con il quale il maestro Bene ha ideato e curato seminari e incontri a Otranto; Sergio ha parlato anche della sua collaborazione con il Professore Emerito di Filosofia Teoretica Carlo Sini e, come in un suggestivo contrappunto, Andrea Gattinoni, attore e regista di fama nazionale, già interprete di film (Si può fare di Manfredonia, tra gli altri) e fiction televisive, e di numerosi spettacoli teatrali diretti da Vacis, Baricco, Solari, Rossi, e altri, e ora interprete delle Tentazioni di Sant’Antonio per la drammaturgia di Chiara Pasetti, nonché regista dello spettacolo dedicato a Camille Claudel, MOI, sul testo di Chiara Pasetti, ci ha regalato un momento di arte pura, leggendo e interpretando con il proprio talento magnetico, che ricorda anche attraverso la somiglianza fisica lo stesso Bene ma se ne discosta per differente personalità e, il maestro ci perdonerà, a nostro avviso maggior eclettismo, alcuni frammenti del Mal de’fiori, l’ultimo lavoro in versi di Carmelo Bene (che reca la prefazione dello stesso Sergio Fava); ha letto anche alcuni stralci dall’Adelchi, e un brano di critica su Bene scritto dal raffinatissimo Jean Paul Manganaro. La Direttrice organizzativa del teatro Filodrammatici di Milano Marina Gualandi, che accoglierà nel suo teatro il 14 e il 15 marzo il debutto di MOI, spettacolo ispirato a Camille Claudel, per la regia di Andrea Gattinoni e l’interpretazione di Silvia Lorenzo, ha inviato un suo messaggio di auguri, che Sergio Fava ha letto:
«Ho conosciuto Chiara Pasetti un anno e mezzo fa, grazie al comune amico Arturo Cirillo, grande regista teatrale e interprete eccellente, che le aveva consigliato di contattare il Teatro Filodrammatici di Milano per presentare i suoi lavori legati agli amati autori francesi. Allora si parlava di piccoli assaggi di teatro; ora il viaggio teatrale si è strutturato, il progetto è cresciuto e le ambizioni sono alte. Sono felice, come persona e come direttore del Teatro Filodrammatici, di essere al fianco di Chiara in questo percorso e di aiutarla, per quelle che sono le nostre competenze, ad affrontarlo con serenità».


Stefania Barile
Dal fronte genovese, particolarmente caro all’Associazione culturale (anche per la recente amicizia e collaborazione della Presidente con Giuliano Galletta, giornalista de “Il Secolo XIX”, artista, che ha recentemente curato insieme a Enrico Testa Le Parole volano, un libro contenente degli articoli di Edoardo Sanguineti, indimenticabile e indimenticato amico di Galletta), la quale è stata fondata proprio in occasione della giornata di studio tenutasi il 14 novembre scorso presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, dedicata all’illuminazione flaubertiana per il quadro attribuito a Pieter Brueghel il Giovane, Le Tentazioni di Sant’Antonio Abate (che è stato appunto la fonte di ispirazione per la prima versione de La Tentazione di sant’Antonio del 1849), ora ospitato proprio a Palazzo Spinola di Genova, la dottoressa Farida Simonetti, Direttore della splendida Galleria, si è così pronunciata (alle sue parole arrivate via email ha dato vita l’avvocato di Genova Vittoria Villa):
«L’arrivo nelle sale della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola della tavola cinquecentesca raffigurante Le tentazioni di Sant’Antonio, tradizionalmente attribuita a Brueghel, è stata l’occasione per conoscere Chiara Pasetti che, attenta a qualsiasi novità riconducibile a Flaubert, aveva prontamente contattato il museo appena avuta notizia che vi era esposto l’opera che tanto colpì lo scrittore. Da ciò, infatti, è nato un proficuo rapporto di collaborazione grazie al quale abbiamo potuto ospitare a Palazzo Spinola una ricca giornata dedicata alla relazione tra il dipinto e Flaubert, che si è conclusa con la lettura teatrale della Tentazione di sant’Antonio di Flaubert».
Infine è stata letta la lettera ben augurale della Professoressa e francesista Bruna Donatelli, docente di Letteratura francese presso l’Università Roma Tre, correlatrice di tesi di dottorato della Presidente dell’Associazione:
«In questi anni io e Chiara abbiamo parlato a lungo delle nostre comuni passioni letterarie, dei suoi incontri fulminanti con universi artistici a lei, ma anche a me, fino a quel momento nascosti, dei suoi progetti, dei suoi sogni. Quando qualche idea era maturata o stava per prendere forma nella sua mente, o quando aveva appena finito una recensione di un libro, di un catalogo di una mostra che particolarmente l’avevano colpita, mi chiamava o mi inviava il testo dicendomi con spontaneo e acuto sguardo critico “Guarda un po’ che donna!”, “Ah questo testo, che bello!”, “Che ne dici di quest’altra autrice? Grande, vero?”,  “Un libro bellissimo, che sicuramente avrai letto”... E i mondi nascosti che le si aprivano come orizzonti calamitanti da esplorare, diventavano, grazie al suo sguardo acuto e critico, i SUOI mondi che sapeva, anzi sa, sempre trasmettere ai suoi lettori, ai suoi amici, con un entusiasmo e una passione travolgenti, ma anche quella professionalità e rigore che il nostro comune maestro Gustave Flaubert le ha trasmesso.

Un altro scatto sul tavolo dei relatori

Si è chiusa questa giornata di festa con la lettera di Dario Pontuale, scrittore, saggista e critico letterario di Roma, autori di tre romanzi di successo, che ha intitolato il suo augurio per l’Associazione Non dobbiamo essere chiunque:
«Muovendo la scatola affascinante del “fare associazione”, agitandola tra le mani come solitamente si fa con i regali, si dovrebbe udire un ticchettio autentico, una specie di eco lontana che garantisce l’esistenza di buoni polmoni, di ampi cervelli, di grandi cuori. Solo tali animi devoti dovrebbero arrogarsi il diritto di “fare associazione”, poiché da loro si avrebbe la garanzia di un’atmosfera salubre, di un’aria tutt’altro che viziata. Abbiamo bisogno di simile onestà intellettuale, disponibilità razionale, gentilezza di pensiero, ne abbiamo assoluto bisogno, poiché devono essere questi, secondo me, i requisiti inviolabili per chiunque intenda rivendicare tale riscatto. Per i malintenzionati, gli opportunisti senza tempo, i banditi di una volta, non dovrà esserci altro spazio, dovranno restar soffocati dalla pressione della correttezza, dalla bellezza del gesto, dal vento nuovo».
L’Associazione culturale, attraverso la voce della Presidente, ha infine ringraziato sentitamente tutti coloro che hanno partecipato, da lontano con le loro lettere e testimonianze, e da vicino con la loro importante e autorevole presenza, il 30 gennaio all’inaugurazione ufficiale di questa nuova avventura di “sogno” e di “vita”! E parafrasando il titolo di una nota litografia di Goya, ha affermato che è «la ragione che non sogna a generare mostri»... Mentre il sogno della ragione, a volte, e in questo caso, genera... un’associazione!

Il giovane e bravo attore Andrea Gattinoni
autore delle letture
Tutti i prossimi appuntamenti teatrali e gli incontri a cura dell’Associazione potete trovarli ora sul sito www.lereveetlavie.it. Per contattare l’Associazione: info@lereveetlavie.it
MODIFICA: Si era già annunciato su queste pagine un doppio appuntamento fiorentino per Chiara Pasetti e Andrea Gattinoni, che il 5 febbraio avrebbero dovuto essere al Teatro Puccini di Firenze con la lettura teatrale de La Tentazione di sant’Antonio, e nello stesso luogo la settimana successiva, il 12 febbraio, con Madame Bovary c’est moi?, all’interno della rassegna, a cura della Direttrice del Teatro Stefania Costa, “Puccini d’autore”. Per motivi del tutto indipendenti dalla volontà di Chiara Pasetti e di Andrea Gattinoni, i due incontri sono stati annullati, e ci scusiamo con i numerosi lettori che avrebbero seguito i due spettacoli a Firenze. La rassegna “Puccini d’autore” non prevede più la presenza di questi due appuntamenti legati a Flaubert.
Ma resta confermato, naturalmente, l’appuntamento del 19 febbraio presso l’Archivio di Stato di Novara per la Tentazione di sant’Antonio, evento a cura del FAI e dell’Associazione “Le Rêve et la vie”, che vi aspettano numerosi!
Giulia Marchina

***
LA TESTIMONIANZA DI FABIO MINAZZI*
Per Chiara e Le Rêve et la vie

Fabio Minazzi

 Varese. Penso che non si possa che ringraziare l’amica Chiara Pasetti, per essere stata l’«anima dell’anima» di tutto quel molteplice e centripeto flusso di varie energie che ha infine portato felicemente alla nascita dell’Associazione culturale Le Rêve et la vie, giacché senza la sua contagiosa e suadente determinazione tutti noi non saremmo stati certamente coinvolti in questo bel progetto che si radica in una duplice sfida. Da un lato la sfida da sempre connessa con la scrittura e quel lógos costituente la matrice stessa della nostra stessa tradizione occidentale. Giustamente Galileo Galilei, nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, scrive come, a suo avviso, proprio l’invenzione dell’alfabeto possa essere considerata una delle più “ammirande” invenzioni umane. Proprio perché l’accostamento sempre variato e pure sempre identico, di una ventina di caratteruzzi non solo ci consente di conoscere e meditare il pensiero di chi ci ha preceduto nel corso dei secoli, ma ci consentirà anche di essere eventualmente letti e considerati dai posteri che non avremo comunque la possibilità di conoscere. Esattamente entro la straordinaria magia dell’accostamento di questi caratteruzzi si delinea del resto il linguaggio che fa tutt’uno con il nostro stesso pensiero. Diceva giustamente Ludwig Wittgenstein che “i limiti del nostro linguaggio sono i limiti del nostro mondo”. Grazie ed in virtù di questo linguaggio possiamo sempre sondare criticamente la possibilità dell’impossibile, il che ci collega proprio con quel Rêve che si intreccia, inevitabilmente, con la vie, al punto che una vie senza Rêve non è neppure concepibile come degna d’essere vissuta. Ma l’intreccio tra vie e Rêve è anche più intrigante ed “ontologico”, perlomeno nella misura in cui non ci si vuole fermare alla superficie del mondo e della stessa vita. Se si vuol penetrare nella profondità entro la quale si può infine individuare il motore della vita, non si può infatti fare a meno di parlare proprio del Rêve. Una grande poetessa del Novecento, Daria Menicanti, formatasi in quello straordinario crogiuolo della “scuola di Milano” banfiana, nel suo ultimo libro, Ultimo quarto, scriveva, giustamente, che «l’attesa è la sola passione». Perché? Per il motivo che tutti noi, per continuare a «strisciare (…) sopra questo bel volto della terra», dobbiamo sempre connetterci «a quei fili di ardenza/ che sono una quasi esca da immortale». Infatti, spiega ancora la Daria, «l’attesa è la sola passione/ che faccia vivere e resistere a tanto», perché «in sé e per sé gli uomini non ci sono/ ma soltanto le loro aspettative/ ci sono, nutrite di amorose/ contese o di perdoni/ e soprattutto del fertile dubbio/ volto sempre alle maturanti ascese/ alle improvvise invenzioni».
Il che non è solo frutto di un’acuta percezione critica di una poetessa, invero straordinaria, ma costituisce anche la comprensione più profonda della struttura umana, propria di un vivere degno d’essere vissuto, à la Socrate, ovvero di un vivere sempre nutrito di ricerca, del fertile dubbio, della scrittura e della riflessione. Il che, se viene declinato secondo la nostra tradizione filosofica, ci riporta immediatamente a quel cuore spirituale che noi contemporanei abbiamo perso di vista, non sapendo più riconnettere criticamente le varie componenti della nostra stessa vita in un progressivo e costruttivo indiarsi. Ma è invece proprio questo indomito cuore propulsivo che dobbiamo saper riconquistare e far nostro. Già un pensatore come Immanuel Kant lo aveva percepito, capendo come conoscenza e libertà fossero due parole profondamente interconnesse. Meglio ancora: conoscenza e libertà sono i due volti di un medesimo processo esplosivo che coincide con la nostra stessa storia occidentale. Ma se conoscenza e libertà sono le due facce di una medesima medaglia, allora al pensatore di Königsberg non era affatto sfuggito come la loro relazione nascesse proprio grazie ad un terzo elemento, la speranza, il sogno, l’utopia, l’escaltologia, che rappresenta sempre la chiave di volta di questo stesso rapporto critico e dinamico. Il che ci riporta nuovamente alla funzione liberatoria e propulsiva del Rêve, perché senza Rêve non c’è vita. Grazie dunque a Chiara perché con il suo entusiasmo e la sua competenza consente ora a tutti noi di coltivare un comune sogno che non può che potenziare la vita di tutti noi, ricordandoci che anche l’Europa o saprà riconquistare queste sue autentiche radici oppure non avrà alcun futuro.
[Varese, 29 gennaio 2016]

(*Docente di Filosofia della scienza, Università degli Studi dell’Insubria - Varese
Académie Internationale de Philosophie des Sciences -  Bruxelles)