AVVENIMENTI
NOVARA. NASCE
UNA NUOVA ASSOCIAZIONE CULTURALE
Chiara Pasetti |
Il nome è splendido: si
chiama “Le Rêve et la Vie”; un gruppo di folli sognatori amante di libri e di
arte si è avventurato in questa impresa. Noi amiamo folli e sognatori perché in
fondo ci somigliano: “Odissea” è fatta da un’altra banda di folli sognatori e
dunque non potevamo non essere al loro fianco. A capeggiarlo c’è Chiara
Pasetti, saggista -studiosa accanita di Flaubert (ma non solo)- e
collaboratrice del nostro giornale. Chiara è una donna di passioni, testarda,
determinata, ma allo stesso tempo tenerissima e capace di commuoversi fino alle
lacrime a viso aperto. Potete dire quante persone vi vengono in mente con
queste qualità? Potete dire quante ne conoscete? A me basta qualche dito di una
mano sola, e allora non stupitevi se a questa Associazione e a questi sognatori
diamo lo spazio che meritano e ne diamo notizia in prima pagina. Abbiamo
assistito, nel corso della nostra avventura intellettuale, ad una marea di
circoli, librerie, editori liberi, associazioni, riviste, gallerie d’arte,
teatri, ecc. sparire nell’indifferenza
generale. Per fortuna ogni tanto c’è qualcuno che non si arrende e si mette in
cammino, sfida le avversità, inghiotte bocconi amari, assorbe delusioni e
piange quando è necessario, ma rifiuta di venire a patti con la propria
coscienza. Corre il rischio delle proprie idee. Perché sa, come ebbe a scrivere
Ezra Pound, che “se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue
idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”. Dunque,
lasciateci festeggiare la nascita di questa Associazione, con tutto
l’entusiasmo giovanile dei nostri cuori appassionati.
Il resoconto dettagliato
è nello scritto di Giulia Marchina subito qui sotto. (A.G.)
La ragione che
non sogna genera mostri...
il sogno della ragione genera un’associazione!
Il tavolo dei relatori. Al centro Chiara Pasetti, alla sua sinistra Giulia Marchina, alla sua destra lo storico Lorenzo Del Boca (Foto: Eleonora Groppetti) |
Il 30 gennaio, la neonata associazione culturale Le Rêve et la Vie ha festeggiato ufficialmente la sua nascita presso la Biblioteca Civica di Novara. Lorenzo Del Boca, già Presidente dell’ordine dei giornalisti, storico e saggista caro alla sede piemontese, ha fatto gli onori di casa, evidenziato con entusiasmo e chiarezza i due ambiti specifici dell’associazione, la culla della cultura francese a cavalo del XIX e XX secolo, con particolare riferimento a Gustave Flaubert, e l’attenzione nei confronti di quei personaggi femminili che, per quanto imprescindibili, sono stati dimenticati o emarginati dalla storia. Programmaticamente, Le Rêve et la Vie intende abbracciare una cultura a tutto tondo, coniugando in sé gli interessi umanistici e artistici con quelli scientifici: a tale proposito sono risultate illuminanti le parole di due neurologi, il novarese e socio fondatore Carlo Pasetti e il Professor Raffaele Manni di Pavia. Il primo ha messo in risalto le ricche interazioni che dominano gli spazi di conscio e inconscio, sottolineando come il desiderio di creare un’associazione culturale sia, di questi tempi, una scelta «etica», e il secondo ha voluto ricordare con il suo contributo che «a chi si occupa di neurologia lo studio del sogno e della fase del sonno REM, cui principalmente l’attività onirica è associata, rappresenta una straordinaria opportunità per capire meglio il funzionamento del cervello nella regolazione degli stati di coscienza, della percezione e dei processi della memoria e dell’apprendimento». Anche Marcello Flores, storico e Professore Emerito dell’Università di Siena, autore del recente Traditori per il Mulino, presentato proprio a Novara lo scorso anno con Chiara Pasetti, ha espresso così la sua gioia per la nuova associazione, che ha l’onore di contarlo fra i suoi iscritti:
«Ha
un nome bellissimo, questa associazione... Oscar Wilde, grande sognatore,
scriveva: “Sognatore è chi può trovare la propria strada soltanto al chiaro di luna.
La sua punizione è che riesce a vedere l’alba prima del resto del mondo”.... E
una donna del Novecento, la grande Eleonor Roosevelt, affermava giustamente che
“il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni”.
Sicuramente i sogni dell’associazione sono molto belli e meritano di diventare
reali!».
Ritratto di G. Flaubert |
Lorenzo Del Boca ha quindi lasciato la parola alla Presidente Chiara Pasetti, mente e cuore pulsante dell’associazione, firma della “Domenica-Il Sole24ore” e de “Il Giornale dell’arte”, saggista e specialista di Flaubert, traduttrice, e come lei stessa avrà modo di definirsi, prendendo a prestito una formula del suo nume tutelare, femme-plume. Per arrivare a spiegare il significato dell’associazione, il suo valore simbolico e i suoi obiettivi più pragmatici, Chiara Pasetti ha dovuto partire dal principio, dal racconto della sua vita e dei suoi sogni: la consacrazione per gli studi filosofici, la folgorazione per Flaubert (di cui pubblicherà per le edizioni Nino Aragno di Torino alcuni testi anche inediti) e quell’ampio orizzonte che dal movimento del simbolismo abbraccia il surrealismo, nonché il suo percorso di donna e gli ostacoli incontrati nell’affrontare e farsi rappresentante di quelle figure (il nome di Camille Claudel spicca fra queste, e non a caso è oggetto di un suo testo teatrale e di un suo testo di prossima pubblicazione per le edizioni Nino Aragno) la cui femminilità forte ed energica è stata troppe volte censurata, o posta a margine. Il suggestivo logo dell’associazione rappresenta un grande occhio-mongolfiera nell’atto di librarsi in aria e, come la presidente ha spiegato, proveniente da una famosa incisione di Odilon Redon, nella quale si è deciso di inserire una mano che impugna una penna, simbolo di scrittura e creatività, nonché richiamo alla sua principale passione e attività. Un altro arcano che il suo discorso ha svelato riguarda il titolo dell’associazione: Le Rêve et la Vie è infatti il sottotitolo di un’opera di Nérval, Aurélia, e inoltre è il titolo di un progetto mai portato a compimento dello stesso Flaubert: «quasi un lascito spirituale», ha affermato sorridendo Chiara Pasetti.
Numerosi gli intellettuali e gli studiosi che hanno fatto pervenire all'Associazione testimonianze e testi, fra cui Michel Jeanneret (nella foto) dall'Italia e dall'estero |
A vegliare e onorare l’associazione c’è un “padrino” d’eccezione, Michel Jeanneret, Professore Emerito dell’Università di Ginevra, non a caso, oltre al resto, specialista di Gérard de Nerval, che ha inviato un suo messaggio di auguri:
Le rêve, contrairement à une idée reçue, n’oppose pas un
refus à la vie ni ne se réduit à une évasion vers des paradis artificiels. Il
fait partie intégrante de notre existence et revêt une importance vitale pour
la santé de l’esprit. L’association Le Rêve et la vie, qui
s’est fixé une mission noble et généreuse, a raison de défendre le droit de
rêver et elle a raison encore de chercher dans les arts comme dans la
littérature des voies qui ouvrent sur un univers alternatif, « une seconde vie
» (Nerval), pas moins authentique que la première.
E naturalmente
c’è anche una “madrina” d’eccezione, Madame Isabelle Rome, magistrato presso la
Corte d’appello di Versailles, specialista di Séverine e a sua volta Presidente
dell’Associazione “Femmes de libertés”, che ha sede nella regione della
Picardia, in Francia. Così si è espressa:
Que nos rêves
nous portent, nous donnent les ailes et la force nécessaires pour œuvrer chaque
jour à la beauté du monde, et bâtir ensemble une fraternité solide, au-delà de
toutes frontières!
Qu’ils ne
s’éteignent jamais, car ils sont notre vie!
Le Rêve et la
Vie, quel joli nom pour une association à qui je présente mes vœux les plus
chaleureux de réussite et de rayonnement!
Le 12 et le
14 mars, à Novara et Milan, nous nous réunirons autour de femmes magnifiques
mais souvent incomprises à leur époque. Je suis
particulièrement heureuse et honorée de venir vous parler de Séverine,
journaliste française féministe et pacifiste. Une humaniste visionnaire, morte en 1929, malheureusement
oubliée de l’Histoire.
Riferendosi
agli eventi già previsti dal calendario, tra cui proprio quello con Isabelle
Rome (del 12 marzo a Novara e del 14 marzo ai Filodrammatici di Milano) e
quello del due aprile presso la Biblioteca Civica di Mortara su Antonia Pozzi, Graziella
Bernabò, che dell’incontro del 2 aprile sarà la protagonista (è lei la
curatrice insieme a suor Onorina Dino dell’epistolario pozziano e delle poesie),
ha elogiato il carattere concreto e nel contempo la grande apertura dell’associazione,
e la sua bellissima denominazione, che secondo lei «sottolinea l’ampio respiro di una progettualità
attenta alla vita e a quel respiro di desiderio e di sogno che in essa
necessariamente si inscrive». Chi scrive ha letto poi un passo dal Don
Chisciotte, giungendo ad accomunare tutti i soci all’eroe di Cervantes per la
distintiva bibliofilia; ha dunque sottolineato la favorevole accoglienza di cui
la sua ricerca su Amelia Rosselli gode all’interno dell’associazione. Angelo
Gaccione, presente in sala, scrittore, saggista, drammaturgo, autore di
numerose raccolte di racconti, e di libri sulla città di Milano, nonché del
bellissimo e commovente Lettere ad
Azzurra, dedicato alla figlia, ha parlato di “Odissea”, di cui è il
Direttore, rivista cui collaborano prestigiose firme della cultura italiana e
internazionale, che ha saputo coraggiosamente riproporsi dal cartaceo all’online
con immutata identità e successo di critica e pubblico (oltre centomila
lettori); ha inoltre letto la lettera del Professor Gabriele Scaramuzza, già
docente di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano, studioso
dell’estetica della Scuola di Milano (e correlatore di tesi di laurea in Estetica
della Presidente dell’Associazione):
«L’ampio e tuttavia
selettivo spettro di tematiche e di persone cui Chiara si è dedicata, e verso
cui vorrebbe indirizzare la sua Associazione, riflette la sua costante
collaborazione al Domenicale de “Il Sole – 24 Ore”. A Flaubert, in primo luogo,
non a caso è rivolto uno tra i principali campi di indagine dell’associazione.
Questo grande scrittore in particolare, ma anche la letteratura, la poesia,
l’arte, la cultura francese otto-novecentesca
saranno al centro dell’attenzione. Particolarmente avvincente e qualificante
nel programma dell’Associazione è poi l’attenzione a figure di donne, talune
note, ma giustamente rivalutate, altre vere e proprie scoperte, o comunque poco
studiate, a volte in Italia del tutto sconosciute. Resta da sottolineare che la
scelta dell’universo femminile come uno dei principali centri dell’attenzione
riflette un coinvolgimento che va oltre ogni appartenenza di genere. Riguarda
una dimensione universale della nostra storia di persone, che confidano che
proprio dal mondo femminile possa nascere un mutamento non solo della
sensibilità personale, ma anche della storia tout-court».
Il giudice parigino Isabelle Rome |
Le Rêve et la Vie è inoltre vicino alle
iniziative del Centro Insubrico di Varese, contestualmente rappresentato da
Stefania Barile, che vi collabora, oltre che essere una docente liceale di
Filosofia e dottoranda in Diritto e Scienze Umane presso l’Università degli
Studi dell’Insubria, e dal prezioso contributo del Professor Minazzi, docente
di Filosofia della scienza presso l’Università degli Studi dell’Insubria di
Varese e Direttore scientifico del Centro Insubrico, che così scrive : «Diceva
giustamente Ludwig Wittgenstein che “i limiti del nostro linguaggio sono i
limiti del nostro mondo”. Grazie ed in virtù di questo linguaggio possiamo
sempre sondare criticamente la possibilità dell’impossibile, il che ci collega
proprio con quel Rêve che si intreccia, inevitabilmente, con la vie, al punto
che una vie senza Rêve non è neppure concepibile come degna d’essere vissuta. Ma l’intreccio tra vie e Rêve è anche più
intrigante ed “ontologico”, perlomeno nella misura in cui non ci si vuole
fermare alla superficie del mondo e della stessa vita. Se si vuol penetrare
nella profondità entro la quale si può infine individuare il motore della vita,
non si può infatti fare a meno di parlare proprio del Rêve. Una grande poetessa
del Novecento, Daria Menicanti, formatasi in quello straordinario crogiuolo
della “scuola di Milano” banfiana, nel suo ultimo libro, Ultimo quarto, scriveva,
giustamente, che «l’attesa è la sola passione/ che faccia vivere e resistere a
tanto», perché «in sé e per sé gli uomini non ci sono/ ma soltanto le loro
aspettative/ ci sono, nutrite di amorose/ contese o di perdoni/ e soprattutto
del fertile dubbio/ volto sempre alle maturanti ascese/ alle improvvise
invenzioni».
Ad impersonare il mondo
del teatro è stato Sergio Fava, che ha parlato dell’opera di Carmelo Bene, di
cui è stato un preziosismo collaboratore e con il quale il maestro Bene ha
ideato e curato seminari e incontri a Otranto; Sergio ha parlato anche della
sua collaborazione con il Professore Emerito di Filosofia Teoretica Carlo Sini
e, come in un suggestivo contrappunto, Andrea Gattinoni, attore e regista di
fama nazionale, già interprete di film (Si può fare di Manfredonia, tra gli
altri) e fiction televisive, e di numerosi spettacoli teatrali diretti da
Vacis, Baricco, Solari, Rossi, e altri, e ora interprete delle Tentazioni di
Sant’Antonio per la drammaturgia di Chiara Pasetti, nonché regista dello
spettacolo dedicato a Camille Claudel, MOI, sul testo di Chiara Pasetti, ci ha
regalato un momento di arte pura, leggendo e interpretando con il proprio
talento magnetico, che ricorda anche attraverso la somiglianza fisica lo stesso
Bene ma se ne discosta per differente personalità e, il maestro ci perdonerà, a
nostro avviso maggior eclettismo, alcuni frammenti del Mal de’fiori, l’ultimo
lavoro in versi di Carmelo Bene (che reca la prefazione dello stesso Sergio
Fava); ha letto anche alcuni stralci dall’Adelchi,
e un brano di critica su Bene scritto dal raffinatissimo Jean Paul Manganaro.
La Direttrice
organizzativa del teatro Filodrammatici di Milano Marina Gualandi, che
accoglierà nel suo teatro il 14 e il 15 marzo il debutto di MOI, spettacolo
ispirato a Camille Claudel, per la regia di Andrea Gattinoni e
l’interpretazione di Silvia Lorenzo, ha inviato un suo messaggio di auguri, che
Sergio Fava ha letto:
«Ho
conosciuto Chiara Pasetti un anno e mezzo fa, grazie al comune amico Arturo
Cirillo, grande regista teatrale e interprete eccellente, che le aveva
consigliato di contattare il Teatro Filodrammatici di Milano per presentare i
suoi lavori legati agli amati autori francesi. Allora si parlava di piccoli
assaggi di teatro; ora il viaggio teatrale si è strutturato, il progetto è
cresciuto e le ambizioni sono alte. Sono felice, come persona e come direttore
del Teatro Filodrammatici, di essere al fianco di Chiara in questo percorso e
di aiutarla, per quelle che sono le nostre competenze, ad affrontarlo con
serenità».
Stefania Barile |
Dal
fronte genovese, particolarmente caro all’Associazione culturale (anche per la
recente amicizia e collaborazione della Presidente con Giuliano Galletta,
giornalista de “Il Secolo XIX”, artista, che ha recentemente curato insieme a
Enrico Testa Le Parole volano, un libro contenente degli articoli di Edoardo
Sanguineti, indimenticabile e indimenticato amico di Galletta), la quale è
stata fondata proprio in occasione della giornata di studio tenutasi il 14
novembre scorso presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, dedicata
all’illuminazione flaubertiana per il quadro attribuito a Pieter Brueghel il
Giovane, Le Tentazioni di Sant’Antonio Abate (che è stato appunto la fonte di
ispirazione per la prima versione de La Tentazione di sant’Antonio del 1849),
ora ospitato proprio a Palazzo Spinola di Genova, la dottoressa Farida
Simonetti, Direttore della splendida Galleria, si è così pronunciata (alle sue
parole arrivate via email ha dato vita l’avvocato di Genova Vittoria Villa):
«L’arrivo
nelle sale della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola della tavola
cinquecentesca raffigurante Le tentazioni di Sant’Antonio, tradizionalmente
attribuita a Brueghel, è stata l’occasione per conoscere Chiara Pasetti che,
attenta a qualsiasi novità riconducibile a Flaubert, aveva prontamente
contattato il museo appena avuta notizia che vi era esposto l’opera che tanto
colpì lo scrittore. Da ciò, infatti, è nato un proficuo rapporto di
collaborazione grazie al quale abbiamo potuto ospitare a Palazzo Spinola una ricca
giornata dedicata alla relazione tra il dipinto e Flaubert, che si è conclusa
con la lettura teatrale della Tentazione di sant’Antonio di Flaubert».
Infine
è stata letta la lettera ben augurale della Professoressa e francesista Bruna
Donatelli, docente di Letteratura francese presso l’Università Roma Tre,
correlatrice di tesi di dottorato della Presidente dell’Associazione:
«In
questi anni io e Chiara abbiamo parlato a lungo delle nostre comuni passioni
letterarie, dei suoi incontri fulminanti con universi artistici a lei, ma anche
a me, fino a quel momento nascosti, dei suoi progetti, dei suoi sogni. Quando
qualche idea era maturata o stava per prendere forma nella sua mente, o quando
aveva appena finito una recensione di un libro, di un catalogo di una mostra
che particolarmente l’avevano colpita, mi chiamava o mi inviava il testo
dicendomi con spontaneo e acuto sguardo critico “Guarda un po’ che donna!”, “Ah questo testo, che bello!”, “Che ne dici di quest’altra autrice? Grande, vero?”, “Un libro bellissimo, che sicuramente avrai letto”... E i mondi nascosti che le si aprivano come orizzonti
calamitanti da esplorare, diventavano, grazie al suo sguardo acuto e critico, i
SUOI mondi che sapeva, anzi sa, sempre trasmettere ai suoi lettori, ai suoi
amici, con un entusiasmo e una passione travolgenti, ma anche quella
professionalità e rigore che il nostro comune maestro Gustave Flaubert le ha
trasmesso.
Un altro scatto sul tavolo dei relatori |
Si è
chiusa questa giornata di festa con la lettera di Dario Pontuale, scrittore,
saggista e critico letterario di Roma, autori di tre romanzi di successo, che
ha intitolato il suo augurio per l’Associazione Non dobbiamo essere chiunque:
«Muovendo
la scatola affascinante del “fare associazione”, agitandola tra le mani come
solitamente si fa con i regali, si dovrebbe udire un ticchettio autentico, una
specie di eco lontana che garantisce l’esistenza di buoni polmoni, di ampi
cervelli, di grandi cuori. Solo tali animi devoti dovrebbero arrogarsi il
diritto di “fare associazione”, poiché da loro si avrebbe la garanzia di
un’atmosfera salubre, di un’aria tutt’altro che viziata. Abbiamo bisogno di
simile onestà intellettuale, disponibilità razionale, gentilezza di pensiero,
ne abbiamo assoluto bisogno, poiché devono essere questi, secondo me, i
requisiti inviolabili per chiunque intenda rivendicare tale riscatto. Per i
malintenzionati, gli opportunisti senza tempo, i banditi di una volta, non
dovrà esserci altro spazio, dovranno restar soffocati dalla pressione della
correttezza, dalla bellezza del gesto, dal vento nuovo».
L’Associazione
culturale, attraverso la voce della Presidente, ha infine ringraziato
sentitamente tutti coloro che hanno partecipato, da lontano con le loro lettere
e testimonianze, e da vicino con la loro importante e autorevole presenza, il
30 gennaio all’inaugurazione ufficiale di questa nuova avventura di “sogno” e
di “vita”! E parafrasando il titolo di una nota litografia di Goya, ha
affermato che è «la ragione che non sogna a generare mostri»... Mentre il sogno
della ragione, a volte, e in questo caso, genera... un’associazione!
Il giovane e bravo attore Andrea Gattinoni autore delle letture |
Tutti i prossimi
appuntamenti teatrali e gli incontri a cura dell’Associazione potete trovarli
ora sul sito www.lereveetlavie.it. Per contattare
l’Associazione: info@lereveetlavie.it
MODIFICA:
Si era già annunciato su queste pagine un doppio appuntamento fiorentino per
Chiara Pasetti e Andrea Gattinoni, che il 5 febbraio avrebbero dovuto essere al
Teatro Puccini di Firenze con la lettura teatrale de La Tentazione di
sant’Antonio, e nello stesso luogo la settimana successiva, il 12 febbraio, con
Madame Bovary c’est moi?, all’interno della rassegna, a cura della Direttrice del
Teatro Stefania Costa, “Puccini d’autore”. Per motivi del tutto indipendenti
dalla volontà di Chiara Pasetti e di Andrea Gattinoni, i due incontri sono
stati annullati, e ci scusiamo con i numerosi lettori che avrebbero seguito i
due spettacoli a Firenze. La rassegna “Puccini d’autore” non prevede più la
presenza di questi due appuntamenti legati a Flaubert.
Ma
resta confermato, naturalmente, l’appuntamento del 19 febbraio presso
l’Archivio di Stato di Novara per la Tentazione di sant’Antonio, evento a cura
del FAI e dell’Associazione “Le Rêve et la vie”, che vi aspettano numerosi!
Giulia Marchina
***
***
LA
TESTIMONIANZA DI FABIO MINAZZI*
Per Chiara e Le Rêve et la vie
Fabio Minazzi |
Varese. Penso che non si possa che ringraziare l’amica Chiara
Pasetti, per essere stata l’«anima dell’anima» di tutto quel molteplice e
centripeto flusso di varie energie che ha infine portato felicemente alla
nascita dell’Associazione culturale Le
Rêve et la vie, giacché senza la sua contagiosa e suadente determinazione
tutti noi non saremmo stati certamente coinvolti in questo bel progetto che si
radica in una duplice sfida. Da un lato la sfida da sempre connessa con la
scrittura e quel lógos costituente la
matrice stessa della nostra stessa tradizione occidentale. Giustamente Galileo
Galilei, nel suo Dialogo sopra i due
massimi sistemi del mondo, scrive come, a suo avviso, proprio l’invenzione
dell’alfabeto possa essere considerata una delle più “ammirande” invenzioni
umane. Proprio perché l’accostamento sempre variato e pure sempre identico, di
una ventina di caratteruzzi non solo ci consente di conoscere e meditare il
pensiero di chi ci ha preceduto nel corso dei secoli, ma ci consentirà anche di
essere eventualmente letti e considerati dai posteri che non avremo comunque la
possibilità di conoscere. Esattamente entro la straordinaria magia
dell’accostamento di questi caratteruzzi si delinea del resto il linguaggio che
fa tutt’uno con il nostro stesso pensiero. Diceva giustamente Ludwig
Wittgenstein che “i limiti del nostro linguaggio sono i limiti del nostro
mondo”. Grazie ed in virtù di questo linguaggio possiamo sempre sondare
criticamente la possibilità
dell’impossibile, il che ci collega proprio con quel Rêve che si intreccia, inevitabilmente, con la vie, al punto che una vie senza
Rêve non è neppure concepibile come
degna d’essere vissuta. Ma l’intreccio tra vie
e Rêve è anche più intrigante ed
“ontologico”, perlomeno nella misura in cui non ci si vuole fermare alla
superficie del mondo e della stessa vita. Se si vuol penetrare nella profondità
entro la quale si può infine individuare il motore della vita, non si può
infatti fare a meno di parlare proprio del Rêve.
Una grande poetessa del Novecento, Daria Menicanti, formatasi in quello
straordinario crogiuolo della “scuola di Milano” banfiana, nel suo ultimo
libro, Ultimo quarto, scriveva,
giustamente, che «l’attesa è la sola passione». Perché? Per il motivo che tutti
noi, per continuare a «strisciare (…) sopra questo bel volto della terra»,
dobbiamo sempre connetterci «a quei fili di ardenza/ che sono una quasi esca da
immortale». Infatti, spiega ancora la Daria, «l’attesa è la sola passione/ che
faccia vivere e resistere a tanto», perché «in sé e per sé gli uomini non ci
sono/ ma soltanto le loro aspettative/ ci sono, nutrite di amorose/ contese o
di perdoni/ e soprattutto del fertile dubbio/ volto sempre alle maturanti
ascese/ alle improvvise invenzioni».
Il che non è solo frutto di un’acuta percezione
critica di una poetessa, invero straordinaria, ma costituisce anche la
comprensione più profonda della struttura umana, propria di un vivere degno
d’essere vissuto, à la Socrate,
ovvero di un vivere sempre nutrito di ricerca, del fertile dubbio, della
scrittura e della riflessione. Il che, se viene declinato secondo la nostra
tradizione filosofica, ci riporta immediatamente a quel cuore spirituale che
noi contemporanei abbiamo perso di vista, non sapendo più riconnettere
criticamente le varie componenti della nostra stessa vita in un progressivo e
costruttivo indiarsi. Ma è invece proprio questo indomito cuore propulsivo che
dobbiamo saper riconquistare e far nostro. Già un pensatore come Immanuel Kant
lo aveva percepito, capendo come conoscenza
e libertà fossero due parole
profondamente interconnesse. Meglio ancora: conoscenza
e libertà sono i due volti di un
medesimo processo esplosivo che coincide con la nostra stessa storia
occidentale. Ma se conoscenza e libertà sono le due facce di una medesima
medaglia, allora al pensatore di Königsberg non era affatto sfuggito come la
loro relazione nascesse proprio grazie ad un terzo elemento, la speranza, il
sogno, l’utopia, l’escaltologia, che rappresenta sempre la chiave di volta di
questo stesso rapporto critico e dinamico. Il che ci riporta nuovamente alla
funzione liberatoria e propulsiva del Rêve,
perché senza Rêve non c’è vita.
Grazie dunque a Chiara perché con il suo entusiasmo e la sua competenza
consente ora a tutti noi di coltivare un comune sogno che non può che
potenziare la vita di tutti noi, ricordandoci che anche l’Europa o saprà
riconquistare queste sue autentiche radici oppure non avrà alcun futuro.
[Varese, 29
gennaio 2016]
(*Docente
di Filosofia della scienza, Università degli Studi dell’Insubria - Varese
Académie Internationale de Philosophie des Sciences - Bruxelles)