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martedì 9 febbraio 2016

LA FIABA
LA STORIA DI DARÒ



C’era una volta,
una volta sempre per tutte, un re senza corona, anche la sua consorte, la regina era senza corona; insomma era un regno senza corone. Per questo motivo i sudditi erano infelici ed allora passavano il tempo a intrecciare corone di fili d’erba e con ghirlande di viole per i loro sovrani senza corona. Purtroppo durante la siccità l’erba non cresceva neppure per nutrire le mucche o le pecore al pascolo e le viole spuntavano, quando andava bene, solo a marzo. Era un problema serio e quei due sovrani sui loro troni, senza le corone, non avevano autorità. Tutto il popolo era triste e i sovrani, dal canto loro, si consolavano mangiando tutto il giorno, divorando tutte le dispense del reame; l’immaginario era comico e tutto il mondo rideva pensando ai due lardosi reali, senza corona per giunta! e al loro popolo sempre più magro e stanco, tanto stanco, sfinito dalla fame che le corone di viole appassivano prima di essere terminate. Un giorno passò di lì un fanciullo di nome Darò, con il nasino all’insù, con due grandi occhi neri e un ciuffo di capelli striati di biondo sulla fronte, aveva anche le lentiggini sul nasino all’insù e le fossette sulle guance rosa, dono del suo angelo custode il giorno della sua nascita, anzi l’ora della sua nascita e precisamente le ore diciotto e trenta. Insomma Darò era proprio un bambino fortunato e perciò voleva condividere la sua fortuna, specialmente quando non sopportava la sofferenza degli altri e, vedere un popolo magro e triste con un re e con una regina molto molto grassi e senza corona, non riusciva davvero a sopportarlo tanto da sentire una stretta al cuore, così decise di fare qualcosa. Intanto bisognava dar da mangiare a quel popolo affamato, perché era talmente stremato che non riusciva nemmeno più a ragionare, anzi ormai credeva di avere due re e due regine poiché dalla debolezza vedeva doppio. Darò era fortunatissimo perché era accompagnato sempre da una schiera di angeli invisibili agli altri, ma era un segreto se no lo avrebbero preso per matto da legare e poi, legato, non avrebbe potuto far nulla per gli altri, perciò era anche un fanciullo molto riservato; raccontava tutto solo ad un amico del cuore, molto fidato, per non scoppiare a tenersi un segreto di cui andava fiero. Allora, come narra la storia, Darò riempì i magazzini, di quel paese e di quel popolo senza nome, di ogni ben di dio e si fece una gran festa, dove mangiando, bevendo, cantando e danzando tutti i sudditi dimenticarono i loro grassi reali, i quali incominciarono a invidiare il loro popolo. Comunque ora che il popolo era sfamato e ben rifocillato incominciò a ragionare e, vedendo due sovrani così grassi, ma così grassi e pure antipatici, pensò: “Perché noi sudditi dovremmo intrecciare corone di viole per due persone così grasse e antipatiche? Di solito i ciccioni sono simpatici – pensò ancora perplesso – potremmo intrecciare – che so – i raggi del sole oppure inventare ghirlande di stelle o cambiare paese; si potrebbe andare in un paese con un nome e senza re dove la gente è libera di fare il bene, dove c’è posto per tutti”.  Darò, soddisfatto di quella decisione, disse rivolgendosi a tutti: “Bisogna fare un treno, non di vagoni, ma di persone, mano nella mano: il treno della solidarietà che viaggi per il mondo, fischiettando”. Quel popolo, che non aveva nulla da perdere, né un nome né regnanti senza autorità, intrecciò le dita nelle dita, prendendosi per mano formando un lunghissimo treno di umanità. Darò li salutò felice salendo sulle ali del suo angelo custode mentre la gente guardò stupita Darò volare via e pensò: “Non sarà forse lui l’angelo custode del nostro popolo?”. Questo non si seppe mai, ma il popolo senza nome e senza le autorità, quando pregava pensava a Darò decidendo, proprio da quel nome di dare, dare sempre a piene mani intrecciando le dita a mo’ di cestino pieno di doni. Le stelle generose, in una notte d’estate, si disposero in modo che tutti vedessero scritto un nome, per quel popolo senza nome: PLANETARIO. Passarono di lì gli angeli di Darò fissando quelle stelle in una nuova costellazione.
Laura Margherita Volante