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domenica 14 febbraio 2016

NUOVI AFORISMI
di Ornella Ferrerio
Ornella Ferrerio

1.Ma, sarà vero che esiste – davvero – il vero?
2.Forse, se la mente si impenna è perché ha galoppato troppo.
3.Non c’è nulla da fare: la vita va vissuta in modo vivo.
4.È certamente cosa triste fare tappezzeria nel grande ballo della vita.
5.È davvero il colmo ridere da soli, disperatamente?
6.Devi tacere, se vuoi che il silenzio ti ascolti.
7.È quasi commovente la grande utilità dei numeri.
8.Certe coppie sono come quelle nelle casette segnatempo: o esce lui, o esce lei!
9.Che fatica sparire, ogni giorno, dentro la propria recita.
10.Come è faticoso calcare le scene del mondo.
11.Quante volte si chiede, al proprio letto, l’elemosina del sonno!
12.Alcuni momenti della vita assomigliano a un viaggio faticoso,
dove si parte con piedi pesanti e si torna con ali di piombo.
13.Ho proprio l’impressione che, al destino, gli fa proprio un baffo di tante tragedie.
14.Chissà quante storie potrebbero raccontare le ore sconosciute del sonno!
15.Non ti preoccupare se hai dei nemici. Potrebbero essere il segno di un tuo valore.
16.I miei ideali – ormai – trovano pace solo in ciò che scrivo.
17.Forse sarebbe opportuno fare sipario sulle attuali situazioni politiche, economiche e sociali.
18.Vedere la terra dallo spazio è davvero meraviglioso: sarà perché non si vedono gli uomini?
19.Da tanti orrendi fatti che sono successi, che succedono e che, purtroppo, succederanno ancora, emerge tutto il veleno degli estremismi religiosi e gli abissi della condizione umana.
20.La creatività è veder nascere le cose in quell’insieme di quinte che è la vita.
21.EXPO: sarebbe stato bello pensarlo come un acronimo sillabico di Ex-Poveri.
22.È meglio fare che dire perché, forse, in ciò che fai si trova tutto quello che vorresti dire.
23.Sui mezzi di trasporto pubblici i telefonini sembrano creati per erigere muri
fra i giovani seduti e gli anziani in piedi.
24.Amare l’amore può voler dire non amare.

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L' IMMAGINE - QUADRO


L'immagine-quadro che ho appeso nel soggiorno-cucina è grande, occupa una parte ragguardevole della parete. Una fotografia che rappresenta una via di Londra, al centro la strada che al fondo curva a lato i palazzi e centralmente nell'immagine parcheggiato sulla carreggiata a fianco del marciapiede un tipico bus a due piani londinese. La particolarità della foto è che tutto è in bianco e nero eccetto il bus che è a colori di un bel rosso tipico dei bus a due piani di Londra ed ancora nello scorcio della via non appare nessun essere umano. Il cielo non si vede, lo spazio ripreso è tutto occupato a lato dagli edifici. Il soggetto appare pulito, quasi asettico, muto e parlante.
Mi succede che guardandolo vengo risucchiato all'interno dell'immagine, mi trovo in quella strada a salire sul bus. Mi ricorda tanto le vie centrali di Milano quando possano essere percorse a ferragosto e non c’è anima viva.
Leggo in alto sul bus Tower Hill ed ancora 15 Aldwych  Fleet Street St. Paul's Cathedral, non conosco Londra. Senz'altro questo è il capolinea, lo prenderò e presto si metterà in moto e mi porterà in un posto che non so. Sono attratto magneticamente da questa immagine. Era in un altro posto primo che l'appendessi nel mio soggiorno-cucina ed io volevo farla mia, è sicuro che in qualche modo la amo come luogo di un ipotetica vita senza affanni.
La pulizia che ne traspare risulta essere senz'altro interiore, una qualità dell'anima.
Il rosso del mezzo pubblico mi ricorda la mia infanzia ed un automezzo giocattolo dei vigili del fuoco regalatomi un Natale associato nella sua corsa guidata dalle mie mani ad una canzone che a quei tempi inneggiava ai pompieri di Viggiù.
Il colore rosso non connota il sangue né il pericolo né l'eccitazione, al contrario, quando è in contrasto con il grigio attorno, diventa un punto ed un modo di sedazione dell'anima quando altresì è scossa da qualsivoglia turbamento.
Vado pazzo per gli autobus, per i palazzi grigi e monumentali, per le vie pulite e ordinate e per l'assenza di vita caotica piena di gente.
È bello quando la città si veste di eternità.
Tiziano Rovelli

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