I PRODROMI DELLA "INVASIONE"AFRICANA
di Walter Porzio
Da tempo desideravo esternare l’idea che mi sono formata leggendo e rileggendo alcuni volumi dedicati al Continente nero. Nel tentativo di penetrare il più possibile in profondità il problema, cercando di capire cosa può aver originato il fenomeno migratorio dei nostri giorni. Ho volutamente tralasciato il periodo delle guerre coloniali, limitandomi ad alcuni esempi, ben documentati, che chiariscono sufficientemente come si siano consolidate le teorie dell’immigrazione verso quei Paesi che prima erano i governanti degli stessi. Leggendo i tre viaggi che, l’esploratore e giornalista americano Sir Henry Morton Stanley, colui che incontrò il dr. Livingstone nel 1871 a Ujiji in Congo, scrisse a proposito dei suoi tre viaggi dal lago Tanganika al Congo per dimostrare che il Nilo non era un affluente del lago. I tempi non erano sospetti e quindi si presume che non potesse avere particolari odi o preconcetti nei confronti di alcuno. Proprio per questa ragione ritengo la sua una testimonianza vera a tutto campo.
“Probabilmente Leopoldo
desiderava che il suo governo nel Congo fosse più illuminato, sebbene di certo
non aveva mai pensato di porlo sul raffinato piano morale che i missionari suoi
sostenitori si aspettavano. Per 16 anni, fino alla sua morte avvenuta nel 1909,
Leopoldo fu piamente impostore e si dedicò instancabilmente al passatempo della
filantropia, e accusato di ambizioni personali, fu un modello di dignità
offesa, affrettandosi a propalare la personale versione dei fatti ai suoi
sostenitori. Fu probabilmente il primo a creare un ufficio informazioni con
criteri moderni, per diffondere notizie tendenziose. La sua vera preoccupazione
era il denaro. Benché fosse ricco, e avesse fatto una fortuna con le azioni del
Canale di Suez, non lo era abbastanza per un’impresa di quelle proporzioni.
Quando i mezzi di sfruttamento normali divennero insufficienti, egli ricorse a
quelli anormali. Subito dopo le “guerre arabe”, cominciarono ad arrivare in
Europa notizie delle atrocità che si commettevano laggiù e fin dal 1897 il
Parlamento britannico sollecitò una conferenza internazionale per discutere
l’amministrazione del Congo. Ovviamente il re ne fu informato e, qualsiasi
sovrano capace avrebbe vagliato accuratamente le accuse, se non altro per avere
modo di difendersi. Abbiamo ora prove incontestabili che per almeno 15 anni si
susseguirono in misura spaventosa, atrocità organizzate, e si deve concludere
che il re del Belgio abbia
deliberatamente e freddamente ucciso milioni di persone per un guadagno
personale. All’inizio del suo governo, il Congo aveva circa venti milioni di
abitanti. Oggi, dopo 75 anni (1962) ci vivono poco più di 12 milioni di persone
(La via di Stanley di Thomas
Sterling). (…) Un giovane tenente italiano che, ignaro della natura del suo
incarico si era arruolato nell’esercito del re, scrisse: La pista carovaniera tra Kasongo e il Tanganica è disseminata di
cadaveri di portatori, esattamente come al tempo dello schiavismo arabo,
vediamo qui tutti i particolari più abbietti del commercio degli schiavi, l’anello
al collo e la frusta. I portatori indeboliti, malati, denutriti, cadono a
centinaia e la sera, quando si alza un po’ di vento, ovunque si sente l’odore
dei corpi in decomposizione, tanto che gli ufficiali italiani lo chiamano “profumo
di Maniema” una località nei d’intorni.”
Non credo ci sia bisogno
di commento! Ora vorrei citarvi un altro episodio tra la moltitudine che ne
esiste, ma che pochi conoscono. In
Namibia ai tempi della conquista tedesca da parte dell’Afrrika Korp, vivevano
due grandi etnie: i Nama e gli Herero. Questi due gruppi di
contadini-allevatori si contrastavano a vicenda fino a quando in reazione alle
discriminazioni razziali e ai soprusi cui venivano sottoposti dagli occupanti
coloni germanici, si unirono e diedero vita ad un esercito per combattere il nemico comune. Nel 1904 si ebbe la prima
delle cosiddette “guerre Herero”. Questa unione militare decisa a difendere i
propri diritti e le proprie terre, ebbe inizialmente successo ma poi, non poté resistere al corpo di spedizione di
15mila soldati inviati dal Kaiser. Lothar von Trotha, il comandante del corpo
di spedizione, ebbe l’ordine di soffocare la rivolta in modo esemplare per
stroncare qualsiasi tentativo di rivendicazioni future. Fu un vero e proprio genocidio
nel quale gli Herero furono quasi totalmente sterminati (fonte: Storia della Namibia). Anche in questo
caso non ci sono commenti.
Di questi episodi nel continente
nero ce ne furono a decine da ogni parte, Boeri nello Zululand, inglesi in Rhodesia,
portoghesi in Angola e Mozambico, francesi in Algeria, Marocco, Chad, inglesi in Sudan e persino italiani
in Etiopia. La storia è forse la materia più significativa che ci aiuta a
capire il presente cercando nel passato. Per ultimo voglio citarvi alcuni dati
apparsi sul volume Africa Tropicale
edizioni Life dove presenta 2 cartine estremamente significative che mostrano
il continente Africano nel 1950 e nel 1963 dalle quali si evince che in soli 13
anni gli Stati indipendenti dell’Africa sono passati da 4 a 24. Non è un
percorso stupefacente? Come si è potuta formare una classe dirigente capace di
governare democraticamente un Paese se fino ad allora i soli neri “colti”
rappresentavano la “longa manus”degli
occupanti? Questo spiega invece la pletora di re e presidenti manipolati e manovrati
dai precedenti governi coloniali. La primavera araba insegna! Peccato che non
abbia dato i frutti sperati dai popoli. Comunque fu una chiara e inconfutabile
azione di ribellione ai vari dittatori locali che sovvenzionati dall’Occidente
aiutavano a mantenere diritti e sviluppi commerciali come: la vendita di armi,
a coloro che erano schierati coi vecchi padroni. La famosa Lega Araba
d’ispirazione socialista fu presto sopraffatta dal fondamentalismo Islamico che
si proclamò il difensore dei diritti operai e nazionali. Di chi la colpa di
tutte queste metamorfosi? Dei boscimani, degli Himba o dei cammellieri del
Chad? Ai posteri l’ardua sentenza. Finisco questo mio excursus, citando dal libro Africa
Tropicale di Life ed. 1962 le parole di Christian A.Herter ex segretario di
Stato USA.
“La libertà, come ben sappiamo comporta una grave responsabilità
dell’individuo verso la comunità, responsabilità dell’aggregato sociale verso
gli altri aggregati sociali. Per questo, tutti i Popoli del mondo e che più
degli africani hanno progredito sulla strada della civiltà, hanno il dovere di
porgere ai nuovi venuti del mondo moderno, i Popoli dell’Africa Nera, una mano
fraterna e un aiuto sostanziale. È un dovere,
bisogna dirlo, al quale molti Popoli evoluti non si sottraggono, sostenendo lo
sforzo delle nuove Nazioni con la loro assistenza tecnica e finanziaria.”
Ci sta dicendo qualcosa di
nuovo che non potesse essere prevedibile, con questa opinione di sessant’anni
fa? Anche qui, non ho commenti, quelli che potrei fare sarebbero di natura
politica ma, non voglio confondere questa mia ricerca storica riferita alle
ragioni insite nel fenomeno dell’immigrazione, con considerazioni politico e eco-populistiche
che imperversano di questi tempi.