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mercoledì 6 luglio 2016

DESIDERI E MERCATO
di Angelo Gaccione

Quanto meno bisogni avete,
tanto più sarete liberi
Cesare Cantù



Che il mondo sia divenuto un gigantesco mercato, è evidente anche dal modo come ci esprimiamo linguisticamente. E che noi esseri umani siamo fondamentalmente importanti perché rivestiamo il ruolo onnivoro di consumatori, è altrettanto scontato. I consumi sono aumentati, si dice con soddisfazione; i consumi sono calati, si dice con spavento; i consumi ristagnano e il mercato è fermo… Pare che tutto il senso più profondo della nostra civiltà, ruoti intorno al concetto di mercato e di consumo. Si dice che il desiderio crea il bisogno ed è il mercato che lo soddisfa. La formula potrebbe essere rovesciata dicendo che è il mercato a creare il desiderio, e che poi lo soddisfa come fosse un bisogno. In qualunque modo si strutturi la formula, il risultato finale rimanere identico: il consumo. Forse è una banalità dire che i bisogni nascono con la nascita dell’uomo. Bisogni primari da soddisfare subito per evitare che la sua vita sia messa in pericolo. Fame, sete, freddo, caldo, tutela della propria incolumità e della propria salute. Con la nascita dei legami sociali e l’ampliarsi delle relazioni parentali, i bisogni si dilatano ed acquistano nuove forme. Lo sviluppo della produzione economica e la sua diversificazione procede passo passo con la disponibilità delle risorse e della capacità tecnica di poterle trasformare. In teoria la sfida fra desiderio e bisogno potrebbe procedere all’infinito, l’uno alimentando l’altro e viceversa. Vista la stretta interdipendenza, il desiderio può far nascere il bisogno e il bisogno può far crescere il desiderio, senza soluzione di continuità, restando entrambi prigionieri di un circuito che non ha termine. Considerato dal punto di vista della produzione delle merci, questo rapporto può apparire ad alcuni esaltante, ad altri spaventoso. Nuovi desideri generano nuove merci, e nuove merci generano nuovi desideri. Finora ha funzionato così, e la produzione mondiale ha dato fondo a questa logica senza mai fermarsi, né domandarsi quanto questo modello sia effettivamente utile al bisogno di chi di quelle merci fruisce. Desideri artificialmente indotti creano nuovi bisogni, nuovi bisogni creano nuovi mercati pronti ad accogliere quei desideri divenuti bisogni e che prontamente la produzione soddisfa. Se c’è un mercato è naturale che qualcuno lo occupi e lo soddisfi. Quando parliamo di mercato e di soddisfazione di bisogni, è questa girandola vorticosa e inarrestabile che dovremmo tenere presente. Forse i bisogni sono contenuti e i desideri illimitati. Forse i bisogni veri di un uomo sono circoscritti alla tutela del suo corpo fisico, così come dalla natura gli è dato, e non dovrebbe oltrepassare quel limite. Di sicuro il punto dove ci stanno conducendo desideri illimitati e bisogni non necessari, (spaventosa produzione di rifiuti, saccheggio indiscriminato delle risorse primarie, prospettiva concreta di un disastro ecologico definitivo, ecc.), è un punto di non ritorno, una terra desolata.
[2015]