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martedì 9 agosto 2016

DESENZANO. IL TIGLIO E LA FOGLIA
di Angelo Gaccione


Un tiglio del lungolago di Desenzano mi ha regalato una foglia. Mi è caduta delicatamente in grembo, ero seduto su una panchina sotto la sua ombra a mirare i volteggi dei gabbiani. Era il 7 di agosto del Duemilasedici dell’Era post Volgare. Un’Era decisamente post e molto, molto volgare, in verità.
Erano le 15 e 20, come annotava la “cipolla”, e il cielo azzurro era spennellato qua e là da strisce bianche dalle forme più curiose.
Il lago cullava gli anatroccoli, la brezza muoveva le fronde e le chiome, i barchini gonfiavano le vele. Lo sguardo inseguiva i monti lungo l’intero profilo, e l’arco delle due penisole che si aprono per accogliere i traghetti. Virava, lo sguardo, fino alle punte estreme di Sirmione e Manerba, da sponda a sponda.
È di un giallo caldo la foglia. Rovesciata pare un cuore. La terrò dentro i fogli del taccuino come si usava una volta. Foglia fra i fogli.
“Grazie” io dissi al tiglio “per questo dono”.
Non c’è quasi più nulla di gratuito a questo mondo.

[Desenzano, 7 agosto 2016]