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martedì 27 settembre 2016

DAL PALAZZO
di Franco D’Alfonso

INTERVENTI
SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 12 SETTEMBRE 2016

Milano. Palazzo Marino

Omissis
N/11 – LINEE DI INDIRIZZO PER LA PROSECUZIONE DEL PERCORSO DI VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE DEL FONDO IMMOBILIARE “COMUNE DI MILANO I”. IL PROVVEDIMENTO NON COMPORTA SPESA.

PRESIDENTE BERTOLÈ: La parola, per l’ultimo intervento, al consigliere D’Alfonso.
CONSIGLIERE D’ALFONSO: Anche io non ripeterò quanto detto in Commissione. Vorrei solo ricordare alcuni punti, perché ogni volta che si va in Aula e qualcuno parla si ha sempre una crisi d’identità, non si capisce di che cosa si stia parlando. Sentendo prima il consigliere De Pasquale, sembrava che stessimo parlando di una delle operazioni finanziarie meglio riuscite degli ultimi 20 anni.
Non stiamo parlando di una Ferrari lucidata, stiamo parlando di un fondo. Raccolgo l’invito del consigliere Corrado del Movimento 5 Stelle che è sempre molto selettivo nell’andare a fare le pulci alle varie Amministrazioni, nel 2007 chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto, però ricordiamoci almeno i 3 motivi per i quali quel fondo è stato fatto: il primo è stato per coprire, come ormai tutti sanno, il bilancio del 2007, con una bella toppa da 160 milioni circa che gli è servita a chiudere il bilancio del 2007  con la classica frase: “Non abbiamo messo le mani delle tasche dei cittadini”. Infatti, notoriamente, abbiamo tolto loro i pantaloni e quindi così è andata. Il secondo motivo è perché veniva fatto in fretta, il terzo motivo è perché veniva fatto meglio.
Fatto in fretta mi sembra difficilino, stiamo parlando di 9 anni dopo e stiamo pensando di tenerlo aperto per altri 3 anni, quindi diciamo che se quello era uno degli obiettivi è stato cannato nella maniera più clamorosa. Fatto meglio, stenderei anche su questo un pietoso velo, perché a parte il fatto di aver scelto con il lanternino tutti gli immobili che avevano un problema di vendibilità. Infatti, il fondo ha liquidato, in tempo breve, una serie di immobili che erano vendibili e che avrebbe venduto chiunque, sono poi rimasti incagliati tutti quelli con una serie di problemi che faticosamente sono stati fatti, ma ricordo un altro piccolo aspetto, che l’argomento principe per il quale era stato fatto il fondo era che si sarebbe proceduto immediatamente alla dismissione con la cessione di una parte delle quote perché il fondo sarebbe stato ad una quota importante, circa del 40 per cento, per 100 e passa milioni di euro venduto sul mercato, perché è chiaro, il mercato funziona meglio. Arriva la Lehman Brothers, tutto quello che volete, il totale netto è che il Comune di Milano è proprietario al 100 per cento del fondo, quindi quello che ha fatto è stato uno spostamento di questo patrimonio immobiliare che ha destinato alla vendita in un meccanismo che controlla al 100 per cento, lo controlla al 100 per cento ma paga un gestore che è una banca che prende, per ogni anno, lo 0,20 per cento, quindi ogni anno che funziona c’è lo 0,20 per cento del patrimonio che sta dentro, quindi diciamo che siamo qui a cercare di raccogliere i cocci, così come ha cercato di fare l’Amministrazione precedente e cerca di farlo adesso. Lo strumento che è stato richiesto è quello della proroga, soprattutto perché dice: “Ci possiamo vedere meglio”, è su questa base che voto a favore. Non lo faccio per esempio, perché altrimenti se si procedesse alla chiusura del fondo, in questo momento, ci sarebbe perdita di 147 milioni. Non è vero che ci sarebbe quella perdita sostanziale, perché il Comune è 100 per cento di proprietà del fondo stesso, può decidere di chiuderla e chiudere il finanziamento aperto che è di 72-73  milioni di euro disponibili, lo si può fare vendendo degli immobili, ci sono degli indici per cui l’operazione è da studiare, però non parliamo di una strada che è tracciata e sulla quale non si può ripensare, si possono fare delle scelte, la  Giunta ha fatto delle scelte, è una scelta condivisibile, quella di una sorta di wait and see (aspettiamo e vediamo). Aggiungo che comunque, anche l’indebitamento di 73 milioni di euro sulle casse del Comune indirettamente, non è neutrale, cioè non è che non ha effetto perché i 73 milioni di quel finanziamento sono legati ad un contratto del 2007 che prevede sostanzialmente un costo annuo del 4 e mezzo per cento o del 5 per cento, non ricordo esattamente, che è basato sul famoso spread, il che significa che costa più o meno il doppio di quanto attualmente costa il debito al Comune. Stiamo mettendo le mani in un pasticcio, la struttura e l’Assessorato mettono le mani in un pasticcio. Per favore, cerchiamo di non gloriarcene più del necessario. Grazie.
Omissis

EMENDAMENTO N.4

PRESIDENTE BERTOLÈ: Grazie. Consigliere D’Alfonso.
CONSIGLIERE D’ALFONSO: Intervengo come persona informata dei fatti in questo caso. C’è sempre questo vezzo di parlare di Milano se si sta parlando di Roma. Che cosa c’entra Sogemi con il Fondo? Non lo capisco.
In ogni caso, poiché l’ha tirata in ballo il Consigliere De Pasquale, Le ricordo che: A) gli immobili sono di proprietà della Sogemi; le tre palazzine sono state trasferite alla Sogemi con un’operazione in cui - stia tranquillo - il Magistrato è già in movimento, è il Magistrato della Corte dei Conti che ha già mandato alla Sogemi - già negli anni scorsi - un’ispezione che sta dando delle risposte perché il sospetto della Corte dei Conti è che quell’operazione di conferimento con un valore che, attualmente, sul mercato è stato valutato tre volte, quello che avrebbe vendendolo; era una delle solite operazioni che venivano fatte infine, in limine mortis, per sistemare dei bilanci. Quando si butta una scintilla, attenzione, come succede quando una persona butta la benzina, la benzina gli finisce addosso. Il motivo per cui quelle palazzine non si possono vendere è molto semplice: se si vendono le palazzine, si realizza un terzo di quel valore, ergo si chiude la Sogemi il giorno dopo perché il bilancio va nell’articolo che adesso non ricordo più.
Per quanto riguarda le attività illecite che si svolgono all’interno, è vero che non si può sorvegliare tutto in una grande città, tuttavia questo fatto era già stato segnalato nel corso della scorsa amministrazione; quindi, l’allora Assessorato al Commercio chiese l’intervento dell’Annonaria e di altri e c’è un’ispezione che dice che questa cosa non è vera.
Dopodiché, se la cosa si è ripetuta, non lo so, io sto agli atti dei Pubblici Ufficiali; se io mando l’Annonaria che, tornando indietro, mi dice che non è vero, non posso pensare che l’Annonaria non sia entrata e che abbia ragione l’articolo di Repubblica, perché altrimenti, quando si dice di non fare processi sui giornali vuol dire non fare i processi sui giornali anche per delle cose meno significative,  non quelle di cui si parla di solito.
Omissis