Le 10 bugie sulla ‘riforma’ rifilate da
Renzi
agli italiani all’estero
di Marco Travaglio
Marco Travaglio con il compianto Don Andrea Gallo |
Cari italiani che vivete all’estero,
in questi giorni avete ricevuto una lettera firmata e spedita in 4 milioni di
copie a tutti voi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in uno dei suoi più
riusciti travestimenti: quello di segretario del Pd e leader del comitato
BastaunSì. In pratica, questo signore nella sua seconda veste ha chiesto a se
stesso nella sua prima veste l’elenco dei vostri nomi e dei vostri indirizzi
postali e se lo è concesso tramite il suo ministro dell’Interno Angelino
Alfano, che contemporaneamente lo negava a Giuseppe Gargani, leader del
Comitato Popolare per il No. Così soltanto lui ha potuto raggiungervi uno per
uno a domicilio, fingendo di informarvi sulle modalità di voto e sul contenuto
della sua cosiddetta “riforma” costituzionale, impedendo a chi la contrasta di
fare altrettanto. Il che già dovrebbe indurvi a diffidare di lui e a
cestinarla. Se invece foste tentati di leggerla, sappiate che tutto ciò che
egli vi scrive, tranne forse la sua firma in calce, è falso. Un po’ come
l’opuscolo che un altro venditore di aspirapolvere farlocchi, Silvio
Berlusconi, non a caso coautore di questa “riforma” a quattro mani con Renzi,
inviò a milioni di elettori in Italia e all’estero nel 2001, dal titolo Una
storia italiana.
Matteo Renzi |
1. Renzi vi racconta che la sua “riforma” metterà fine
alla “politica debole che si perde in un mare di polemiche” e la farà finita
con un “Paese instabile, che cambia premier più spesso di un allenatore della
Nazionale”: “63 governi in 70 anni”, “il record mondiale di instabilità”. Ora,
a parte il fatto che la prima Repubblica ebbe il record mondiale della
stabilità, visto che fu governata per quasi 50 anni dalla stessa maggioranza
imperniata sulla Dc e i suoi alleati, sia pure con diversi premier, quei 63
governi sarebbero stati 62 se non fosse arrivato Renzi. In questa legislatura
l’Italia ha cambiato governo una volta sola, nel 2014, e proprio per colpa di
Renzi, massimo fattore di instabilità e polemiche, che impose al Pd di
rovesciare il governo Letta per andare al potere con la stessa maggioranza:
altrimenti l’Italia avrebbe avuto lo stesso governo per l’intera legislatura.
Se vincesse il Sì, tutto questo potrebbe ripetersi, visto che nessuna norma
della “riforma” lo impedirebbe.
Matteo Renzi |
2. Renzi vi racconta che, da quando lui è al governo,
l’Italia è “rispettata all’estero”. È la stessa frottola che già raccontava
Berlusconi quando l’Italia toccò il minimo storico di prestigio internazionale.
Lo stesso sta purtroppo accadendo con Renzi, continuamente umiliato in Europa
per le bugie sui conti pubblici, per gli impegni non rispettati e per la sua
totale incapacità di essere credibile agli occhi dei partner.
Matteo Renzi |
3. Renzi vi racconta che “superiamo finalmente il
bicameralismo paritario, un sistema legislativo che esiste solo in Italia”.
Voi, soprattutto se abitate negli Stati Uniti o in Francia, sapete benissimo
che forme di bicameralismo paritario esistono in molte grandi democrazie senza pregiudicare
l’efficienza delle istituzioni. Quanto al presunto “estenuante ping-pong tra
Camera e Senato” cui sarebbe costretta “ogni legge” che impiegherebbe “anni”
per essere approvata, sappiate che in Italia, nell’ultima legislatura, è stata
approvata una legge ogni 5 giorni: 202 leggi sono passate al primo colpo,
mentre la “navetta” ne ha riguardate pochissime (43 approvate con tre passaggi
tra le due Camere, 5 con quattro, una con cinque e una con sei).
Matteo Renzi |
4. Renzi vi racconta che la causa dei 63 governi in 70
anni è stata il “doppio voto di fiducia al governo da parte di Camera e Senato”
(la “riforma” riserva la fiducia alla sola Camera). Bugia: solo 2 governi su
63, quelli di Romano Prodi, caddero per la sfiducia del Senato. Tutti gli
altri, compreso quello di Letta a opera di Renzi, caddero fuori dal Senato e
quasi sempre fuori dal Parlamento per manovre di Palazzo.
Matteo Renzi |
5. Renzi vi racconta che “questa riforma, definendo le
competenze tra Stato e Regioni, mette fine all’assurda guerra tra enti pubblici
che ogni anno si consuma in centinaia di ricorsi alla Corte costituzionale”.
Falso: le Regioni a statuto speciale, le più costose e sprecone, non vengono
toccate, anzi conteranno ancor di più, mentre quelle ordinarie verranno
espropriate della loro sacrosante competenze sul controllo del territorio e
dunque delle grandi opere (anche quelle iper-costose e inutili o dannose e
inquinanti, tipo Tav Torino-Lione, Ponte sullo Stretto, inceneritori,
oleodotti, gasdotti, trivelle petrolifere), che tornano nelle mani dell’uomo
solo al comando a Roma in nome di un imprecisato “interesse nazionale”.
Concetto talmente fumoso da autorizzare i governi a immischiarsi in qualsiasi
materia che la “riforma” lascia alle Regioni, innescando non meno, ma più
contenziosi fra governo centrale ed enti periferici. Lo stesso caos produrrà la
nuova categoria delle “disposizioni generali e comuni” e “di principio”, che
porteranno altra conflittualità sulle competenze fra Stato e Regioni.
Matteo Renzi |
6. Renzi vi racconta che “questa riforma riduce finalmente
poltrone e costi della politica”. Ma in Italia, secondo uno studio Uil, i
cittadini che vivono di sola politica sono 1 milione e 100 mila. La riforma
riduce i senatori da 315 a 100: un taglio impercettibile con un risparmio
irrisorio per lo Stato: circa 40 o 50 milioni all’anno (dati della Ragioneria
dello Stato e bilancio preventivo del Senato), a fronte di oltre 800 miliardi
di spesa pubblica. E a che prezzo? Quello di rinunciare all’elettività dei
senatori, che non saranno più scelti dai noi elettori, ma dalla peggior Casta
politica: quella dei Consigli regionali. Che manderanno in Senato 95 fra
sindaci e consiglieri (più 5 nominati dal Quirinale), per giunta muniti
dell’immunità parlamentare dagli arresti, dalle intercettazioni e dalle
perquisizioni: un privilegio che la Costituzione riserva ai parlamentari
eletti, cioè non a loro.
Matteo Renzi |
7. Renzi vi racconta che “la riforma elimina enti
inutili come il Cnel (1 miliardo di spesa)”. Il plurale “enti inutili” è
truffaldino: l’unico ente inutile che sparisce -usato come specchietto per le
allodole per oscurare le magagne degli altri 46 articoli stravolti della
Costituzione- è appunto il Cnel. Che però non costa 1 miliardo, ma appena 8,7
milioni l’anno (vedi bilancio del 2015), di cui 4-5 per il personale residuo
che verrà trasferito alla Corte dei Conti e dunque lo Stato continuerà a
pagarlo. Ben altri risparmi si sarebbero ottenuti abolendo il Senato (2,8
miliardi costo a legislatura) o dimezzando -come Renzi aveva promesso- il
numero e gli stipendi di tutti i parlamentari, lasciandoli eleggere
direttamente dal popolo.
Matteo Renzi |
8. Renzi vi racconta che la “riforma garantisce più
poteri alle opposizioni… senza toccare i poteri del Presidente del Consiglio,
né alcuno dei ‘pesi e contrappesi’ che garantiscono l’equilibrio tra i poteri
dello Stato”. Menzogna: il governo conterà molto di più, e non solo per la
legge elettorale Italicum che regala il 54 per cento della Camera, e dunque il
governo, al capo del partito più votato (anche nel caso in cui rappresenti solo
il 20 per cento dei votanti, pari al 12-13 per cento degli elettori). Ma anche
perché il governo avrà una corsia preferenziale in Parlamento, per i suoi
disegni di legge, che andranno approvati entro 70 giorni (art. 72 della
“riforma”): la stessa priorità non è prevista per le leggi di iniziativa
parlamentare, così il governo monopolizzerà vieppiù l’attività legislativa del
Parlamento, dettandogli la propria agenda. Nulla è previsto per le opposizioni,
se non la promessa di una legge che dovrebbe disciplinarne i diritti: una legge
mai scritta, affidata al buon cuore della futura maggioranza.
Maria Elena Boschi |
9. Renzi vi racconta che “per decenni tutti hanno
promesso questa riforma… ma si sono dimenticati di realizzarla”. Falso: questa
riforma, che modifica 47 articoli su 139 della Costituzione, così com’è non è
stata mai promessa da nessuno. E men che meno dal Pd, che l’ha imposta a un
Parlamento riottoso con ogni sorta di forzature e senza alcuna legittimità
(governa con i suoi mini-alleati in forza di una maggioranza illegittima, drogata
dal “premio” della legge elettorale Porcellum già cancellata come
incostituzionale dalla Consulta). Il Pd nel 2013 ottenne la maggioranza -anche
da una parte di voi italiani all’estero- in base a un programma elettorale che
non prometteva di riscrivere un terzo della Costituzione, ma solo di ritoccarla
in pochi punti: per allargare la “partecipazione democratica” e per dare
“applicazione corretta e integrale di quella Costituzione che rimane tra le più
belle e avanzate del mondo”. Programma che la “riforma” calpesta e ribalta,
tradendo la fiducia di noi elettori.
Maria Elena Boschi legge "l'Unità" alla rovescia |
10. Renzi vi invita a votare Sì per “andare avanti”,
mentre il No significherebbe “tornare indietro”. Balle. La Costituzione
americana del 1789 prevedeva senatori nominati dall’alto, poi nel 1913 fu
emendata per farli eleggere direttamente come i deputati. Andare avanti
significa allargare, non restringere, la partecipazione popolare, soprattutto
in un Paese come l’Italia dotato di una Costituzione che all’art. 1 recita: “La
sovranità appartiene al popolo”. È la “riforma” renziana che ci fa tornare
indietro, ai tempi dell’Italia monarchica e dello Statuto albertino, quando i
senatori erano nominati e non eletti.
Travaglio se la ride con Don Gallo |
Come vedete,
cari italiani residenti all’estero, Renzi vi ha presi in giro, approfittando
biecamente della vostra lontananza dall’Italia. Ma per fortuna, anche grazie
alla Rete, è facile sbugiardarlo. Se grattate gli slogan e le foto patinate dei
suoi incontri con i capi di Stato, e sul retro emergerà la vera domanda che il
piccolo piazzista di aspirapolvere vi sta rivolgendo: rinunciate al diritto di
eleggere i senatori per farli scegliere a noi della Casta? Una domanda tanto
più inquietante e provocatoria per voi, italiani di oltre confine, che oggi
siete rappresentati da 6 senatori eletti nei collegi esteri, mentre la
“riforma” abolirà quella quota di rappresentanza, tagliandovi fuori dal primo
ramo del Parlamento, che se vince il Sì sarà riservato ai delegati-nominati
delle 20 regioni, di 21 comuni e del Colle. Se vi occorrono altri chiarimenti,
scrivetemi a segreteria@ilfattoquotidiano.it.
Difendiamo tutti la nostra Costituzione e i nostri diritti: da quello di votare
a quello di essere correttamente informati.
Gaccione legge "il Fatto Quotidiano" nel giusto verso |