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martedì 3 gennaio 2017

OMAGGIO A STANISLAV EVGRAFOVIČ PETROV
L’uomo che ha disubbidito.
di Angelo Gaccione

Stanislav E. Petrov

Apriamo il nuovo anno dedicando la prima pagina di “Odissea” e il primo scritto del 2017, a Stanislav Evgrafovič Petrov. Il mondo deve la sua sopravvivenza a quest’uomo, anche se la più parte del mondo lo ignora. Il 26 settembre del 1983, in piena guerra fredda, Petrov aveva allora 44 anni ed era uno stimato tenente colonnello dell’Armata Rossa, si trovò, per una fatalità che ha del miracoloso, a sostituire un collega ammalato, al bunker Serpuchov con il compito di sovrintendere al sistema missilistico sovietico. A mezzanotte e 14 minuti il sistema satellitare sovietico registra un attacco nucleare americano: 5 missili si stanno dirigendo verso il territorio dell’Unione Sovietica. È un falso allarme ma nessuno può saperlo con certezza, ed il clima internazionale non è dei più distesi. Petrov ha l’obbligo di avvisare i suoi superiori, ma disobbedendo al rigore del codice militare non lo fa. Le conseguenze sarebbero catastrofiche, da fine del mondo, e la sua coscienza non glielo permette. Assumendosi una responsabilità immensa, Petrov impedisce un contrattacco sovietico che avrebbe dovuto essere immediato e su vasta scala. I versi di una celebre poesia di Bertolt Brecht dicono che “l’uomo ha un difetto: può pensare”; Petrov ha mantenuto vigile il pensiero e non ha abdicato al suo sentire di uomo, alla sua coscienza umana. Mi piace pensare che in quel terribile frangente, egli abbia dimenticato l’austerità della sua divisa e della sua freddezza militare, e per un momento gli siano affiorati nella mente proprio i versi del drammaturgo tedesco. 

Stanislav E. Petrov 

A Milano, come a Gerusalemme, come a Verona, come a Palermo, è stato creato un “Giardino dei Giusti”; si trova nel parco del Monte Stella, parco creato all’architetto Bottoni con le macerie della seconda guerra mondiale. Del “Giardino dei Giusti” ci siamo occupati più volte sulle pagine di questo giornale; è nato per l’impegno appassionato di un intellettuale e scrittore ebreo milanese, Gabriele Nissim. A lui chiediamo pubblicamente di mettere una pietra nel “Giardino dei Giusti” con inciso il nome di Stanislav Evgrafovič Petrov, perché nessuno più di quest’uomo merita il titolo di Giusto fra le nazioni. Rivolgiamo un invito anche agli amici di Amnesty International perché avviino una campagna per proporre il nome di quest’uomo, al premio Nobel per la Pace. Noi siamo disponibili a fare la nostra parte, e fin da ora mettiamo a disposizione le pagine di “Odissea”. Petrov ha oggi 77 anni, vive nel piccolo villaggio di Frjazino vicino Mosca e non se la passa troppo bene. Il suo gesto non è stato mai del tutto ben digerito dagli alti comandi militari, e gli è valso più biasimo che lode. Fargli sentire tutta la nostra riconoscenza in questo inizio di nuovo anno, sarebbe un ottimo modo di ben cominciarlo. Da parte mia ho deciso di inserire una dedica in suo onore in apertura di un libro di prossima pubblicazione: Cassola e il disarmo. La letteratura non basta. Raccoglie un nutrito carteggio e documenti inediti dello scrittore Carlo Cassola, un’altra luminosa figura che al disarmo ha dedicato parte della sua vita, e di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita.

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Alli Benigni Lettori
Segnaliamo ai nostri lettori nella rubrica “Officina”
gli scritti di Roberto Cicala su Vassalli e quello di
Angelo Gaccione su Veltri.