Vitalizi, poniamo fine al privilegio
Petizione lanciata dal giornale Il
Fatto Quotidiano e
diretta a Presidente del Senato
Pietro Grasso
Proprio domenica
scorsa (19 marzo) il “Comitato di Odissea” che sul tema dei privilegi e dei
vitalizi batte da tempo, si è riunito per rilanciare una serie di proposte
ineludibili fra le quali questi su cui verte la petizione de “Il Fatto
Quotidiano”. Firmatela, diffondetela, sostenete il giornale perché è un
patrimonio delle battaglie legali e civili del nostro Paese.
Quello dei vitalizi è uno
dei più grandi scandali della Repubblica. Per gli sfacciati privilegi che i
parlamentari si sono dati, per lo spreco di risorse che hanno comportato e
comporteranno, per il peso che continueranno ad avere sui bilanci di Camera e
Senato, dunque sulle finanze pubbliche.
C’è
un esercito di oltre duemila ex deputati e senatori che gode di questi ingiustificati
trattamenti. In base ai quali persino chi non ha mai messo piede in Parlamento
o ha partecipato a pochissime sedute delle Camere riscuote assegni di circa
2.000 euro netti mensili. Magari sommandoli ad altri vitalizi delle Regioni o
del Parlamento europeo, oppure a trattamenti pensionistici maturati per le
attività lavorative svolte. Per non parlare dei parlamentari eletti per più
legislature, che arrivano ad incassare anche oltre 10 mila euro netti mensili.
Cifre che i comuni cittadini neanche si sognano.
Vero
che a partire dal 2012 il sistema è stato riformato. E il vecchio sistema di
calcolo dei vitalizi è stato rimpiazzato dal contributivo. Ciononostante, il
trattamento dei rappresentanti del popolo continua a presentare elementi di
smaccato favore rispetto a quello riservato ai normali lavoratori. A cominciare
dall’età pensionabile.
Ecco
un esempio. Gli eletti per la prima volta nel 2013, se la legislatura durerà
almeno 4 anni 6 mesi e un giorno, con 5 anni di contributi versati, matureranno
a 65 anni il diritto ad una pensione di circa mille euro. Chi sarà eletto anche
per un secondo mandato, con 10 anni di contributi, potrà iniziare a percepire
l’assegno previdenziale addirittura a 60 anni. Mentre, a partire dal 2018,
l’età minima richiesta ai comuni cittadini per andare in pensione salirà a 66
anni e 7 mesi.
Per
modificare il trattamento previdenziale degli ex parlamentari e rimuovere
questo scandalo, non servono né leggi né complesse riforme costituzionali.
Basta un semplice cambiamento ai regolamenti interni sui vitalizi varati dagli
Uffici di presidenza di Camera e Senato. Esattamente come uno dei tanti fatti
nel corso del tempo ai primi regolamenti approvati negli anni Cinquanta. E che,
progressivamente, hanno determinato le distorsioni e le posizioni di favore che
conosciamo per onorevoli e senatori. Ed è proprio agli Uffici di presidenza di
Montecitorio e Palazzo Madama che questa proposta-appello si rivolge.
Affinché, attraverso un nuovo regolamento, eliminino definitivamente e una
volta per tutte le ingiustificate posizioni di rendita maturate dagli ex
parlamentari prima della riforma del 2012 e quelle che, anche dopo quest’ultimo
intervento, sono rimaste praticamente inalterate.
Ecco
cosa proponiamo.
1) Ricalcolare tutti i
vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a
Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012. E che prevede, in sostanza, un
ammontare di circa 200 euro lordi al mese per ciascun anno di mandato
parlamentare.
2) Elevare il limite
d’età per la percezione dell’assegno previdenziale allo stesso livello
previsto dalla legge Fornero per i comuni lavoratori.
3) Introdurre un tetto
massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese. Anche per coloro che, avendo
rivestito cariche in diverse assemblee elettive (Parlamento nazionale,
Parlamento europeo e Consigli regionali), percepiscono o percepiranno, in base
alle regole attualmente vigenti, più assegni previdenziali.
4) Analogo tetto deve
valere anche per tutti coloro che godono o godranno di un trattamento
previdenziale frutto dei contributi versati nel corso della propria carriera
professionale: se la pensione maturata attraverso l’attività lavorativa
privata è pari o superiore a 5.000 euro lordi al mese, l’ex parlamentare non
avrà diritto al vitalizio erogato dall’organo elettivo nel quale ha svolto il
mandato, ma solo al rimborso dei contributi versati.
Primo
Di Nicola, Antonio Pitoni,
Giorgio
Velardi (autori del libro Orgoglio e
Vitalizio per Paper First)
Questa petizione sarà
consegnata a:
Presidente
del Senato
Pietro
Grasso
presidente
della camera
Laura
Boldrini
Al
Consiglio di presidenza del Senato della Repubblica
Link per firmare:
https://www.change.org/p/pietrograsso-e-lauraboldrini-vitalizi-poniamo-fine-al-privilegio