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sabato 25 marzo 2017

SISTEMA POLITICO
di Franco Astengo


Un sistema politico che non è più in grado di reggere un esito elettorale. Così ci si è ridotti in Italia a furia di far compiere passi del gambero al sistema politico/istituzionale nella ricerca dell’affermazione del potere assoluto della “governabilità” e della “personalizzazione”: affermazione rovesciata sulla testa dei proponenti attraverso l’esito del referendum del 4 Dicembre scorso. Emblematica di questa vera e propria “debacle” della democrazia la dichiarazione del presidente del consiglio Gentiloni (una pallida imitazione di Facta) nel momento dell’abrogazione dell’oggetto del contendere rappresentato dai cosiddetti “voucher” in modo da evitare il referendum per il quale la CGIL aveva raccolto le 500.000 firme proposte dalla legge. Gentiloni, infatti,ha dichiarato: “non si poteva dividere il paese sul tema del lavoro”. A prescindere dal fatto che un Paese è naturalmente diviso sul tema del lavoro prima di tutto fra padroni e operai e poi tra uomini e donne (che subiscono ancora un trattamento di soggezione nel salario e nella normativa) e ancora tra occupati e disoccupati e – ancora grazie alle politiche degli ultimi tempi – tra lavoratori attivi e pensionati il referendum avrebbe rappresentato l’occasione per comprendere quale fosse l’orientamento generale dell’elettorato su di un tema così delicato. A questo punto chiunque riesca a raccogliere 500.000 firme su di un quesito avrebbe diritto a pretendere che il governo ritiri la legge oggetto del contendere al fine di "non dividere il Paese". In realtà il governo,legato a doppio filo alle sorti di una sola corrente interna al PD, ha cercato di evitare l’ennesima sconfitta e il coagularsi di un fronte d’opposizione che già nello storditamente irriso (dal governo e dal PD) referendum sulle trivelle aveva comunque dimostrato di poter consolidare un patrimonio di almeno 13 – 14 milioni di voti. Una ragione tutta politica, anzi di bassa macelleria politica, prescindendo dal merito del contendere: soltanto per non fornire un’occasione ai propri avversari. Si rifletta sul fatto che proprio gli esponenti di questo governo e della corrente del PD che ne ispira la politica all’indomani del 4 Dicembre serpeggiava aria di rivincita immediata e addirittura qualcuno rivendicava come proprio patrimonio il 40% dei voti raccolti dallo sconfitto .
Siamo di fronte ad un comportamento che denuncia davvero una fragilità congenita di un sistema di potere che da tempo non possiede più gli elementi di base del consenso per poter reggere e finora è andato avanti grazie alla droga di sistemi elettorali regolarmente smontati dalla Corte Costituzionale che li ha considerati illegittimi: legge elettorale della modifica della quale pareva si avesse somma urgenza e che adesso è finita nel dimenticatoio. La ragione di parte è diventata – assurdamente – ragion di stato e la politica un balocco per coltivare interessi di piccolo gruppo (dopo che si sono demonizzati i partiti di massa intesi come fattori di deteriore consociativismo) e fa a meno della logica che nel caso, comunque, ci avrebbe detto che i voucher rappresentavano (e rappresenteranno, perché è facile prevedere che saranno riproposti in diversa forma) un veicolo di negative forme di sfruttamento, il cui uso è da combattere risolutamente