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lunedì 10 aprile 2017

Il capitalismo dev'essere condannato
di Arrigo Colombo


È un fatto veramente strano che il capitalismo sia stato condannato in tanta letteratura filosofica, economica, sociologica; sia stato condannato in Russia in quella rivoluzione che ha annientato i capitalisti anche fisicamente; e negli altri paesi del cosiddetto comunismo reale;
che reale non era perché, anziché veramente annientarlo, lo aveva tradotto in un capitalismo di Stato e in una dittatura di partito, e così è crollato, ma non sia mai stato condannato in un Paese occidentale, cioè in quella parte dell'umanità in cui è più forte, quella parte che sarebbe anche la più giuridicamente e politicamente avanzata, e nella quale si sta costruendo una società di giustizia.
Il capitalista dev'essere condannato dalla legge, e di conseguenza sottoposto a pena, perché compie un reato contro la persona umana e la sua dignità e diritto;
uno sfruttamento della persona in ordine all'accumulo di un profitto, e quindi di una ricchezza che anche contrasta col principio di eguaglianza;
che divide l'umanità nell'obbrobrio di pochi ricchi o ricchissimi e una quasi totalità di proletari che vivono del loro lavoro quotidiano, e di poveri che non hanno di che vivere decentemente (al punto che un 1% dell'umanità possiede  più del  restante 99%, Rapporto Oxfam 2016).
Sfruttamento, licenziamenti e disoccupazione, assunzioni a tempo, che abbandonano la persona all'incertezza e precarietà del vivere. Un crimine enorme immenso che non può restare impune perché commesso da un potente, da una classe di potenti, ma dev'essere condannato.
Centro interuniversitario di ricerca sull’Utopia
Università del Salento-Lecce