Il capitalismo dev'essere condannato
di Arrigo Colombo
È
un fatto veramente strano che il capitalismo sia stato condannato in tanta
letteratura filosofica, economica, sociologica; sia stato condannato in Russia
in quella rivoluzione che ha annientato i capitalisti anche fisicamente; e
negli altri paesi del cosiddetto comunismo reale;
che reale non era perché,
anziché veramente annientarlo, lo aveva tradotto in un capitalismo di Stato e
in una dittatura di partito, e così è crollato, ma non sia mai stato condannato
in un Paese occidentale, cioè in quella parte dell'umanità in cui è più forte,
quella parte che sarebbe anche la più giuridicamente e politicamente avanzata,
e nella quale si sta costruendo una società di giustizia.
Il capitalista dev'essere
condannato dalla legge, e di conseguenza sottoposto a pena, perché compie un
reato contro la persona umana e la sua dignità e diritto;
uno sfruttamento della
persona in ordine all'accumulo di un profitto, e quindi di una ricchezza che
anche contrasta col principio di eguaglianza;
che divide l'umanità
nell'obbrobrio di pochi ricchi o ricchissimi e una quasi totalità di proletari
che vivono del loro lavoro quotidiano, e di poveri che non hanno di che vivere
decentemente (al punto che un 1% dell'umanità possiede più del
restante 99%, Rapporto Oxfam 2016).
Sfruttamento,
licenziamenti e disoccupazione, assunzioni a tempo, che abbandonano la persona
all'incertezza e precarietà del vivere. Un crimine enorme immenso che non può
restare impune perché commesso da un potente, da una classe di potenti, ma
dev'essere condannato.
Centro interuniversitario di ricerca sull’Utopia
Università del Salento-Lecce