Incendi: ambiente e
territorio sotto attacco
di Edoardo
Castellucci*
L’Italia brucia, l’ambiente e il
territorio sono sotto attacco. Le responsabilità e le colpe di questi incendi,
scoppiati soprattutto al Centro-sud, dal Lazio alla Sicilia, che hanno
interessato aree protette come il Parco Nazionale del Vesuvio, non sono solo
dei piromani e del caldo torrido, ma seguono un disegno criminale favorito da scellerate
e complici scelte politiche ed istituzionali. Queste hanno un nome ed un cognome:
le Regioni e il Ministero per l’Ambiente, che non hanno predisposto per tempo i
Piani antincendio boschivo. La Campania non l’ha ancora approvato; il Governo
Renzi e il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione
Marianna Madia hanno responsabilità gravi: quest’ultima, con la riforma che
porta il suo nome, ha voluto la soppressione del Corpo Forestale dello Stato i
cui effettivi sono stati assorbiti dall’Arma dei Carabinieri e le competenze
accollate ai Vigili del Fuoco. Una riforma che ha di fatto peggiorato la lotta
agli incendi boschivi, dequalificando figure operative, smantellando i presidi
sul territorio, bloccando a terra i velivoli antincendio a causa di complicazioni
burocratiche e soprattutto a causa della mancata formulazione e approvazione
dei decreti attuativi.
Una riforma che era stata presentata come una
“rivoluzione” è diventata un ‘flop annunciato’. Con un’affrettata soppressione
di risorse, essa ha prodotto un cambiamento della politica antincendio: dalla
prevenzione alla repressione. Gli ex forestali infatti dovranno interessarsi
delle indagini e non degli incendi: come recita una disposizione di servizio
del Comando Generale dei Carabinieri, a firma del Generale Ricciardi, che
impone agli ex Forestali, assorbiti dall’Arma, di non intervenire se non per
reprimere “piccoli fuochi”, di chiamare i Vigili del Fuoco e lasciare il campo
delle operazioni.
A tutto ciò si aggiungono: il mancato
aggiornamento e completamento, da parte dei comuni, del “catasto delle aree
percorse dal fuoco” che la legge 353/ del 2000 rende obbligatorio e che funge
da deterrente per le attività illegali, in quanto vincola le aree percorse dal
fuoco e ne vieta la modifica della destinazione d’uso; l’attacco ai Parchi
Nazionali, che si vuole perpetrare con la Legge di riforma della 394/1991
(Legge quadro delle Aree protette) firmata dal senatore Caleo del PD, con cui
li si vuole trasformare in Parchi con funzione localistica, con governance corporativa e renderli “luoghi ludici e turistici dai quali spremere profitti come si
tenta goffamente di fare coi beni culturali” (come scrive giustamente Vittorio
Emiliani).
Ma quello che emerge è che si continua,
nonostante i disastri e le tragedie che si sono abbattute sul nostro Paese, a
“gestire l’emergenza”. Ancora una volta, come già avvenuto con alluvioni e
terremoti, mancano la prevenzione ed il controllo del territorio, che erano la
base dell’azione dell’ex Corpo Forestale dello Stato. Soprattutto, continuano il pressapochismo,
l’inadeguatezza, l’incapacità e l’incompetenza del Governo e dei suoi Ministri,
che invece dovrebbero adeguatamente garantire la salvaguardia dell’ambiente e
del territorio. Si vedano ad esempio le dichiarazioni del Ministro Galletti, il
quale per contrastare gli incendi divampati sul Vesuvio, dopo 7 giorni, ha inviato
l’esercito “per fare prevenzione e controllo”. Ma
la prevenzione ed il controllo si dovrebbero fare in inverno e in primavera,
prima che l’incendio divampi, con lavori di manutenzione di sentieri
spartifuoco, la pulizia del sottobosco etc. Questo presuppone però che vi siano
mezzi e capacità economiche e di coordinamento. Capacità economiche che, alla salvaguardia
dell’ambiente e del territorio, prediligono il salvataggio delle banche, la
realizzazione di grandi opere inutili, dannose e costose (come TAV e Ponte
sullo Stretto), l’acquisto degli F35.
Il PCI a fronte di queste criticità e delle
Proposte per il cambiamento sociale e politico dell’Italia presentate il 25
giugno 2017 lavorerà per:
1.il ripristino del Corpo Forestale
di Stato, come unico soggetto per la tutela del patrimonio
naturale e paesaggistico, e per la prevenzione e repressione dei reati in
materia ambientale e agroalimentare;
2.una politica di reperimento di risorse
umane ed economiche volta alla salvaguardia ambientale e territoriale,
lavorando all’abolizione del jobs act
e di ogni forma di precariato, ripristinando l’articolo 18, bloccando la
realizzazione delle “grandi opere” come TAV e Ponte sullo Stretto e sospendendo
l’acquisto degli F35 per sostituirli con aerei ed elicotteri antincendio;
3.l’aggiornamento
e il completamento del “catasto delle aree percorse dal fuoco” previsto dalla
legge 353 del 2000, per favorire azioni di monitoraggio e di rimboschimento
delle aree percorse dal fuoco al fine di evitare il rischio di eventi franosi
che potrebbero crearsi nelle aree denudate della vegetazione che, come
sappiamo, protegge suolo e substrato;
4.cambiamento della
Legge di Riforma della 394/91, che deve essere l’occasione per rilanciare e rinnovare
il sistema delle aree protette per la tutela della biodiversità e per lo
sviluppo sostenibile.
*Segreteria Nazionale PCI – Responsabile
Ambiente e Territorio