Pagine

giovedì 7 settembre 2017

LA MODIFICAZIONE DEMOGRAFICA
Interrogativi intorno al fenomeno dell’ibridazione
di Fulvio Papi


So di toccare un argomento che coinvolge radicate convinzioni politiche, aspettative sociali diffuse, sentimenti ed emozioni condivise, e quindi pregherei il lettore di considerare la mia prosa come un intervento che tenta solo di illuminare, per quanto può, un rilevante fenomeno sociale, senza voler apparire con la supponenza della verità. Da più parti con preoccupazione si dice che la popolazione italiana è in decrescita: i nuovi nati non raggiungono il numero di coloro che ci lasciano, e, in prospettiva l’Italia sarà sempre più un paesi di persone anziane. Questo è un fenomeno sociale che ha una pluralità di aspetti economici, sociali, culturali, psicologici che dovrebbero essere trattati partitamente con vigilata competenza, e, in ogni caso, sottratti alle sciocchezze che si leggono sulla Rete. Qualche osservazione di ordine generale. Quando noi diciamo “italiani”, lasciando perdere apriori qualsiasi parentela con la “razza” dal tristemente famoso “duce”, intendiamo, per lo più, persone che sono cresciute parlando la nostra lingua, ora molto unificata rispetto al passato, abitando in un territorio delimitato dai confini dello stato, in relazione con diritti e doveri di ordine etico che derivano dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie. Tuttavia la lingua e il territorio quando corrispondono ad attività produttive, finanziarie, di scambio economico, possono aver luogo anche con una popolazione o una parte della popolazione che non ha la morfologia culturale “nostra”. Il rapporto economico può funzionare mettendo in ombra quelle che, in senso lato, possono definirsi le nostre identità culturali. Tuttavia se manca una trasmissione costante e omogenea, quello che va perduto è un contesto culturale nel senso più ampio del termine, della letteratura, alle tradizioni del costume, alle caratteristiche più elementari. Una modificazione demografica porta con sé necessariamente questi fenomeni.



Dagli studi antropologici sappiamo che nelle società più piccole e più solitarie esistono sensibili fenomeni di ibridazione anche con elementi della cultura occidentale. Ma questi fenomeni riguardano, talora con fermenti competitivi, anche le società più grandi e maggiormente sviluppate. Ci sono e quali sono, e anche come li possiamo immaginare, stando all’esperienza concreta i fenomeni di ibridazione nel nostro mondo? Sapremo vivere, “potremo vivere” con tagli di carne differenti, con devozioni poco compatibili, con matrimoni e fecondità differenti? Sapremo vivere con i nostri bambini in minoranza nelle scuole? Perché poi vi sia da noi un calo delle nascite, sociologi e psicologi lo hanno spiegato molte volte, e non è il caso di ripetersi. Detto in una parola i giovani non vedono nella propria vita lo spazio adatto per mettere al mondo figli. Il “non vedono” corrisponde al desiderio di non mutare il proprio equilibrio, o di non poterlo materialmente mutare. C’è il timore, più che giustificato, che al nuovo venuto non capiterà una sorte simile a quella dei genitori, ma se mai, peggiore. La speranza è una virtù, ma la conoscenza qualche volta è depressiva. Al di là delle statistiche, che pure sono utili, è la percezione di questi sentimenti collettivi, non giustificabili, che, purtroppo, danno il segno di una crisi di un sistema sociale di vita. Cominciamo a ragionare da questo punto di vista.