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mercoledì 20 settembre 2017

POLITICHE PER LA MOBILITÀ
di Anna Moretti*

Anna Moretti

La mobilità è un fenomeno generato dal territorio, dal complesso distribuirsi ed intrecciarsi delle risorse, delle attività, delle occasioni e dei comportamenti su di esso, e la sua regolazione riguarda dunque la necessità di intervenire su molteplici componenti  della vita urbana: i canali su cui la mobilità scorre, e cioè le infrastrutture di trasporto, i luoghi e le attività  che attraggono e che generano la mobilità,  gli aspetti comportamentali (ragioni, tempi, modi, usi) che la configurano.
Da una parte la mobilità è una energia positiva, e in questo senso ne va sostenuta e favorita la crescita e la diversificazione, dall’altra la congestione della mobilità, cioè il traffico, ne rappresenta una esternalità negativa, portando con sé la percezione di allontanamento delle destinazioni dalle origini, di difficoltà nell’uso delle reti, di deformazione degli spazi pubblici, di inquinamento ambientale , con ricadute sui tempi di vita, sulla sicurezza, sulla qualità di vita e sulla salute di tutti i cittadini.
Governare la mobilità significa dunque anche governare tempi di spostamento, sicurezza, qualità, salute. Il governo della mobilità comporta la necessità di regolare:
-l’offerta (le infrastrutture di trasporto in senso lato, soprattutto dal punto di vista di una loro “riqualificazione”),
-la domanda (il comportamento degli utenti),
-l’assetto del territorio, cioè dei contesti insediati e dell’ambiente, 
-le tecnologie che intervengono nella produzione e nel controllo della mobilità.
Per questo servono:
-piani generali, verso  usi compatti e integrati del suolo, coerenze tra localizzazioni e accessibilità, mixité funzionali; 
- piani settoriali, per incentivare l’intermodalità, controllare l’uso dell’auto e favorire l’uso dei mezzi pubblici e collettivi, garantire la sicurezza ( ad esempio Piani Urbani del Traffico e Piani della sicurezza stradale);
-azioni  normative e fiscali, che agiscano sulle entrate di auto nelle città, sulla sosta, sugli orari;
-progetti, che in aree urbane  possano migliorare la condivisione tra spostamenti che usano modalità diverse (automobilisti, ciclisti e pedoni, utenze deboli), ad esempio attraverso   la riqualificazione  di alcune  strade e  il ridisegno degli spazi pubblici.
All’interno di questi strumenti, sostenuti e definiti da leggi e normative specifiche, è possibile individuare alcune tipologie di politiche: politiche orientate all’offerta di mobilità, cioè finalizzate all’incremento della capacità dei sistemi di trasporto in termini di archi e di nodi: nuova viabilità, potenziamento del trasporto pubblico, anche in termini di servizio, intermodalità, gestione della circolazione e dei parcheggi, dispositivi per la riduzione della velocità in ambito urbano, traffic calming, sviluppo di percorsi pedonali e ciclabili;
politiche orientate alla domanda, cioè misure finalizzate al cambiamento del comportamento degli utenti: misure finanziarie, tassazioni, incentivi ad una mobilità sostenibile, restrizioni all’uso dell’auto, mobility management, desincronizzazione degli orari, campagne di informazione, di sensibilizzazione  e di educazione stradale;
politiche di pianificazione territoriale ed ambientale, in termini di strategie, anche di lungo termine,  di accompagnamento ad azioni più mirate:  indirizzi verso una città  compatta e policentrica, misure legate all’uso del suolo in termini di redistribuzione delle attività, controllo delle destinazioni d’uso, incentivi alla localizzazione nei nodi e disincentivi alla localizzazione di funzioni congestionanti in aree centrali, pianificazione  delle aree ambientali;
politiche e strategie tecnologiche per la protezione dell’ambiente: motori a basso consumo, vetture elettriche, controllo elettronico della velocità, informazioni sul traffico, vigile elettronico per gli  accessi a zone protette, controllo del rumore e delle emissioni, telelavoro, teleshopping, nuovi materiali insonorizzanti, nuovi sistemi logistici.
[*Docente Politecnico di Milano]