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martedì 10 ottobre 2017

GROSSETO E “L’ABBRACCIO” CON LO SCRITTORE
PACIFISTA CARLO CASSOLA
di Federico Migliorati

Note a margine della presentazione del libro
Cassola e il disarmo. La letteratura non basta.

La locandina dell'incontro

È a poca distanza dalla splendida chiesa di San Francesco, a due passi da Piazza Dante che Carlo Cassola è tornato idealmente a Grosseto, nella città che a fasi alterne lo ospitò dal 1947 al 1971, negli anni fecondi del suo insegnamento nel liceo di via Sardegna e, successivamente, quale scrittore che con La ragazza di Bube balzò agli onori delle cronache. Timida, un poco dimessa, Grosseto è capace di rivelare al visitatore attento una ordinata bellezza nelle piazze, in certe architetture liberty che sorgono improvvise alla vista, nell’imperiosa presenza di edifici d’epoca pre-fascista, tutto racchiuso all’interno delle alte e possenti mura medicee che cingono la città quasi come un innamorato la donna amata. È qui che Cassola è riemerso: il libro che ne esalta lo spirito disarmista e pacifista (Cassola e il disarmo. La letteratura non basta) ha eroso quella diffidenza che ancora permane quando si affrontano temi che trasversalmente erompono nella loro stringente attualità. Il Comitato per la pace ed altre associazioni del territorio, con il patrocinio del Comune, hanno accolto la proposta di offrire una mattinata dedicata alla cultura, declinata e con l’aspetto letterario e con il discorso più ideologico-politico della pace quale “bene supremo” e obiettivo da raggiungere. La scelta del complesso Le Clarisse, un tempo convento ed oggi riattato a polo espositivo che presenta anche nomi di grido della pittura, ha visto il prodursi di un vivace dibattito intessuto di passione civile, di militanza pacifista, di attenzione alle tematiche del disarmo nonché di una critica a tratti feroce del ruolo preponderante che l’economia riveste nel tessuto sociale oltre  alla necessità di aprire una nuova fase nella storia dell’Italia tramite uomini di buona volontà. Cassola, a 30 anni dalla prematura morte, rimane quell’intellettuale impegnato che sui banchi di scuola ancora troppo poco si conosce e si studia, ma la sua battaglia per il disarmo non va mai scissa dalla testimonianza che tramite le sue opere egli ha fornito dell’epoca e del tempo in cui ha vissuto. Dall’esistenziale al sociale (secondo i due “poli” della sua narrativa, prima alternati poi “in dialogo” e successivamente in dialettica quasi contrapposti) egli si è mantenuto fedele alla propria vocazione che descrive il nudo fatto dell’esistere, che àncora nei territori tra le colline volterrane e il mare cecinese i personaggi e ce li rende fluidi ed immediati così come rende vividi di colori i paesaggi che egli focalizzò con una felice penna. 

Grosseto, Sala delle Clarisse. Da sin. Gaccione, Formiconi,
Buzzani, Mantiloni, Migliorati

Ma, prendendo a prestito il sottotitolo del libro, il letterato non basta: egli si reinventò anche quale propugnatore di un impegno etico-civile per completare ciò che, scrive nelle lettere a Gaccione, la Resistenza e l’antifascismo non terminarono, vale a dire disarmare gli eserciti ed intraprendere una strada per cui la pace sia il fine e conti più d’ogni altra cosa. È il partito della vita quello che volle fondare assieme ad un manipolo di visionari ingenui e rivoluzionari: la pubblicazione edita da “Tra le righe Libri” può ben fornire ulteriori spunti di riflessione come accaduto a Grosseto, città che ha riabbracciato il suo scrittore con i sorrisi degli studenti, l’appassionata oratoria degli spettatori ed un’aria frizzante a salutare una giornata di cultura in cui, davvero, qualcosa di significativo è stato seminato.   
All’incontro hanno preso parte oltre al sottoscritto, Angelo Gaccione, Graziano Mantiloni, Clelia Formiconi (Movimento per la Pace di Grosseto), Maurizio Buzzani (Forum Cittadini del Mondo), Associazione Artistica Culturale T.A.T.)