GROSSETO E
“L’ABBRACCIO” CON LO SCRITTORE
PACIFISTA CARLO CASSOLA
di Federico Migliorati
Note a margine della
presentazione del libro
Cassola
e il disarmo. La letteratura non basta.
La locandina dell'incontro |
È a poca distanza dalla splendida
chiesa di San Francesco, a due passi da Piazza Dante che Carlo Cassola è
tornato idealmente a Grosseto, nella città che a fasi alterne lo ospitò dal
1947 al 1971, negli anni fecondi del suo insegnamento nel liceo di via Sardegna
e, successivamente, quale scrittore che con La
ragazza di Bube balzò agli onori delle cronache. Timida, un poco dimessa,
Grosseto è capace di rivelare al visitatore attento una ordinata bellezza nelle
piazze, in certe architetture liberty che sorgono improvvise alla vista,
nell’imperiosa presenza di edifici d’epoca pre-fascista, tutto racchiuso all’interno
delle alte e possenti mura medicee che cingono la città quasi come un
innamorato la donna amata. È qui che Cassola è riemerso: il libro che ne esalta
lo spirito disarmista e pacifista (Cassola
e il disarmo. La letteratura non basta)
ha eroso quella diffidenza che ancora permane quando si affrontano temi che
trasversalmente erompono nella loro stringente attualità. Il Comitato per la
pace ed altre associazioni del territorio, con il patrocinio del Comune, hanno
accolto la proposta di offrire una mattinata dedicata alla cultura, declinata e
con l’aspetto letterario e con il discorso più ideologico-politico della pace
quale “bene supremo” e obiettivo da raggiungere. La scelta del complesso Le
Clarisse, un tempo convento ed oggi riattato a polo espositivo che presenta
anche nomi di grido della pittura, ha visto il prodursi di un vivace dibattito
intessuto di passione civile, di militanza pacifista, di attenzione alle
tematiche del disarmo nonché di una critica a tratti feroce del ruolo
preponderante che l’economia riveste nel tessuto sociale oltre alla necessità di aprire una nuova fase nella
storia dell’Italia tramite uomini di buona volontà. Cassola, a 30 anni dalla
prematura morte, rimane quell’intellettuale impegnato che sui banchi di scuola
ancora troppo poco si conosce e si studia, ma la sua battaglia per il disarmo
non va mai scissa dalla testimonianza che tramite le sue opere egli ha fornito
dell’epoca e del tempo in cui ha vissuto. Dall’esistenziale al sociale (secondo
i due “poli” della sua narrativa, prima alternati poi “in dialogo” e
successivamente in dialettica quasi contrapposti) egli si è mantenuto fedele
alla propria vocazione che descrive il nudo fatto dell’esistere, che àncora nei
territori tra le colline volterrane e il mare cecinese i personaggi e ce li
rende fluidi ed immediati così come rende vividi di colori i paesaggi che egli
focalizzò con una felice penna.
Grosseto, Sala delle Clarisse. Da sin. Gaccione, Formiconi, Buzzani, Mantiloni, Migliorati |
Ma, prendendo a prestito il sottotitolo del
libro, il letterato non basta: egli si reinventò anche quale propugnatore di un
impegno etico-civile per completare ciò che, scrive nelle lettere a Gaccione,
la Resistenza e l’antifascismo non terminarono, vale a dire disarmare gli
eserciti ed intraprendere una strada per cui la pace sia il fine e conti più
d’ogni altra cosa. È il partito della vita quello che volle fondare assieme ad
un manipolo di visionari ingenui e rivoluzionari: la pubblicazione edita da
“Tra le righe Libri” può ben fornire ulteriori spunti di riflessione come
accaduto a Grosseto, città che ha riabbracciato il suo scrittore con i sorrisi
degli studenti, l’appassionata oratoria degli spettatori ed un’aria frizzante a
salutare una giornata di cultura in cui, davvero, qualcosa di significativo è
stato seminato.
All’incontro
hanno preso parte oltre al sottoscritto, Angelo Gaccione, Graziano Mantiloni,
Clelia Formiconi (Movimento per la Pace di Grosseto), Maurizio Buzzani (Forum
Cittadini del Mondo), Associazione Artistica Culturale T.A.T.)