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domenica 15 ottobre 2017

GROSSETO. CONVEGNO CASSOLA
di Graziano Mantiloni

La locandina del Convegno

Il 7 Ottobre 2017 si è tenuto a Grosseto, nella Sala delle Clarisse,
un convegno per ricordare il centenario della nascita dello scrittore
Carlo Cassola. Graziano Mantiloni che del convegno è stato diligente
organizzatore, oltre che esponente di quella Lega per il disarmo
fondata da Cassola, ha aperto il convegno con questo intervento
che “Odissea” ospita in prima pagina per i suoi lettori.

Nella foto lo scrittore Graziano Mantiloni

Quando qualche mese fa ho avuto tra le mani il libro di Angelo Gaccione e Federico Migliorati (Cassola e il disarmo. La letteratura non basta) mi è preso un tuffo al cuore. È stato inevitabile tornare con il pensiero alla metà degli anni settanta, allora ero poco più che ventenne, quando mi impegnai anch’io nell’esperienza della Lega per il disarmo Unilaterale voluta e fondata da Carlo Cassola. Immediata è scattata l’idea di un incontro su Carlo Cassola disarmista a Grosseto, la cittadina maremmana dove lo scrittore arrivò nel ’51, conobbe e collaborò con Bianciardi, fece parte attiva nel movimento di Unità Popolare fino a che sciolto nel ’58 si iscrisse al PSI. Nel 60 fu eletto consigliere comunale, lo stesso anno  in cui vinse il premio Strega con La ragazza di Bube.
E il libro di Gaccione e Migliorati ho pensato che fosse il testo giusto, importante, per celebrare il centenario della nascita dello scrittore, perché l’argomento “disarmo unilaterale” era l’argomento che più gli stava a cuore, preoccupato per le sorti dell’umanità a causa del proliferare di armamenti micidiali e costosissimi.


Grosseto. A sinistra Mantiloni, Gaccione in centro, Migliorati a destra.
Sotto i portici di Piazza Dante al numero 11 dove visse lo scrittore
  Carlo Cassola e dove compose il suo celebre romanzo
La ragazza di Bube

Le lettere e i documenti che sono riportati nel volume, qualcuna di argomento privato, la maggior parte comunicazioni finalizzate alla costituzione e organizzazione proprio della Lega, rivelano il pensiero di Carlo Cassola in tutta la sua pienezza e comprensione, perché il loro contenuto spazia dalla letteratura alla politica, dal privato ai rapporti pubblici. Intransigente sull’obiettivo da perseguire e nel tempo stesso accomodante e disponibile con le persone provenienti dalle più varie matrici politiche.
Il carteggio ci introduce nei risvolti più umani, più intimi dello scrittore. Ci mostra quanto avesse a cuore il bene della vita (che, sosteneva, viene prima ancora della libertà) e quanto fosse preoccupato per le sorti del mondo minacciato dalla guerra atomica (ricordo che le sue preoccupazioni non erano quelle di un visionario o menagramo, come veniva denigrato, ma erano fortemente realistiche: è di poco tempo fa la notizia della morte di Stanislav Petrov, un militare russo che il 26 settembre del 1983 scongiurò, guarda caso contravvenendo agli ordini, un conflitto termonucleare tra URSS e Stati Uniti).
Il sottotitolo “La letteratura non basta” è l’evidente convinzione, da parte dello scrittore (e lo dimostrano alcune lettere e scritti apparsi anche su quotidiani nazionali)  che oltre alla scrittura era urgente l’impegno politico per formare le coscienze alla pace, per sviluppare una cultura volta al disarmo dei popoli. Da italiano non poteva che auspicare il disarmo incondizionato del proprio paese.

La targa in ricordo dello scrittore

Vorrei poi sottolineare la grande umiltà che traspare in ogni riga, il carattere mite dello scrittore, acuto e sensibile, sempre disponibile con gli altri. L’ottimismo che lo anima (“se da principio saremo pochi, a partire da un certo momento cresceremo a valanga”), ma a volte non nasconde lo scoraggiamento e il rammarico per l’emarginazione che incontrava tra gli intellettuali e nei media, specie al “Corriere della Sera”, dove gli rifiutavano i pezzi riguardanti il disarmo.
Un personale ricordo. A Grosseto, in cui vivevo da poco, non conoscevo quasi nessuno. Così poiché mi ero avvicinato alla lega, di cui avevo sposato i principi, ci siamo scritti, ci siamo sentiti più spesso al telefono, poi è stato lui ad indicarmi dei nomi ai quali mi potevo rivolgere per organizzare una associazione anche a Grosseto. Alla fine, grazie ad uno sparuto gruppo di persone, dall’estrazione culturale e sociale più varia, abbiamo fatto nascere l’associazione grossetana. L’attività è consistita nel presentarsi con alcuni articoli sui giornali locali, pubblicizzare l’iniziativa con volantini, ma i grossetani trattarono quasi con diffidenza e indifferenza la nascita di questa Lega. Ricordo ancora che quando gli telefonavo, timoroso di disturbarlo, mi dava l’idea che mi stesse aspettando e si metteva a parlarmi con una confidenza che mi stupiva sempre. Una sera partecipò ad una trasmissione televisiva con Beniamino Placido. L’indomani gli telefonai per commentare il successo che a me era parso. Mi era sembrata un’occasione d’oro, una visibilità notevole, milioni di persone lo avevano ascoltato. E invece lui mi disse che si rimproverava di non essere stato abbastanza incisivo, che i tempi televisivi non gli si adattavano e che era apparso impacciato (usò questo termine) e non aveva saputo reagire adeguatamente alle domande del conduttore. Questo era il carattere dello scrittore. Per certo non un politico di razza, ma andava d’istinto come ha avuto modo di definirlo il suo amico Silvano Tartarini.

A sinistra Migliorati, al centro Gaccione a destra Mantiloni

E nelle lettere a Gaccione si coglie questo aspetto schivo e dimesso della personalità di Cassola e fa il contrasto con la determinazione con cui si è battuto fino all’ultimo, con entusiasmo e vigore, per il disarmo unilaterale, ma anche il rammarico per non aver saputo attirare intellettuali e politici sotto quella “casa di tutti” che considerava la Lega.
Oggi, a distanza di alcuni decenni, non è cambiato molto nel modo di pensare della gente. Chi propone il disarmo, la pace, la convivenza pacifica tra i popoli è trattato, spesso, nella migliore delle ipotesi, per dirla con l’espressione recente di un illustre critico, da ingenuo.
Ma Cassola ci ha insegnato ad essere ingenui rispetto alle meschinità di politiche e interessi che vanno contro l’uomo e l’umanità. Un ingenuo convinto che solo da una cultura di pace l’umanità potrà sopravvivere e prosperare. Allora, ben vengano gli ingenui a fronte di furbi e furbetti che ignorano o fanno finta di non sapere, nonostante un articolo costituzionale che lo vieti, che siamo in guerra da oltre quindici anni in Afghanistan, che abbiamo partecipato e partecipiamo a tutti i conflitti che si presentano sulla scena mondiale, dilapidando, per usare un termine che utilizzava anche Cassola, immense ricchezze che potrebbero essere destinate a Scuola, Sanità, ai bisogni sociali.

Un momento del convegno

Infine, non si può non sottolineare, che la corrispondenza con Angelo, raccolta in questo volume, costituisce la testimonianza di un pensiero lucido, di un fine intellettuale tra i più importanti del ’900, ed è risultato, almeno nel convegno di Grosseto, un materiale interessante che ha costituito la base di una discussione accesa e stimolante che ha coinvolto giovani (era presente una quinta classe dell’istituto socio pedagogico Rosmini di Grosseto) e meno giovani, ricordando Cassola a tutto tondo, dal punto di vista letterario e da quello politico, senza censure. Il convegno ha dato prova che, il messaggio disarmista dello scrittore, cui Gaccione era uno stretto collaboratore, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, non è tramontato, ma si ripropone ancor oggi più forte e pressante che mai.