GROSSETO. CONVEGNO
CASSOLA
di Graziano Mantiloni
La locandina del Convegno |
Il 7 Ottobre 2017 si è tenuto a Grosseto,
nella Sala delle Clarisse,
un convegno per ricordare il
centenario della nascita dello scrittore
Carlo Cassola. Graziano Mantiloni
che del convegno è stato diligente
organizzatore, oltre che
esponente di quella Lega per il disarmo
fondata da Cassola, ha aperto il
convegno con questo intervento
che “Odissea” ospita in prima
pagina per i suoi lettori.
Nella foto lo scrittore Graziano Mantiloni |
Quando qualche mese fa ho avuto
tra le mani il libro di Angelo Gaccione e Federico Migliorati (Cassola e il disarmo. La letteratura non
basta) mi è preso un tuffo al cuore. È stato inevitabile tornare con il
pensiero alla metà degli anni settanta, allora ero poco più che ventenne,
quando mi impegnai anch’io nell’esperienza della Lega per il disarmo Unilaterale
voluta e fondata da Carlo Cassola. Immediata è scattata l’idea di un incontro
su Carlo Cassola disarmista a Grosseto, la cittadina maremmana dove lo
scrittore arrivò nel ’51, conobbe e collaborò con Bianciardi, fece parte attiva
nel movimento di Unità Popolare fino a che sciolto nel ’58 si iscrisse al PSI.
Nel 60 fu eletto consigliere comunale, lo stesso anno in cui vinse il premio Strega con La ragazza di Bube.
E il libro
di Gaccione e Migliorati ho pensato che fosse il testo giusto, importante, per
celebrare il centenario della nascita dello scrittore, perché l’argomento
“disarmo unilaterale” era l’argomento che più gli stava a cuore, preoccupato
per le sorti dell’umanità a causa del proliferare di armamenti micidiali e
costosissimi.
Le lettere e
i documenti che sono riportati nel volume, qualcuna di argomento privato, la
maggior parte comunicazioni finalizzate alla costituzione e organizzazione
proprio della Lega, rivelano il pensiero di Carlo Cassola in tutta la sua
pienezza e comprensione, perché il loro contenuto spazia dalla letteratura alla
politica, dal privato ai rapporti pubblici. Intransigente sull’obiettivo da
perseguire e nel tempo stesso accomodante e disponibile con le persone provenienti
dalle più varie matrici politiche.
Il carteggio
ci introduce nei risvolti più umani, più intimi dello scrittore. Ci mostra
quanto avesse a cuore il bene della vita (che, sosteneva, viene prima ancora
della libertà) e quanto fosse preoccupato per le sorti del mondo minacciato
dalla guerra atomica (ricordo che le sue preoccupazioni non erano quelle di un
visionario o menagramo, come veniva denigrato, ma erano fortemente realistiche:
è di poco tempo fa la notizia della morte di Stanislav Petrov, un militare
russo che il 26 settembre del 1983 scongiurò, guarda caso contravvenendo agli
ordini, un conflitto termonucleare tra URSS e Stati Uniti).
Il
sottotitolo “La letteratura non basta”
è l’evidente convinzione, da parte dello scrittore (e lo dimostrano alcune
lettere e scritti apparsi anche su quotidiani nazionali) che oltre alla scrittura era urgente
l’impegno politico per formare le coscienze alla pace, per sviluppare una
cultura volta al disarmo dei popoli. Da italiano non poteva che auspicare il
disarmo incondizionato del proprio paese.
La targa in ricordo dello scrittore |
Vorrei poi
sottolineare la grande umiltà che traspare in ogni riga, il carattere mite
dello scrittore, acuto e sensibile, sempre disponibile con gli altri.
L’ottimismo che lo anima (“se da principio saremo pochi, a partire da un certo
momento cresceremo a valanga”), ma a volte non nasconde lo scoraggiamento e il
rammarico per l’emarginazione che incontrava tra gli intellettuali e nei media,
specie al “Corriere della Sera”, dove gli rifiutavano i pezzi riguardanti il
disarmo.
Un personale
ricordo. A Grosseto, in cui vivevo da poco, non conoscevo quasi nessuno. Così
poiché mi ero avvicinato alla lega, di cui avevo sposato i principi, ci siamo
scritti, ci siamo sentiti più spesso al telefono, poi è stato lui ad indicarmi
dei nomi ai quali mi potevo rivolgere per organizzare una associazione anche a
Grosseto. Alla fine, grazie ad uno sparuto gruppo di persone, dall’estrazione
culturale e sociale più varia, abbiamo fatto nascere l’associazione grossetana.
L’attività è consistita nel presentarsi con alcuni articoli sui giornali
locali, pubblicizzare l’iniziativa con volantini, ma i grossetani trattarono
quasi con diffidenza e indifferenza la nascita di questa Lega. Ricordo ancora
che quando gli telefonavo, timoroso di disturbarlo, mi dava l’idea che mi
stesse aspettando e si metteva a parlarmi con una confidenza che mi stupiva
sempre. Una sera partecipò ad una trasmissione televisiva con Beniamino
Placido. L’indomani gli telefonai per commentare il successo che a me era
parso. Mi era sembrata un’occasione d’oro, una visibilità notevole, milioni di
persone lo avevano ascoltato. E invece lui mi disse che si rimproverava di non
essere stato abbastanza incisivo, che i tempi televisivi non gli si adattavano
e che era apparso impacciato (usò questo termine) e non aveva saputo reagire
adeguatamente alle domande del conduttore. Questo era il carattere dello
scrittore. Per certo non un politico di razza, ma andava d’istinto come ha
avuto modo di definirlo il suo amico Silvano Tartarini.
A sinistra Migliorati, al centro Gaccione a destra Mantiloni |
E nelle
lettere a Gaccione si coglie questo aspetto schivo e dimesso della personalità
di Cassola e fa il contrasto con la determinazione con cui si è battuto fino
all’ultimo, con entusiasmo e vigore, per il disarmo unilaterale, ma anche il
rammarico per non aver saputo attirare intellettuali e politici sotto quella
“casa di tutti” che considerava la Lega.
Oggi, a
distanza di alcuni decenni, non è cambiato molto nel modo di pensare della
gente. Chi propone il disarmo, la pace, la convivenza pacifica tra i popoli è
trattato, spesso, nella migliore delle ipotesi, per dirla con l’espressione
recente di un illustre critico, da ingenuo.
Ma Cassola
ci ha insegnato ad essere ingenui rispetto alle meschinità di politiche e
interessi che vanno contro l’uomo e l’umanità. Un ingenuo convinto che solo da
una cultura di pace l’umanità potrà sopravvivere e prosperare. Allora, ben
vengano gli ingenui a fronte di furbi e furbetti che ignorano o fanno finta di
non sapere, nonostante un articolo costituzionale che lo vieti, che siamo in
guerra da oltre quindici anni in Afghanistan, che abbiamo partecipato e
partecipiamo a tutti i conflitti che si presentano sulla scena mondiale,
dilapidando, per usare un termine che utilizzava anche Cassola, immense
ricchezze che potrebbero essere destinate a Scuola, Sanità, ai bisogni sociali.
Un momento del convegno |
Infine, non
si può non sottolineare, che la corrispondenza con Angelo, raccolta in questo
volume, costituisce la testimonianza di un pensiero lucido, di un fine
intellettuale tra i più importanti del ’900, ed è risultato, almeno nel
convegno di Grosseto, un materiale interessante che ha costituito la base di
una discussione accesa e stimolante che ha coinvolto giovani (era presente una
quinta classe dell’istituto socio pedagogico Rosmini di Grosseto) e meno giovani,
ricordando Cassola a tutto tondo, dal punto di vista letterario e da quello
politico, senza censure. Il convegno ha dato prova che, il messaggio disarmista
dello scrittore, cui Gaccione era uno stretto collaboratore, rivolto a tutti
gli uomini di buona volontà, non è tramontato, ma si ripropone ancor oggi più
forte e pressante che mai.