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martedì 14 novembre 2017

Racconti
Yellow Tortellin
di Mara Munerati

Mara Munerati

Si erano piaciuti fin da subito, anche se Giulia era un’emiliana doc che amava la cucina tradizionale senza sprechi, e Gianni un istruttore milanese di yoga che amava le verdure e il cibo light. “È una questione di principio” aveva detto Giulia durante il loro primo incontro “non esiste cibo migliore al mondo dei tortellini!” a sottolineare, fin da subito, che Milano o ogni filosofia del light venivano dopo Bologna e tutto il buon cibo made in Emilia Romagna.
E si erano conosciuti proprio nel capoluogo emiliano durante uno di quei convegni dove è il cibo a fare da padrone: Easy Eating – World Convention 2017.
Giulia stava disquisendo con un collega sull’assurdo accanirsi di tutti gli chef a voler rivisitare i grandi classici della cucina italiana. Il tutto mentre cercava di arrotolare una tagliatella di riso allo zafferano, usando una forchetta in bambù. Gianni, ovviamente, era quello che sosteneva tutto il contrario. Lei poi, all’enorme buffet, si era sporcata la camicetta con quell’aborto di condimento, e lui l’aveva prontamente aiutata a cercare di cancellare la terribile macchia, consigliandole di usare una foglia di menta fresca.
“Non ci devo mica fare un mojito, sai?!”
Giulia non aveva mezze misure nel parlare. Bravissima ai fornelli, terribile nelle conversazioni. Era una ragazza molto appariscente. Alta e formosa, coi capelli lunghi sempre ordinati. Tacco alto, gonna stretta. Occhio truccato e sguardo letale. Scriveva per “Sapori Emiliani” una rivista gastronomica online.
Gianni invece era un tipico ragazzo sulla quarantina, belloccio ed educato. 
Ricciolo corto sale e pepe, pelle abbronzata. Vestiti semplici tendenti all’hippie. Un misto di new age e salsa e merengue. Lei sbraitava per la macchia. Lui rideva nel vederla gesticolare impazzita. Poi, non si sa bene come, erano finiti a letto assieme nell’albergo situato a poche centinaia di metri, quello dove Giulia aveva prenotato una stanza per quell’intero week end di incontri e discussioni su farine, centrifugati e semi oleosi.
“Ma davvero tu sei uno di quelli che vive di yoga?” aveva chiesto Giulia curiosa.
Ma lui aveva fatto il misterioso rispondendo con un semplice chissà.
Spallucce di lei, doccia di lui. Fine dell’appuntamento.
Il giorno seguente, alla convention, il tema era una particolare specie di zucca gialla con la quale era davvero azzeccato realizzare prelibati stuzzichini alla curcuma. Giulia era stata ben contenta di non ritrovarsi davanti all’ennesima lasagna vegana, e si era appuntata con più interesse qualche nuova ricetta. Al termine, un altro enorme buffet in compagnia di Gianni.
“Oggi spero di non sporcarmi” aveva ritentato un approccio Giulia, che non sembrava essere interessata solo alle tartine di sesamo. Eppure era riuscita a farlo di nuovo. Questa volta una terribile macchia giallo ocra.
“La maledizione della curcuma!” aveva risposto Gianni all’ennesima sbadataggine della bella emiliana. E poi due foglie di salvia, un peperoncino dell’Honduras e il copione aveva preso la stessa piega del giorno precedente.
“Come mai anche tu alla convention?” aveva chiesto Giulia.
“Ti sembrerà assurdo, vista la mia filosofia sul cibo light” aveva risposto Gianni “ma in realtà seguo la tua rivista da anni. Mi piace molto come scrivi.”
Giulia, inebriata dal complimento, era diventata rossa, dopo di che si era fatta spogliare ancora una volta. Sorriso di lei, bacio di lui. Fine del secondo appuntamento.
Il terzo e ultimo giorno, ai due già non importava più né di consigliare rimedi sciamanici per smacchiare camicette, né tanto meno di imparare a memoria le proprietà nutritive di una rarissima radice peruviana che, se mescolata a erba cipollina e alloro, poteva sprigionare una fragranza di impareggiabile meraviglia. Così entrambi erano riusciti a sgattaiolare via dalla convention poco prima del consueto buffet. Giulia aveva proposto a Gianni di pranzare assieme in centro, e lui aveva accettato entusiasta.


“Conosco un’osteria che fa i migliori tortellini della zona!” e via si era lanciata in un’ode spassionata all’amato ombelico di venere. Gianni l’aveva ascoltata curioso, anche se aveva l’aria di farlo solo per gentilezza più che per vero interesse, avendo lui tutt’altra opinione a riguardo. Avevano poi iniziato a guardare il menu e scambiarsi qualche parere sulle pietanze.
“Qui i tortellini in brodo sono sublimi!”
Ma lui sembrava ancora indeciso.
“So che fuori fa caldo” aveva tentato di convincerlo Giulia “ma ne varrà la pena!”
Gianni però non si era ancora convinto.
Aveva invece iniziato a guardare i secondi piatti: spezzatini, grigliate miste e tagliate con rucola e grana. Ma nulla ancora sembrava soddisfarlo. Giulia non voleva sembrare insistente, ma ci teneva proprio tanto a far assaggiare a Gianni il suo piatto preferito. In fondo, a lui che veniva da Milano, quando poteva ricapitare un’occasione tanto ghiotta?
“Vuoi che facciamo a metà?” aveva fatto un ultimo tentativo Giulia.
“Credo che prenderò un’insalata.”
Il cuore della ragazza aveva avuto un sussulto.
“Come sarebbe a dire che prendi un’insalata?” aveva chiesto un po’ scocciata “Con tutto il ben di Dio che fanno qui!”
Si era fermata per non sembrare troppo scortese. Magari era intollerante al glutine o vittima di una terribile allergia ai latticini. Ma proprio non riusciva a capire perché non voleva ordinare quei favolosi tortellini.
“Te l’ho detto che mi piacciono le verdure.”
“Sì, ho capito, ma se è per la linea” Giulia non si voleva dare per vinta “con un paio di saluti al sole sei di nuovo in forma.”
“È una questione cromatica.” aveva risposto un po’ criptico Gianni.
A quelle parole, Giulia aveva reagito uscendo di fretta dal ristorante. Di stupidaggini ne aveva già sentite abbastanza, tanto valeva non proseguire oltre.
“Non mangio cibi gialli!” aveva poi urlato lui seguendola fuori dal locale, “lascia almeno che ti spieghi.”
Giulia si era fermata più per disperazione che per altro.
“Che significa che non mangi cibi gialli?”
“Il giallo è un colore di allerta, non lo sapevi?”
Giulia non poteva credere alle proprie orecchie.
Lui poi si era fatto serio e l’aveva invitata a seguirlo passeggiando.
“Il giallo, in natura, indica pericolo.” aveva iniziato a spiegare, “è usato da molti animali per avvertire gli altri della tossicità, ad esempio, del proprio pungiglione.”
Giulia ora era certa di aver incontrato l’ennesimo pazzo fissato con complotti e cibo bio.
“Se ci pensi, anche il giallo del semaforo...”
O forse era pazzo e basta.
“Quindi vorresti dirmi che, ad esempio, il tortellino che volevo mangiarmi poco fa, voleva in realtà mettermi in guardia?”
“Così come la curcuma e lo zafferano dei giorni scorsi.”
“Ma fammi il piacere!”
Ma Gianni non scherzava affatto.
“E quindi il fatto di esserci incontrati a causa di due innocenti macchie gialle sulla mia camicia,
doveva farmi capire subito che sarebbe andata a finire male?”
“Il giallo avvisa sempre del pericolo.”
Giulia si era ormai rassegnata.
“Forse hai ragione” aveva concluso anche un po’ dispiaciuta, “non avrebbe mai potuto funzionare con un salutista come te…”
“Con un salutista forse no” si era avvicinato a lei sorridente, “con un assassino, chissà.”
Colpo di lui, sangue di lei. Fine del terzo appuntamento.