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lunedì 11 dicembre 2017

48° Anniversario di Piazza Fontana
di  Giuseppe Natale*

Memoria e impegno civico antifascista.
Spunti di riflessione   


La strage di Piazza Fontana non è la “madre di tutte le stragi”, come si usa definirla. La vera madre delle  terribili stagioni stragiste italiane è quella di Portella della Ginestra. Il 1° maggio 1947, mentre si scrive la Carta costituzionale, un popolo di braccianti e contadini, che sta celebrando la ripristinata festa del lavoro, occupando terre incolte e chiedendo pace pane lavoro e libertà, viene falcidiato dalla banda Giuliano eterodiretta da forze reazionarie e fasciste, da politici della destra del partito democristiano e da corpi  fascisti  della macchina statale : 14 morti e 30 feriti!
Anche la strage di Piazza Fontana è la reazione violenta della destra fascista e di corpi deviati dello Stato repubblicano alle lotte democratiche dei lavoratori e degli studenti per i diritti e la dignità del lavoro, per la conquista di spazi di democrazia , per una migliore qualità della vita.
Quando ricordiamo, non bisogna mai dimenticare che la storia della Repubblica democratica e antifascista è profondamente segnata e ferita dalla violenza fascista e criminale, stragista e terroristica di settori reazionari dello Stato e delle classi dominanti politico-economiche del nostro paese. Perché se dimentichiamo questo aspetto e ci limitiamo alla commemorazione di routine , che  rischia di scadere nell’ipocrisia retorica, non siamo più in grado - come cittadini responsabili liberi e indipendenti - di reagire a un pensiero politico debole e accomodante ,  tendente a sminuire la caratteristica fondante della nostra democrazia costituzionale, quella dell’antifascismo e della inconciliabilità tra fascismo e antifascismo, tra fascismo e democrazia. Mentre ieri si trattava di criminalizzare le lotte degli operai e degli studenti, oggi il capro espiatorio viene individuato dai risorgenti gruppi fascisti e nazisti nel migrante. E nel mare magno del feroce dominio del capitalismo neoliberistico, mentre  crescono in modo esponenziale disuguaglianze e povertà , si persegue l’obiettivo di mettere i penultimi contro gli ultimi , che diventa il classico divide  et impera del potere e delle classi dominanti.
Ecco perché ,oltre alla Piazza della strage, c’è da ricordare anche un’altra Piazza Fontana che viene sistematicamente rimossa : quella della “Casa dello Studente e del Lavoratore”.
Una storia del ‘68/69 molto attuale concretamente rivendicativa di diritti fondamentali: diritto allo studio  e al lavoro diritto alla casa e alla città.


Libera comunità giovanile che  promuove iniziative sociali culturali politiche e si appropria della politica urbanistica e dice la sua sul piano regolatore e sullo sviluppo e la stratificazione sociale e classista della città. Lo studente lavoratore e il lavoratore studente sono le figure sociali protagoniste di un movimento che denuncia la “gravissima carenza di alloggi per gli studenti fuorisede e in disagiate condizioni economiche” e la “situazione di ghetto degli alloggi che sorgono ai margini della città”.
“Contro questo stato di cose” nasce  la casa dello studente e del lavoratore nel centro storico di Milano alle spalle del Duomo e a pochi passi dall’università statale, luogo d’incontro e di alleanza tra i mondi dello studio e del lavoro. Fatto insopportabile per le classi dirigenti locali e nazionali. Occorre stroncare un movimento così innovativo di partecipazione civile e democratica dal basso.
Si avvia una campagna di stampa aggressiva e denigratoria: i giovani bisognosi diventano pericolosi sovversivi. All’alba del 19 agosto 1969 plotoni di carabinieri e poliziotti in assetto di guerra sgomberano l’edificio che viene subito demolito. Tre mesi dopo la bomba fascista alla banca dell’agricoltura e la  “strage di Stato”, e il tentativo di stroncare il movimento dei lavoratori e degli studenti e individuando il capro espiatorio negli  anarchici. 
[*Presidente Anpi Crescenzago Milano]