48° Anniversario di
Piazza Fontana
di Giuseppe Natale*
Memoria e impegno civico antifascista.
Memoria e impegno civico antifascista.
Spunti di riflessione
La strage di Piazza Fontana non è
la “madre di tutte le stragi”, come si usa definirla. La vera madre delle terribili stagioni stragiste italiane è
quella di Portella della Ginestra. Il 1° maggio 1947, mentre si scrive la Carta
costituzionale, un popolo di braccianti e contadini, che sta celebrando la
ripristinata festa del lavoro, occupando terre incolte e chiedendo pace pane
lavoro e libertà, viene falcidiato dalla banda Giuliano eterodiretta da forze
reazionarie e fasciste, da politici della destra del partito democristiano e da
corpi fascisti della macchina statale : 14 morti e 30
feriti!
Anche la
strage di Piazza Fontana è la reazione violenta della destra fascista e di
corpi deviati dello Stato repubblicano alle lotte democratiche dei lavoratori e
degli studenti per i diritti e la dignità del lavoro, per la conquista di spazi
di democrazia , per una migliore qualità della vita.
Quando
ricordiamo, non bisogna mai dimenticare che la storia della Repubblica
democratica e antifascista è profondamente segnata e ferita dalla violenza
fascista e criminale, stragista e terroristica di settori reazionari dello
Stato e delle classi dominanti politico-economiche del nostro paese. Perché se
dimentichiamo questo aspetto e ci limitiamo alla commemorazione di routine ,
che rischia di scadere nell’ipocrisia retorica,
non siamo più in grado - come cittadini responsabili liberi e indipendenti - di
reagire a un pensiero politico debole e accomodante , tendente a sminuire la caratteristica
fondante della nostra democrazia costituzionale, quella dell’antifascismo e
della inconciliabilità tra fascismo e antifascismo, tra fascismo e democrazia. Mentre
ieri si trattava di criminalizzare le lotte degli operai e degli studenti, oggi
il capro espiatorio viene individuato dai risorgenti gruppi fascisti e nazisti
nel migrante. E nel mare magno del feroce dominio del capitalismo
neoliberistico, mentre crescono in modo
esponenziale disuguaglianze e povertà , si persegue l’obiettivo di mettere i
penultimi contro gli ultimi , che diventa il classico divide et impera del potere e delle classi
dominanti.
Ecco perché
,oltre alla Piazza della strage, c’è da ricordare anche un’altra Piazza Fontana
che viene sistematicamente rimossa : quella della “Casa dello Studente e del
Lavoratore”.
Una storia
del ‘68/69 molto attuale concretamente rivendicativa di diritti fondamentali:
diritto allo studio e al lavoro diritto
alla casa e alla città.
Libera
comunità giovanile che promuove
iniziative sociali culturali politiche e si appropria della politica
urbanistica e dice la sua sul piano regolatore e sullo sviluppo e la
stratificazione sociale e
classista della città. Lo studente lavoratore e il lavoratore studente sono le
figure sociali protagoniste di un movimento che denuncia la “gravissima carenza
di alloggi per gli studenti fuorisede e in disagiate condizioni economiche” e
la “situazione di ghetto degli alloggi che sorgono ai margini della città”.
“Contro
questo stato di cose” nasce la casa
dello studente e del lavoratore nel centro storico di Milano alle spalle del
Duomo e a pochi passi dall’università statale, luogo
d’incontro e di alleanza tra i mondi dello studio e del lavoro. Fatto
insopportabile per le classi dirigenti locali e nazionali. Occorre stroncare un
movimento così innovativo di partecipazione civile e democratica dal basso.
Si avvia una
campagna di stampa aggressiva e denigratoria: i giovani bisognosi diventano
pericolosi sovversivi. All’alba del 19 agosto 1969 plotoni di carabinieri e
poliziotti in assetto di guerra sgomberano l’edificio che viene subito
demolito. Tre mesi dopo la bomba fascista alla banca dell’agricoltura e la “strage di Stato”, e il tentativo di
stroncare il movimento dei lavoratori e degli studenti e individuando il capro
espiatorio negli anarchici.
[*Presidente Anpi Crescenzago
Milano]