Il vero libro esplosivo
è a firma Trump
di Manlio Dinucci
Tutti parlano del libro esplosivo
su Trump, con rivelazioni sensazionali di come Donald si fa il ciuffo, di come
lui e la moglie dormono in camere separate, di cosa si dice alle sue spalle nei
corridoi della Casa Bianca, di cosa ha fatto suo figlio maggiore che,
incontrando una avvocatessa russa alla Trump Tower di New York, ha tradito la
patria e sovvertito l’esito delle elezioni presidenziali. Quasi nessuno, invece, parla di un libro dal
contenuto veramente esplosivo, uscito poco prima a firma del presidente Donald
Trump: «Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti». È un documento
periodico redatto dai poteri forti delle diverse amministrazioni, anzitutto da
quelli militari.
Rispetto al
precedente, pubblicato dall’amministrazione Obama nel 2015, quello
dell’amministrazione Trump contiene elementi di sostanziale continuità.
Basilare il concetto che, per «mettere l’America al primo posto perché sia
sicura, prospera e libera», occorre avere «la forza e la volontà di esercitare
la leadership Usa nel mondo». Lo stesso concetto espresso dall’amministrazione
Obama (così come dalle precedenti): «Per garantire la sicurezza del suo popolo,
l’America deve dirigere da una posizione di forza».
Rispetto al
documento strategico dell’amministrazione Obama, che parlava di «aggressione
russa all’Ucraina» e di «allerta per la modernizzazione militare della Cina e
per la sua crescente presenza in Asia», quello dell’amministrazione Trump è
molto più esplicito: «La Cina e la Russia sfidano la potenza, l’influenza e gli
interessi dell’America, tentando di erodere la sua sicurezza e prosperità».
In tal modo
gli autori del documento strategico scoprono le carte mostrando qual è la vera
posta in gioco per gli Stati Uniti: il rischio crescente di perdere la
supremazia economica di fronte all’emergere di nuovi soggetti statuali e
sociali, anzitutto Cina e Russia le quali stanno adottando misure per ridurre
il predominio del dollaro che permette agli Usa di mantenere un ruolo
dominante, stampando dollari il cui valore si basa non sulla reale capacità
economica statunitense ma sul fatto che vengono usati quale valuta globale.
«Cina e
Russia – sottolinea il documento
strategico – vogliono formare un mondo antitetico ai valori e agli interessi
Usa. La Cina cerca di prendere il posto
degli Stati Uniti nella regione del Pacifico, diffondendo il suo modello
di economia a conduzione statale. La Russia cerca di riacquistare il suo status
di grande potenza e stabilire sfere di influenza vicino ai suoi confini. Mira a
indebolire l’influenza statunitense nel mondo e a dividerci dai nostri alleati
e partner».
Da qui una
vera e propria dichiarazione di guerra: «Competeremo con tutti gli strumenti
della nostra potenza nazionale per assicurare che le regioni del mondo non
siano dominate da una singola potenza», ossia per far sì che siano tutte
dominate dagli Stati Uniti.
Fra «tutti
gli strumenti» è compreso ovviamente quello militare, in cui gli Usa sono
superiori. Come sottolineava il documento strategico dell’amministrazione
Obama, «possediamo una forza militare la cui potenza, tecnologia e portata
geostrategica non ha eguali nella storia dell’umanità; abbiamo la Nato, la più
forte alleanza del mondo».
La
«Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti», a firma Trump,
coinvolge quindi l’Italia e gli altri paesi della Nato, chiamati a rafforzare
il fianco orientale contro l’«aggressione russa», e a destinare almeno il 2% del pil alla spesa militare e il 20% di
questa all’acquisizione di nuove forze e armi. L’Europa va in guerra, ma non se
ne parla nei dibattiti televisivi: questo non è un tema elettorale.