Pagine

mercoledì 7 febbraio 2018

IL GENEROSO IDEALISMO NATO DALLA RESISTENZA È MORTO
di Fulvio Papi


L’osceno spettacolo delle candidature parlamentari, mostra tutto 
il degrado della politica.


Lo spettacolo che i giornali riferiscono intorno a quelle che sono state designazioni per le candidature parlamentari è apparso sconcertante forse solo per chi, in distratta buona fede, non abbia seguito il degrado complessivo del ceto politico italiano. L’immagine che ne deriva è una competizione, comunque mascherata da ridicoli orpelli ideologici, in cui, ognuno con cordate più o meno omogenee, bada a se stesso e al proprio felice avvenire. Se poi si mette in primo piano il livello intellettuale di questi personaggi (che i costituenti  davano comunque nel futuro per elevato) in feroce contesa, si è quasi costretti ad avere un’idea deprimente dello stesso lavoro politico. Tuttavia ci vuole poco a capire che determinate norme costituzionali derivano da congiunture politiche e culturali che, con le mutazioni rapidissime dei nostri tempi (si potrebbe dire variazioni antropologiche) perdono la loro efficacia originaria. In alcuni casi arriveremo a dire che il generoso idealismo dello stato antifascista, col tempo ha favorito (a rovescio) interessi, progetti, desideri e comportamenti che, nel loro costume e nella loro realtà sono opposti al senso originario della natura ideale del nostro stato, alla quale ognuno di noi, come poteva, ha cercato di portare il proprio contributo. È la notissima eterogeneità dei fini. Questa osservazione non è certo gradevole per quel “noi” che per anni ha voluto la realizzazione della Costituzione come politica indirizzata a una dimensione sociale (ed etica) del nostro paese. Quando fu necessario la difendemmo la nostra Costituzione. Ma, come dicevano gli insegnanti di un tempo, “amicus Plato sed magis amica veritas”. Ora mi pare che siamo da capo, anzi peggio perché questa volta è scomparso lo spirito del futuro lasciando dolorose ombre di nostalgia, e si è affermata una totale indifferenza del presente, una specie di parodia dell’eterno. Torno, con un’ipotesi fiabesca che tuttavia conosce tutti gli argomenti realistici secondo cui, anche se divenisse realtà, avrebbe i sensi della propria corruzione. Il mago, comunque, decreta che nei futuri parlamenti non sarà più riconosciuto alcun privilegio monetario o altro. Solo l’onore (onorevoli) di far camminare il paese il meglio possibile. A che livello scenderebbe il rumore della disputa? È una di quelle prove che si dicono “giochi dell’intelletto”. E se invece fosse una decisione segreta di molti astenuti di costituire, nella loro assenza, se non il partito più forte, ma una forza potenziale priva di interpreti? Non sarebbe un bene che gli “interpreti” fossero tutti d’accordo nel sostenere che è un malanno privo di valore, povero di senso, inutile per una politica attiva che spetta solo a chi c’è, senza domande che possano essere più imbarazzanti.