Invisible girl
Racconto per Francesca
[I disegni sono di Adamo Calabrese]
1
L’ingresso del Palasesto è ostruito da una folla di
ragazze che spingono per varcare quella porta troppo stretta. Francesca si
avvicina correndo e si ferma dietro la calca imprevista. Il richiamo di Carolina,
che si allenerà al Pala per i campionati mondiali di pattinaggio a Milano, è
stato incredibilmente forte.
Francesca con lo zaino in spalla, la felpa slacciata e la
sciarpa penzoloni, cerca uno spazio per incunearsi. Lo zaino le pesa e le dà
molto fastidio. Ha l’impressione che qualcuno si sia appoggiato. Si guarda
intorno e vede un’ombra.
Ehi! SCRUNCH! Lascia andare lo zaino.
… ???ZZZSSSZZZ???...
Hai capito? Non ti pesare sullo zaino. GRRR!
Ah … scusa.
Chi sei?
L’altra fa per andarsene, ma non può. Ormai sono
intrappolate nella folla. Osserva il viso di quella ragazza. È alta come lei,
capelli ricci, neri, due grandi occhi neri con lunghe ciglia su un viso moro,
affilato e spigoloso. Indossa una felpa, lisa e smunta, che le sta abbondante.
Come ti chiami?
… ?!?!?!
Allora, ti vuoi decidere? Ti ho chiesto solo il nome. UUFFF!
Nur … - l’altra apre la bocca come in un soffio.
Nur?!? Non l’ho mai sentito. Da dove vieni?
Lei gira la testa indietro come volesse indicare una
direzione.
Ti devo ripetere due volte le domande? UUUFFF! Da dove vieni?
Là. Dietro la stazione – ancora un soffio e la sua voce
si spegne.
Sei arrivata col treno?
No. Sto alla stazione. Dietro la
stazione.
Finalmente passano dalla porta come avessero superato un
posto di blocco.
La prende per mano e raggiunge le gradinate. Si siede in
mezzo alle amiche e comincia a prepararsi. Le passa un pattino; lei lo gira e lo
rigira tra le mani, ammirandolo con un sorriso stupefatto. Francesca scende in
pista. Nur in piedi, in alto alla gradinata, la guarda. Ogni tanto si ferma,
alza il viso per incrociare il suo sguardo e la saluta alzando la mano.
L’altoparlante invita le atlete a lasciare la pista.
Francesca saltella verso le gradinate cercandola con lo sguardo. Trova la felpa
appoggiata sullo zaino. Si guarda in giro ansiosa ma Nur non c’è. GULP! Non
l’ha aspettata.
2
Francesca ha convinto il nonno, giunto al Pala per
accompagnarla a casa, a seguirla nella ricerca di Nur.
Andiamo alla stazione. La troveremo.
Uhm, non credo. La stazione è piena di gente che
va e viene.
Nur ha detto che si trova dietro
la stazione.
Guarda quanto spazio c’è là in fondo, dietro la stazione.
Come possiamo trovarla?
Francesca davanti e il nonno dietro risalgono la corrente
di pendolari e puntano all’ultimo binario. Usciti dal sottopasso al binario 8,
si trovano affacciati su mucchi di traversine e ghiaia, recuperati dallo
smantellamento dello scalo ferroviario Falck.
Ce ne possiamo andare.
No! Dobbiamo cercare lì
dentro.
Non si può entrare in quella zona.
Cosa rischiamo?
Una multa e forse possono chiamare la polizia.
Nur è la dentro. Me lo sento.
Francesca si lancia SSSVISHHH! tra le macerie accatastate e s’infila
in quella specie di labirinto seguita dal nonno che, ripresosi dalla sorpresa,
la tallona per paura di perderla. I due si rincorrono zigzagando tra le piramidi di
materiale ferroviario, per fermarsi vicino a una specie di tenda strappata e
rappezzata con cartoni. Passano alcuni istanti senza che i due dicano una
parola.
Che cosa ci fate qui? – un
agente in divisa esce dalla tenda, rimproverandoli. S’intravede un uomo
trattenuto dietro di lui.
Siamo venuti a cercare la sua amica. – risponde il nonno.
La cercate qui? – continua
con voce aspra l’agente.
La sua amica si è persa da queste parti e volevamo
ritrovarla per portarla a casa. – il nonno s’inventa una scusa.
Non ci sono ragazzine. Ho preso
un clandestino. Andatevene prima che metta dentro anche voi.
Francesca vorrebbe ribellarsi, gridare, cercare ancora
attorno alla tenda; invoca il nome di Nur
mentre il nonno la trascina via.
C’è mancato poco che ci arrestassero.
Non l’abbiamo
trovata.
Hai capito in quale situazione ci siamo messi?
So solo che non
l’abbiamo cercata bene.
Ah! Non l’abbiamo cercata bene. Che cosa avremmo dovuto
fare?
Tu non capisci. Nur è in pericolo.
È scappata prima che arrivasse la polizia.
Francesca si lascia convincere e sale sull’auto del nonno
mentre col cuore insegue Nur, che chissà dov’è andata a nascondersi in quella
notte fredda.
3
Nur la aspetta vicino
all’ingresso del Pala. Francesca non è sorpresa, in cuor suo aveva fantasticato
di ritrovarla. Le porge la felpa e poi scende in pista salutandola con la mano
alzata. Ogni tanto alza la testa e la cerca. Ha il timore di perderla come
l’altra volta. Finalmente l’allenamento è terminato. Le offre un pezzo di
focaccia che aveva recuperato fin dalla mattina, sperando d’incontrarla. Nur la
assaggia e infine la mangia con voracità. La sua amica ha una fame arretrata,
che lei non può neanche immaginare.
Saltare i pasti deve essere un’esperienza molto dolorosa.
Vieni con me.
Dove?
Andiamo a casa mia.
L’hai detto alla mamma?
Beh, ancora no.
Non vengo.
Francesca vuole rassicurarla ma Nur scuote la testa e
continua a mormorare quel “no” che tanto la ferisce.
Devo tornare a casa, da mio padre.
Quale casa?
Quella dietro la stazione.
Non c’è nessuna casa.
La mia casa è lì.
Bugiarda! C’è solo una vecchia tenda strappata. È
arrivata la polizia e l’ha distrutta. Non c’è più.
Non è vero!
Sì, che è vero! L’ho visto
io. Ieri sera ti ho cercata in quel posto e non c’eri. Per fortuna, perché la
polizia ha spazzato via tutto e ha portato via un clandestino.
No. No. No.
Francesca si rende conto di aver parlato troppo e male BLEAH!
Nur si stacca da lei e
scappa verso l’uscita. Francesca le corre
appresso, disperata per il guaio che ha combinato, finché riesce a trattenerla
prima di aprire la porta.
Scusa. Sono stata
stupida.
Lasciami andare.
Ti voglio aiutare. Verrai a casa mia.
Non puoi aiutarmi. I tuoi
non mi conoscono. Io sto con mia sorella.
Ti prenderanno, come hanno fatto con tuo padre.
Io sono invisibile. Non esisto. Devo continuare a
nascondermi.
Nur si sgancia con un movimento brusco dalla presa di
Francesca e oltrepassa la porta che si apre in quel momento. Il nonno, con la
mano sulla maniglia, si scansa per lasciar passare quella ragazzina che corre
veloce, via,
via, via!!!
Francesca è seduta per terra con gli occhi pieni di
lacrime.
Perché piangi?
Nur se n’è andata.
Sarà tornata dai suoi.
Ha detto che è una ragazza invisibile.
Ha ragione. Lei e i suoi sono invisibili e se li prendono li
cacciano.
Come si fa ad aiutarli?
È molto difficile
aiutarli oggi.
Il nonno cerca di spiegare cos’è un permesso di
soggiorno, cosa vuol dire accoglienza, vivere in una casa, non una tenda, integrarsi,
avere un lavoro per mantenere la famiglia e mandare i piccoli a scuola. Invece
tanti, spinti e ingannati da chi semina odio, hanno paura dei migranti e dei diversi, e
vorrebbero rimandare
indietro questi disgraziati, che non hanno più nulla.
Forse domani ci sarà una
nuova stagione di speranza ma per ora gli invisibili sono costretti a restare invisibili e con
loro anche Nur.
Non mi basta. Voglio trovarla. E’ mia amica. Con me potrà
tornare visibile.
Brava! Domani andiamo alla Caritas.
[Vito Calabrese]