Le Lac…
ARONA
E SUOI TESORI (non più nascosti)
di Chiara Pasetti
La Rocca Borromea |
Recentemente mi sono trovata
a visitare con calma e attenzione Arona,
una splendida località sul Lago Maggiore a pochi chilometri dalla città in cui
vivo, Novara.
Arona
per me era legata a ricordi lontani che risalgono all’infanzia, quando mia
madre e mio padre mi portavano al lago per la consueta gita domenicale. Avevamo
una barchetta su cui trascorrevamo la giornata attraversando il lago nei pressi
di Arona, Angera, Dormelletto, e davanti a noi si stagliava, imponente e
maestoso, il San Carlone, la statua simbolo della città, che rappresenta il
Santo (nato ad Arona nel 1538 nella Rocca della città stessa), alta più di 30
metri, ubicata sul Sacro Monte di San Carlo e portata a termine dopo oltre
ottant’anni di lavoro nel 1698 da
Giovanni Battista Crespi. Tempo dopo ho scoperto che il mio scrittore del
cuore, Gustave Flaubert, durante il
suo primo viaggio in Italia nel 1845 era passato proprio da Arona, notando la
statua di San Carlo Borromeo. Più che il suo commento sulla statua stessa sono
degni di nota questi suoi versi (tradotti qui per la prima volta in italiano):
«Isola
madre, paradiso terrestre. Alberi con foglie d’oro […]. È il luogo più
voluttuoso che abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille strane
seduzioni e ci si sente in uno stato profondamente sensuale e squisito».
Dacia Maraini |
Quando frequentavo
il liceo Arona era per me la gita con gli amici per vedere il lago, il gelato
seduti sulle panchine. E prima di questa mia visita recente ero stata ad Arona
l’ultima volta nel 2014 quando ho avuto la gioia, per la Domenica del Sole24ore, di intervistare Dacia Maraini in occasione del Festival
sull’Acqua, che dal 2010 la signora Maraini dirige ad Arona (il Festival si
svolge nel mese di settembre con spettacoli, presentazioni di libri e
moltissime iniziative culturali). In quella circostanza ho provato anche
l’emozione e la sorpresa di conoscere Dario
Fo, che non avevo mai incontrato. Io e la signora Maraini stavamo parlando
del Festival, del suo libro (Il sogno del
teatro. Cronaca di una passione, che reca la prefazione dello stesso Dario
Fo), delle nostre passioni comuni (Flaubert prima di tutte, a cui Maraini ha
dedicato un testo nel 1993, Cercando Emma,
che era stato il punto di riferimento per la mia tesina di maturità, e glielo
dissi con emozione…), quando improvvisamente, circondato da molta gente, arrivò
nella hall dell’hotel dove ci trovavamo il Premio Nobel scomparso nel 2016.
Io mi scusai
con la signora Maraini per l’interruzione della nostra intervista, mi alzai e
andai a stringere la mano a Dario Fo. Riuscii solo a dire: «Sono onorata di
conoscerLa, Maestro». Lui mi sorrise e poi entrò nell’hotel per la sua
conferenza stampa. Qualche giorno dopo tornai ad Arona per vedere lo spettacolo
scritto da Dacia Maraini su Bakunin,
che era stato rappresentato in modo estremamente suggestivo sul lago stesso.
Da quel
momento non mi era più capitato di recarmi ad Arona, che restava nella mia memoria
come un luogo romantico e affascinante, che evocava ricordi di poesie e
racconti francesi dell’Ottocento, ma di cui non conoscevo realmente quasi
nulla. Ora ho potuto visitarla davvero e l’ho ritrovata non solo bella bensì
stupenda.
La Rocca Borromea |
Uno dei
gioielli della città è la Rocca Borromea
con il suo Parco. È una costruzione
a scopo difensivo fondata intorno all’anno mille che nel 1800, per ordine
dell’esercito napoleonico, era stata in parte distrutta.
Una vera
e propria oasi di pace e di serenità, «il posto del cuore di moltissimi
cittadini di Arona e non solo», come si legge nel libro scritto dal Sindaco di
Arona Alberto Gusmeroli Cambiare
il mondo si può, ed. Promossola, di prossima ristampa con contenuti
aggiornati.
Dal 2002 la Rocca era chiusa e in totale stato di
abbandono. Dalla città non si vedeva
quasi più, sepolta da rovi ed erbacce, le torri e le mura erano state
dimenticate.
Dal 2012,
per volontà del Sindaco stesso e di tutta l’Amministrazione comunale, in
accordo con la famiglia Borromeo e grazie al notevole impegno di volontari,
cittadini e numerose Fondazioni che hanno permesso i lavori di ristrutturazione,
la Rocca è stata riaperta e ora chiunque può visitarla (qui le informazioni
sugli orari di apertura: http://www.parcoroccaarona.com/).
Le mura e
le torri rimaste sono state recuperate e restaurate e nel parco, che si
affaccia sul lago con una vista mozzafiato, si può fare un giro botanico
scoprendo la flora e la fauna presente.
La cinta muraria di Arona |
Non
sapevo inoltre che un’altra impresa importante aveva coinvolto Arona negli
ultimi anni, il recupero delle mura
Borromee, costruite intorno al 1450 e da secoli sepolte. Il Comune, la
Sovrintendenza, insieme ad archeologi ed esperti, ha deciso di non dimenticare
il passato di Arona, e dopo numerose trattative e difficoltà il traffico, nella
zona delle mura, è stato chiuso, diventando dunque passaggio pedonale dove ora
chiunque può vedere le mura stesse recuperate e valorizzate.
Lo scorso
anno, in occasione del Festival sull’acqua, Dacia Maraini ha scritto un testo
avente come oggetto le mura, intitolato significativamente La Centaura, che ogni
anno verrà riproposto proprio sulle mura. Un altro esempio di volontà di non
cancellare non solo il passato e la memoria di Arona, ma l’arte stessa.
Prossimamente inoltre, tra aprile e maggio, sarà inaugurato il restauro della Torre Canziana, sotterrata dal 1914 quando era stato realizzato
l’ampliamento del lungolago portando via spazio al lago e seppellendo la Torre.
La Torre Canziana in una foto d'epoca |
Recupero della mura della Torre Canziana |
Non solo
attenzione e amore nei confronti del passato, ma anche del presente… Arona, per
cinque mesi, nel 2017 ha ospitato in Piazza San Graziano la riproduzione dell’Arco di Palmira, simbolo di pace,
speranza e lotta contro la guerra, che ricorda il terribile assassinio per mano
dell’Isis di Khaled al-Asaad, l’archeologo
siriano che aveva preservato per tutta la vita i tesori di Palmira. A lui è
anche stato intitolato il Museo Archeologico di Arona, e Arona a novembre dello
scorso anno era presente all’ONU proprio per ricordare questo importantissimo
evento.
A breve
il Sindaco di Arona (attualmente anche Candidato alla Camera dei Deputati per
la Lega) e la sua Giunta intitoleranno la “Piazzetta dell’Orologio”, ubicata
dietro la Torre dell’Orologio sul Lungolago Marconi, a Sergio Vieira de Mello (1948-2003), Alto Commissario per i Diritti
Umani, per ricordare il suo inesauribile impegno dimostrato in qualità di
coordinatore delle operazioni umanitarie e la sua esemplare dedizione per la
promozione della pace nel mondo, tanto da essere tra i possibili candidati alla
Segreteria delle Nazioni Unite. Egli trovò tragicamente la morte il 19 agosto
2003, insieme a ventuno membri del suo staff, nell’attentato del Canal Hotel a
Baghdad, dove si trovava quale inviato speciale. L’inaugurazione avverrà alla
presenza della moglie e della famiglia di Sergio Vieira de Mello (daremo
successivamente comunicazione dell’evento).
Non in
ultimo, per chi ama l’arte, presso la Collegiata della Natività di Maria
Vergine ad Arona, si possono ammirare diverse tele del ciclo «della vita e dei
misteri della Vergine Maria» del pittore Morazzone
(1573-1626), grande esponente della Controriforma.
Sicuramente
ci sono ancora altre cose che dovrò scoprire di Arona (e lo farò), ma ciò che
ho visto di recente mi ha profondamente colpito…
Il San Carlone |
Mentre
tornavo a Novara con gli occhi pieni delle meraviglie che ho potuto visitare
pensavo che Arona, adesso, per me non sarà più solo “il lago”, la statua del “San
Carlone” e la Rocca abbandonata (e ora fortunatamente riaperta e fertilissima),
ma una città viva, poetica, attenta all’arte e alla cultura, che grazie
all’impegno non solo del Comune ma di tantissime persone che la amano è tornata
a splendere e anche a diffondere messaggi
di pace, dell’importanza di tenere alta e presente la memoria di chi ha lottato
per la pace stessa, messaggi di solidarietà, quanto mai attuali ma
purtroppo sempre più rari in un mondo distratto e spesso non curante del
proprio passato e del nostro futuro.
Veduta panoramica |
Sono
felice di sapere che a pochi chilometri dalla mia città ci sia un luogo così
incantevole, non solo meritevole di essere visitato e segnalato, ma degno di
ammirazione nei confronti di chi è riuscito, con passione e impegno, a renderlo tale dopo anni di trascuratezza
se non in alcuni casi di abbandono.
Le opere
d’arte, il passato, un futuro migliore di pace e speranza e l’amore nei confronti del proprio
territorio e delle persone non vanno mai abbandonati, qualsiasi sia il prezzo
da pagare per conservarli…
Chiudo
questo articolo su Arona con una poesia di Antonia
Pozzi, morta a soli ventisei anni, di cui quest’anno ricorrono gli ottant’anni
della morte. Una poesia in cui viene evocato il lago. Non ha importanza se si tratti, in questo caso, del Lago
Maggiore o del Lago di Como, che la Pozzi amava: mi sembra un degno omaggio non
solo alla poetessa ma alla magia del lago, di tutti i laghi, e del “mio” (da
piemontese…) Lago Maggiore, dove si trova appunto Arona.
LIEVE OFFERTA
Vorrei
che la mia anima ti fosse
leggera
come le
estreme foglie
dei
pioppi, che s’accendono di sole
in cima a
tronchi fasciati
di nebbia
–
Vorrei
condurti con le mie parole
per un
deserto viale, segnato
d’elisi
ombre –
fino a
una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove
tinnisce per un fiato d’aria
il
canneto
e le
libellule si trastullano
con
l’acqua non profonda –
Vorrei
che la mia anima ti fosse
leggera,
che la
mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e
saldo,
bianco –
sulle
oscure voragini
della
terra.
[5
dicembre 1934]