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martedì 6 febbraio 2018

Le Lac…
ARONA E SUOI TESORI (non più nascosti)
di Chiara Pasetti

La Rocca Borromea
Recentemente mi sono trovata a visitare con calma e attenzione Arona, una splendida località sul Lago Maggiore a pochi chilometri dalla città in cui vivo, Novara.
Arona per me era legata a ricordi lontani che risalgono all’infanzia, quando mia madre e mio padre mi portavano al lago per la consueta gita domenicale. Avevamo una barchetta su cui trascorrevamo la giornata attraversando il lago nei pressi di Arona, Angera, Dormelletto, e davanti a noi si stagliava, imponente e maestoso, il San Carlone, la statua simbolo della città, che rappresenta il Santo (nato ad Arona nel 1538 nella Rocca della città stessa), alta più di 30 metri, ubicata sul Sacro Monte di San Carlo e portata a termine dopo oltre ottant’anni di lavoro nel 1698 da Giovanni Battista Crespi. Tempo dopo ho scoperto che il mio scrittore del cuore, Gustave Flaubert, durante il suo primo viaggio in Italia nel 1845 era passato proprio da Arona, notando la statua di San Carlo Borromeo. Più che il suo commento sulla statua stessa sono degni di nota questi suoi versi (tradotti qui per la prima volta in italiano):

«Isola madre, paradiso terrestre. Alberi con foglie d’oro […]. È il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille strane seduzioni e ci si sente in uno stato profondamente sensuale e squisito».

Dacia Maraini
Quando frequentavo il liceo Arona era per me la gita con gli amici per vedere il lago, il gelato seduti sulle panchine. E prima di questa mia visita recente ero stata ad Arona l’ultima volta nel 2014 quando ho avuto la gioia, per la Domenica del Sole24ore, di intervistare Dacia Maraini in occasione del Festival sull’Acqua, che dal 2010 la signora Maraini dirige ad Arona (il Festival si svolge nel mese di settembre con spettacoli, presentazioni di libri e moltissime iniziative culturali). In quella circostanza ho provato anche l’emozione e la sorpresa di conoscere Dario Fo, che non avevo mai incontrato. Io e la signora Maraini stavamo parlando del Festival, del suo libro (Il sogno del teatro. Cronaca di una passione, che reca la prefazione dello stesso Dario Fo), delle nostre passioni comuni (Flaubert prima di tutte, a cui Maraini ha dedicato un testo nel 1993, Cercando Emma, che era stato il punto di riferimento per la mia tesina di maturità, e glielo dissi con emozione…), quando improvvisamente, circondato da molta gente, arrivò nella hall dell’hotel dove ci trovavamo il Premio Nobel scomparso nel 2016.
Io mi scusai con la signora Maraini per l’interruzione della nostra intervista, mi alzai e andai a stringere la mano a Dario Fo. Riuscii solo a dire: «Sono onorata di conoscerLa, Maestro». Lui mi sorrise e poi entrò nell’hotel per la sua conferenza stampa. Qualche giorno dopo tornai ad Arona per vedere lo spettacolo scritto da Dacia Maraini su Bakunin, che era stato rappresentato in modo estremamente suggestivo sul lago stesso.
Da quel momento non mi era più capitato di recarmi ad Arona, che restava nella mia memoria come un luogo romantico e affascinante, che evocava ricordi di poesie e racconti francesi dell’Ottocento, ma di cui non conoscevo realmente quasi nulla. Ora ho potuto visitarla davvero e l’ho ritrovata non solo bella bensì stupenda.

La Rocca Borromea
Uno dei gioielli della città è la Rocca Borromea con il suo Parco. È una costruzione a scopo difensivo fondata intorno all’anno mille che nel 1800, per ordine dell’esercito napoleonico, era stata in parte distrutta.
Una vera e propria oasi di pace e di serenità, «il posto del cuore di moltissimi cittadini di Arona e non solo», come si legge nel libro scritto dal Sindaco di Arona Alberto Gusmeroli Cambiare il mondo si può, ed. Promossola, di prossima ristampa con contenuti aggiornati.
Dal 2002 la Rocca era chiusa e in totale stato di abbandono. Dalla città non si vedeva quasi più, sepolta da rovi ed erbacce, le torri e le mura erano state dimenticate.
Dal 2012, per volontà del Sindaco stesso e di tutta l’Amministrazione comunale, in accordo con la famiglia Borromeo e grazie al notevole impegno di volontari, cittadini e numerose Fondazioni che hanno permesso i lavori di ristrutturazione, la Rocca è stata riaperta e ora chiunque può visitarla (qui le informazioni sugli orari di apertura: http://www.parcoroccaarona.com/).
Le mura e le torri rimaste sono state recuperate e restaurate e nel parco, che si affaccia sul lago con una vista mozzafiato, si può fare un giro botanico scoprendo la flora e la fauna presente.

La cinta muraria di Arona
Non sapevo inoltre che un’altra impresa importante aveva coinvolto Arona negli ultimi anni, il recupero delle mura Borromee, costruite intorno al 1450 e da secoli sepolte. Il Comune, la Sovrintendenza, insieme ad archeologi ed esperti, ha deciso di non dimenticare il passato di Arona, e dopo numerose trattative e difficoltà il traffico, nella zona delle mura, è stato chiuso, diventando dunque passaggio pedonale dove ora chiunque può vedere le mura stesse recuperate e valorizzate.
Lo scorso anno, in occasione del Festival sull’acqua, Dacia Maraini ha scritto un testo avente come oggetto le mura, intitolato significativamente La Centaura, che ogni anno verrà riproposto proprio sulle mura. Un altro esempio di volontà di non cancellare non solo il passato e la memoria di Arona, ma l’arte stessa. Prossimamente inoltre, tra aprile e maggio, sarà inaugurato il restauro della Torre Canziana, sotterrata dal 1914 quando era stato realizzato l’ampliamento del lungolago portando via spazio al lago e seppellendo la Torre.

La Torre Canziana in una foto d'epoca

Recupero della mura della Torre Canziana 
Non solo attenzione e amore nei confronti del passato, ma anche del presente… Arona, per cinque mesi, nel 2017 ha ospitato in Piazza San Graziano la riproduzione dell’Arco di Palmira, simbolo di pace, speranza e lotta contro la guerra, che ricorda il terribile assassinio per mano dell’Isis di Khaled al-Asaad, l’archeologo siriano che aveva preservato per tutta la vita i tesori di Palmira. A lui è anche stato intitolato il Museo Archeologico di Arona, e Arona a novembre dello scorso anno era presente all’ONU proprio per ricordare questo importantissimo evento.
A breve il Sindaco di Arona (attualmente anche Candidato alla Camera dei Deputati per la Lega) e la sua Giunta intitoleranno la “Piazzetta dell’Orologio”, ubicata dietro la Torre dell’Orologio sul Lungolago Marconi, a Sergio Vieira de Mello (1948-2003), Alto Commissario per i Diritti Umani, per ricordare il suo inesauribile impegno dimostrato in qualità di coordinatore delle operazioni umanitarie e la sua esemplare dedizione per la promozione della pace nel mondo, tanto da essere tra i possibili candidati alla Segreteria delle Nazioni Unite. Egli trovò tragicamente la morte il 19 agosto 2003, insieme a ventuno membri del suo staff, nell’attentato del Canal Hotel a Baghdad, dove si trovava quale inviato speciale. L’inaugurazione avverrà alla presenza della moglie e della famiglia di Sergio Vieira de Mello (daremo successivamente comunicazione dell’evento).
Non in ultimo, per chi ama l’arte, presso la Collegiata della Natività di Maria Vergine ad Arona, si possono ammirare diverse tele del ciclo «della vita e dei misteri della Vergine Maria» del pittore Morazzone (1573-1626), grande esponente della Controriforma.
Sicuramente ci sono ancora altre cose che dovrò scoprire di Arona (e lo farò), ma ciò che ho visto di recente mi ha profondamente colpito…

Il San Carlone
Mentre tornavo a Novara con gli occhi pieni delle meraviglie che ho potuto visitare pensavo che Arona, adesso, per me non sarà più solo “il lago”, la statua del “San Carlone” e la Rocca abbandonata (e ora fortunatamente riaperta e fertilissima), ma una città viva, poetica, attenta all’arte e alla cultura, che grazie all’impegno non solo del Comune ma di tantissime persone che la amano è tornata a splendere e anche a diffondere messaggi di pace, dell’importanza di tenere alta e presente la memoria di chi ha lottato per la pace stessa, messaggi di solidarietà, quanto mai attuali ma purtroppo sempre più rari in un mondo distratto e spesso non curante del proprio passato e del nostro futuro.

Veduta panoramica
Sono felice di sapere che a pochi chilometri dalla mia città ci sia un luogo così incantevole, non solo meritevole di essere visitato e segnalato, ma degno di ammirazione nei confronti di chi è riuscito, con passione e impegno, a renderlo tale dopo anni di trascuratezza se non in alcuni casi di abbandono.
Le opere d’arte, il passato, un futuro migliore di pace e speranza e l’amore nei confronti del proprio territorio e delle persone non vanno mai abbandonati, qualsiasi sia il prezzo da pagare per conservarli…
Chiudo questo articolo su Arona con una poesia di Antonia Pozzi, morta a soli ventisei anni, di cui quest’anno ricorrono gli ottant’anni della morte. Una poesia in cui viene evocato il lago. Non ha importanza se si tratti, in questo caso, del Lago Maggiore o del Lago di Como, che la Pozzi amava: mi sembra un degno omaggio non solo alla poetessa ma alla magia del lago, di tutti i laghi, e del “mio” (da piemontese…) Lago Maggiore, dove si trova appunto Arona.

 LIEVE OFFERTA
 
Antonia Pozzi in una foto del 1937

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima a tronchi fasciati
di nebbia –

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’elisi ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda –

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco –
sulle oscure voragini
della terra.
[5 dicembre 1934]